Il secondo Africa Climate Summit è stato l’evento dell’anno su clima ed energia nel panorama africano. Tenutosi ad Addis Abeba dall’8 al 10 settembre e svoltosi sotto l’egida dell’Unione Africana, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenda Africana 2063, questo vertice ha ottenuto riscontri positivi e una forte risonanza globale.
Il Summit segue la prima edizione del 2023 a Nairobi. Nato come spazio di confronto per allineare le posizioni africane in vista delle Conferenze ONU sul clima (COP), si è trasformato in un appuntamento ben più ampio. Non solo i vertici istituzionali, ma anche società civile, settore privato e ONG hanno preso parte al dibattito, con l’obiettivo di renderlo un momento inclusivo e rappresentativo.
La scelta dell’Etiopia come paese ospitante non è casuale. Il leader keniota William Ruto e quello etiope Abiy Ahmed Ali condividono una visione comune sull’energia pulita come priorità africana. Questa convergenza ha facilitato il passaggio di consegne e segnalato l’emergere di un asse Kenya-Etiopia nelle politiche regionali climatiche, asse che si sta affermando come forza trainante nelle politiche continentali africane.
La Giustizia Climatica al centro del Summit
I temi affrontati, divisi per giornate, sono stati giustizia climatica, adattamento climatico e finanza climatica, temi fortemente interconnessi.
L’ingiustizia climatica è evidente: l’Africa contribuisce in misura esigua alle emissioni globali, meno del 4%, eppure è tra le regioni maggiormente colpite dagli impatti dei cambiamenti climatici. Siccità , inondazioni, ondate di caldo estremo paralizzano l’intero continente. Il risultato è paradossale: chi inquina di meno sta pagando il prezzo più alto. Per correggere questa disparità esiste il principio, ormai consolidato, di responsabilità comuni, ma differenziate (common, but differentiated responsibilities), nella lotta al cambiamento climatico. Tuttavia, è necessario che i paesi con i più alti livelli di emissioni sostengano uno sforzo proporzionalmente maggiore. Il vertice ha avuto dunque lo scopo di trovare un fronte comune a queste problematiche.
A questo si aggiunge anche un altro dato, ricordato durante la chiusura del summit dal presidente etiope Taye Atske Selassie: 600 milioni di africani – specialmente in Africa Sub-sahariana – vivono ancora senza accesso all’elettricità . Per ovviare al problema è necessario un massiccio sforzo infrastrutturale e finanziario. Senza fondi ed investimenti adeguati da parte di paesi terzi e privati non vi è giustizia climatica.
La dichiarazione di Addis Abeba
Nella dichiarazione di Addis Abeba, il documento conclusivo del Summit, sono emerse alcune possibili soluzioni. Per lo sviluppo industriale verde è stato creato un accordo di cooperazione per implementare l’Africa Green Industrialization Initiative, istituita nel 2023 alla COP28, fondata da un consorzio di istituzioni africane – guidato da Banca Africana di Sviluppo (AfDB), Africa50 e dall’Africa Finance Corporation (AFC) – e ideata con l’obiettivo di trasformare l’immenso potenziale africano di energia rinnovabile in un programma di sviluppo industriale sostenibile a lungo periodo.
A questa iniziativa si è affiancata un’ulteriore consapevolezza: per riuscire ad avere un modello sostenibile a lungo termine è necessario trovare soluzioni che nascano dall’Africa stessa, in modo da ridurre la dipendenza dagli aiuti esterni e promuovere lo sviluppo locale. L’Africa Climate Innovation Compact e l’African Climate Facility, istituiti durante il vertice dal leader etiope Ahmed Ali, hanno questo obiettivo: mobilitare 50 miliardi di dollari, annualmente, per sviluppare e accelerare soluzioni climatiche locali nel continente africano.
Per il finanziamento di queste iniziative è stato reso operativo l’Africa Climate Change Fund, stabilito per riuscire a ottenere finanziamenti a fondo perduto o sovvenzioni, e non prestiti. Questi ultimi peserebbero ulteriormente sugli stati africani, che hanno già condizioni finanziarie complesse e preesistenti e scarsa capacità di espandere il proprio debito pubblico. Per questo il vertice è stato utilizzato anche come megafono dai leader africani per chiedere un abbassamento dei tassi di prestito.
L’Etiopia come paese ospitante della COP32?
La candidatura dell’Etiopia a paese ospitante per la COP32 nel 2027 è stata un ulteriore elemento interessante. La candidatura rappresenta la volontà politica africana di continuare a mantenere alta l’attenzione sulla priorità climatica, in un momento geopolitico di stallo e scetticismo verso la transizione energetica. La speranza africana è che la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico siano una nuova opportunità per una migliore condizione sociale ed economica. Il summit è stato un evento focale per ribadire l’importanza, in uno scenario globale sempre più frammentato, di mantenere una linea comune e cooperare sul clima. In particolare, è emerso come sia fondamentale conciliare l’interesse domestico con quello continentale più ampio.
La sfida principale rimane ora il passaggio dalle intenzioni all’operazionalizzazione effettiva delle iniziative annunciate.
