La guerra continua, la Russia non è intenzionata a rinunciare alla conquista di territori in Ucraina e i Paesi che dovrebbero supportare l’aggredito forniscono un aiuto a Kiev con il contagocce, in alcuni casi cercando una pace facile ossia la resa dell’Ucraina all’aggressore russo. Una parola chiara arriva dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo che, con una sentenza fiume adottata all’unanimità, depositata il 9 luglio, nel caso Ucraina e Paesi Bassi contro Russia, ha accertato le numerose violazioni della Convenzione da parte di Mosca a partire dall’11 maggio 2014 al 16 settembre 2022 (CASE OF UKRAINE AND THE NETHERLANDS v. RUSSIA). Con un’affermazione chiara: nessun altro Stato ha mai mostrato un tale e palese disprezzo per lo Stato di diritto e per l’ordinamento giuridico internazionale dopo la Seconda guerra mondiale (par. 178). In particolare, la Grande Camera, precisato che i fatti coperti vanno fino al 16 settembre 2022, momento in cui la Russia non è più parte alla Convenzione europea, ha accertato le violazioni russe in Crimea a partire dal febbraio 2014, e poi perpetrate negli anni, incluso il trasferimento degli ucraini nel territorio russo e le persecuzioni nei confronti dei cosiddetti prigionieri politici ucraini.
Le prove fornite da Kiev così come quelle raccolte da diverse organizzazioni internazionali mostrano con chiarezza le condotte illegali e contrarie alla Convenzione perpetrate da forze armate e agenti russi, anche nei territori occupati. Un quadro di attacchi indiscriminati e sproporzionati che hanno causato un numero elevato di morti e feriti con sofferenze e danni anche alle abitazioni della popolazione, a cui si aggiungono esecuzioni sommarie di civili e di personale militare. La Grande Camera ha anche evidenziato l’utilizzo dello stupro come arma di guerra e il trasferimento forzato di bambini dall’Ucraina alla Russia. Sul punto Strasburgo ha stabilito che sono state raccolte prove che dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che numerosi bambini trasferiti (diremmo deportati) in Russia sono stati sottoposti a maltrattamenti. Chiara la Corte nell’affermare che tali trasferimenti non possono essere qualificati come “evacuazioni legittime ai sensi del diritto internazionale umanitario”. Inoltre, la Grande Camera ha accertato che l’abbattimento del volo MH17, che ha causato 298 morti tra passeggeri e personale di bordo, decollato da Amsterdam con destinazione Kuala Lumpur e abbattuto dalla Russia nel luglio 2014, è da attribuire alla responsabilità diretta della Russia. Tra le altre violazioni Strasburgo ha rilevato che sono state effettuate esecuzioni sommarie nei confronti dei civili, tortura, stupro, detenzioni arbitrarie, persecuzione dei gruppi religiosi, violenze contro i giornalisti, indottrinamento e divieto di coltivare le proprie origini anche linguistiche. La Corte ha così accertato la violazione, tra gli altri, dell’articolo 2 (diritto alla vita), dell’articolo 3 (divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti), dell’articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo), dell’articolo 8 sul diritto al rispetto della vita privata e familiare, violato a causa delle deportazioni perpetrate dalle Russia, incluse le distruzioni di abitazioni e il saccheggio dei beni (articolo 1, Protocollo n. 1). La Corte si è riservata di decidere sulla quantificazione dei danni.
Va ricordato che accanto ai ricorsi intestatali pendono 7.400 ricorsi individuali che riguardano eventi in Crimea, Ucraina orientale e Mare d’Azov.
Professore ordinario di diritto internazionale, giornalista pubblicista e avvocato. Collabora abitualmente con Il Sole 24 ore e il settimanale giuridico Guida al diritto.