Ambasciatore Bencini: “Cosa penso delle dichiarazioni di Trump sul nucleare”

L’Ambasciatore Leonardo Bencini è Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo.  

Gli Stati Uniti d’America non sperimentano ordigni nucleari da più di 30 anni: era il settembre del 1992. Cosa ha voluto annunciare recentemente il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, parlando di ripresa delle sperimentazioni?

Il presidente Trump ha fatto una dichiarazione nella quale ha dato istruzioni per poter ricominciare la conduzione di test nucleari su condizioni di parità. Questo aspetto è stato forse un po’ sottovalutato da chi ha posto l’attenzione solo sulla prima parte. Cosa vuol dire, infatti, su una base di parità? Se li fanno altri Paesi…e al momento nessun Paese effettua test nucleari, ormai da molti anni. Gli Stati Uniti hanno fatto l’ultimo nel 1992 e anche le altre principali potenze nucleari, da circa 30 anni, non fanno più esperimenti nucleari. L’unico Paese, che non è ufficialmente un Paese nucleare a norma del Trattato di non proliferazione, che ha fatto esperimenti nucleari recentemente è stato la Corea del Nord nel 2017. Quindi esiste una moratoria, di fatto; c’è un trattato, il Trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari, che è stato concluso nel 1997, ma non è ancora entrato in vigore perché deve essere ratificato da una serie di Paesi, fra cui quelli possessori dell’arma nucleare. Gli Stati Uniti non l’hanno ancora ratificato. Una proposta di ratifica fu portata al Senato nel 1999 e fu bocciata. La Russia l’aveva ratificato, ma l’ha deratificato un anno fa. Quindi, per entrare in vigore, questo trattato deve essere ratificato sicuramente da questi Paesi. Però nel tempo, nelle more dell’entrata in vigore di questo trattato che noi speriamo avverrà in futuro, esiste di fatto una moratoria sugli esperimenti nucleari. Quindi questo è lo stato dei fatti al momento.

Avrà visto l’inchiesta della CNN su segni di crescita molto forti da parte della Cina che, tra l’altro, rifiuta di intrattenere dei colloqui seri sul controllo delle armi. Che idea se ne è fatto?

Questo è un dibattito che abbiamo costantemente nelle conferenze di preparazione della prossima conferenza di esame del Trattato di non proliferazione, che si terrà in aprile-maggio 2026 a New York. Sono soprattutto i Paesi occidentali che segnalano questa espansione dell’arsenale nucleare della Cina, sul quale la Cina non si pronuncia. Esistono dati abbastanza affidabili sul fatto che la Cina sia in una fase di espansione dell’arsenale nucleare, con probabilmente un obiettivo di arrivare vicino a una parità strategica con gli Stati Uniti e la Russia nel giro di circa 10 anni. 

Il trattato russo-americano New START scade tra meno di 100 giorni. Che accordo è dal punto di vista della non proliferazione e che sviluppi dobbiamo aspettarci?

Era un accordo di controllo degli armamenti più che di non proliferazione; stabiliva dei limiti al numero di testate e di vettori per le due principali potenze nucleari. È stato concluso nel 2011 ed è stato rinnovato fino al 2026. È un trattato chiave: rappresenta la struttura fondamentale di tutto il sistema di controllo degli armamenti, perché da questo trattato derivano anche impegni sul piano multilaterale. Quindi ovviamente l’aspettativa è che innanzitutto venga, di fatto, prorogato con il mantenimento di questi limiti. Il trattato, in realtà, era stato sospeso dalla Russia già un paio di anni fa. La sospensione non è prevista dal New START, ma così aveva deciso la Russia. Erano state sospese anche le visite reciproche. Tuttavia, entrambi i Paesi avevano mantenuto il rispetto dei limiti stabiliti dal trattato. L’aspettativa è che questi limiti vengano mantenuti e che si inizi un processo negoziale che possa portare alla conclusione di un nuovo trattato. Ci vorrà tempo per questo, ma ci sono alcuni segnali che fanno ben sperare. Certo, questa è una decisione che devono prendere, soprattutto, Stati Uniti e Russia. Decisione complicata però dal fatto che adesso anche la Cina sta di fatto diventando una potenza e sta puntando alla parità strategica con loro. Tuttavia, l’aspettativa è che siano Stati Uniti e Russia a riprendere questo negoziato.

Ad aprire questa due giorni qui a Bruxelles, il direttore generale dell’International Atomic Energy Agency Rafael Grossi, che recentemente in un’intervista con France 24 ha affermato che, nonostante i recenti attacchi statunitensi e israeliani agli impianti nucleari iraniani, la Repubblica Islamica conserva le conoscenze e i materiali necessari per ricostruire la sua infrastruttura nucleare addirittura entro un anno. Cosa pensa sulla questione nucleare iraniana? 

Questo è un momento difficile: il JCPOA, l’accordo che era stato concluso nel 2015, è venuto meno e recentemente le sanzioni sono state reimposte col meccanismo dello snapback. Quindi sicuramente è un momento delicato, interlocutorio, però noi riteniamo che si possa e si debba perseguire una soluzione diplomatica. Anzi, la soluzione diplomatica è l’unica possibile per evitare che l’Iran diventi una potenza nucleare. Credo che questa possibilità esista, sia concreta e vada perseguita con coerenza e determinazione.

Da questo punto di vista, gli attacchi dell’estate scorsa sono stati positivi o negativi?

Gli attacchi dell’estate scorsa hanno sicuramente rallentato il programma nucleare iraniano, però non l’hanno eliminato del tutto. Questa è una questione che può e deve essere risolta con un processo diplomatico come era il JCPOA, che adesso è venuto meno. Bisogna mantenere il dialogo e trovare un nuovo meccanismo per impedire che l’Iran diventi una potenza nucleare: questo rimane comunque l’obiettivo per tutti.

Lei è da sempre ospite autorevole della conferenza dell’Unione Europea sulla non proliferazione e disarmo ed è anche qui in questa edizione 2025 a Bruxelles. A cosa serve una kermesse di questo tipo? Che indirizzi vengono dati all’Unione Europea?

Credo che questa sia un’ottima occasione per mettere insieme la comunità del disarmo e gli esperti del settore: ci sono rappresentanti di governi, ma anche molti rappresentanti del mondo accademico e della scienza. È sicuramente un’utile occasione per scambiarsi le visioni. A volte i mondi sono molto separati: il mondo della diplomazia è separato dal mondo della scienza, invece devono lavorare insieme perché il disarmo e la non proliferazione sono essenzialmente dei processi diplomatici che devono affidarsi su solide basi scientifiche. Del resto, uno degli obiettivi principali di questi processi è quello di trovare una regolamentazione adeguata all’uso di nuove tecnologie. Dobbiamo quindi conoscere queste tecnologie per poter sviluppare degli strumenti politici e giuridici che ne permettono uno sviluppo ordinato. 

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