Il 25 giugno, le iniziative sulle regolamentazione dello spazio hanno subito una significativa accelerazione, da un lato con l’entrata in vigore in Italia della Legge 13 giugno 2025, n. 89 “Disposizioni in materia di economia dello spazio” e dall’altra con la pubblicazione, in pari data, della proposta di un’EU Space Act da parte della Commissione europea.
La legge italiana vede la luce a un anno dall’approvazione del Disegno di legge (Ddl) sullo spazio ad opera del Consiglio dei Ministri. Nella seduta del 20 giugno 2024 il Consiglio dei Ministri aveva approvato un ddl contenente Disposizioni in materia di economia dello spazio, da avviare all’iter parlamentare. Esso conteneva previsioni tendenti a fornire un quadro giuridico di riferimento per le attività spaziali, tenuto conto delle evoluzioni del contesto con il sempre maggior coinvolgimento di attori privati e del rilievo del relativo settore economico a livello nazionale.
La legge recentemente approvata mantiene l’impostazione iniziale del ddl con un focus sulla regolamentazione delle attività degli operatori economici nello spazio extra-atmosferico. Include, inoltre, disposizioni sull’ immatricolazione degli oggetti spaziali lanciati nello spazio extra-atmosferico, sulla responsabilità degli operatori spaziali dello Stato, nonché “misure per l’economia dello spazio”.
La proposta di Space Act europeo, giunta contestualmente, è un’iniziativa legislativa elaborata per realizzare obiettivi strategici già individuati dall’Unione nel Competitiveness Compass, nell’ EU Approach for Space Traffic Management e nell’EU Space Strategy for Security and Defence.
All’Unione europea è stata attribuita una competenza condivisa in materia spaziale, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2009), e la Commissione europea ha adottato una Strategia spaziale europea nell’ottobre 2016.
La finalità dell’EU Space Act è quella di fornire agli stati membri un quadro giuridico stabile e coerente, così da favorire il potenziamento di un mercato interno per le attività spaziali. L’EU Space Act introduce, pertanto, un quadro armonizzato per assicurare la sicurezza, intesa come safety, la resilienza e la sostenibilità ambientale, facilitando al contempo la competitività dell’Unione nel settore spaziale. Tale armonizzazione consente di superare la frammentazione data dalla diversità delle singole legislazioni statali già vigenti, aiutando start-ups e piccole e medie imprese a crescere e operare oltre i confini nazionali nell’ambito di un mercato unificato.
Entrambe le iniziative focalizzano l’attenzione sulla space economy, che, a livello globale, risulta di rilievo crescente, tanto per il progresso tecnologico quanto per il crescente numero di attori interessati al settore spaziale.
L’economia spaziale è chiaramente aumentata in modo considerevole negli ultimi anni, includendo un’ampia gamma di attività, dalle comunicazioni alla geolocalizzazione, dalle previsioni meteorologica ai servizi satellitari, a supporto dell’agricoltura, della protezione dell’ambiente e gestione delle risorse naturali. A ciò si sommano gli interessi per lo sfruttamento delle risorse minerarie o energetiche ivi presenti. È cresciuta la presenza umana, con la proposta di servizi commerciali connessi al turismo spaziale e l’aumento del numero delle stazioni spaziali, oltre a progetti di colonizzazione della Luna o di Marte.
Inoltre, ben lontano dagli albori quando lo spazio era appannaggio delle due Superpotenze, attualmente molti Stati dispongono di interessanti tecnologie spaziali, alcune Organizzazioni internazionali di carattere regionale hanno acquisito competenze nel settore e diversi attori privati investono in tecnologie e attività da condurre in tale area. Space X di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos ne sono esempi.
Lo spazio, peraltro, è considerato dalle Forze armate di vari Paesi, tra cui l’Italia un dominio rilevante in relazione al settore sicurezza e difesa, in quanto può esservi un potenziale uso della forza. Tale evoluzione ha richiesto la predisposizione di norme adeguate nel settore.
In tale prospettiva il Titolo V “misure per l’economia dello spazio” appare come la parte più significativa del provvedimento legislativo italiano, in quanto mira a regolamentare le attività degli operatori privati in considerazione del cambiamento epocale descritto, che ha spostato gli interessi sullo spazio dagli attori statali a quelli privati.
Esso introduce il Piano nazionale per l’economia dello spazio, che la Struttura di coordinamento del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (COMINT) è chiamata a elaborare e aggiornare con cadenza biennale, in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana e sentiti il Ministero delle imprese e del Made in Italy, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero dell’Università’ e della Ricerca.
Nel contempo, “lo Stato promuove lo sviluppo dell’attività’ spaziale quale fattore promettente di crescita economica, favorendo, in particolare, la ricerca, la produzione e il commercio in orbita terrestre bassa.” (art. 24) ed assicura un accesso equo e non discriminatorio ai dati, ai servizi e alle risorse delle infrastrutture spaziali nazionali.
Il legislatore esprime un favor per soluzioni di partenariato pubblico-privato specialmente nella gestione dei servizi commerciali forniti dalle infrastrutture spaziali di osservazione della Terra.
Parallelamente, nella coeva proposta dell’EU Space Act, vi è attenzione al ruolo degli operatori economici. Le disposizioni regolano il tracciamento degli oggetti spaziali e la mitigazioni dei detriti spaziali (c.d. space debris), garantiscono il libero accesso allo spazio, introducono criteri di sicurezza, anche cibernetica, per la protezione delle infrastrutture spaziali europee a tutela degli investimenti nel settore.
Si presta attenzione alla sostenibilità ambientale, con la previsione di misure per la valutazione e riduzione dell’impatto ambientale delle attività condotte e la rimozione dei debris.
Le nuove norme europee dovrebbero essere applicabili a tutti gli operatori spaziali operanti nell’UE. Una volta entrato in vigore l’EU Space Act, vi sarà un’esigenze di coordinamento tra le disposizioni della Legge 89/25 e la normativa europea. A una prima osservazione, i principi ispiratori di entrambi i provvedimenti appaiono convergenti, in particolare per quanto riguarda l’attenzione alle problematiche ambientali e lo svolgimento delle attività spaziali in sicurezza, fermo restando il rispetto della ripartizione di competenze, statali e dell’Unione, nel settore.
Professore ordinario di diritto internazionale dell'Accademia Navale di Livorno e membro del Collegio dei docenti della Scuola di dottorato del Centro Alti Studi della Difesa (CASD) di Roma. Presidente del Comitato scientifico dell'International Society for Military Law and Law of War-Gruppo italiano. È Chair dell'International Working Group on Fair Treatment of Seafarers e delSubcommittee on Maritime Law and Refugees del Comité Maritime International.