Come vede la cooperazione europea nel campo aeronautico?
La cooperazione nel campo aeronautico è un obbligo, lo è sempre stato, e a mio giudizio l’esistenza oggi di grandi prodotti e progetti, come possono essere in campo strettamente aeronautico l’Eurofighter, nel nostro campo missilistico di MBDA, il Meteor, dimostrano che grandi imprese che non sarebbero possibili senza cooperazione per motivi o di capacità o di soldi, semplicemente di fondi, diventano possibili quando si realizza la cooperazione. E questo è ancora più importante oggi perché i requisiti sono diventati ancora più complessi e perché i tempi si sono ridotti, i tempi in cui noi dobbiamo realizzare nuovi armamenti, nuovi sistemi, introduzione di nuove tecnologie, si pensi soltanto all’intelligenza artificiale, magari anche in sistemi esistenti, la capacità di risposta deve essere più rapida e questo si può ottenere in maniera molto più efficace mettendo a fattor comune delle capacità di diverse aziende e diversi Paesi.
Che ruolo gioca l’Italia quanto a programmi internazionali e innovazione tecnologica?
Secondo me sono due cose strettamente collegate che però poi si possono declinare in maniera leggermente diversa anche a seconda dei settori specifici che andiamo a esaminare. Parlo del settore navale, del settore aereo, o del settore specifico degli armamenti. Io mi attengo soprattutto al settore dell’armamento, quindi quello rappresentato da MBDA, e eventualmente con un occhio anche a quello che il nostro campione nazionale Leonardo fa, che è anche nostro azionista. Secondo me il ruolo dei programmi di cooperazione è elevatissimo perché l’Italia è sempre stata favorevole a una cooperazione. L’Italia è quella che ha avuto sicuramente la visione, insieme a Francia e Inghilterra, di creare MBDA nel 2001. L’Italia ha creato una joint venture che è l’unica oggi esistente nello spazio, la principale nello spazio con Thales, espandibile sicuramente, migliorabile sicuramente, come anche MBDA, però esistente. Ed è quella che ha sempre favorito la cooperazione anche a livello dei programmi. Ricordiamo l’NH90, gli elicotteri, ricordiamo gli Eurofighter, ricordiamo le FREMM, ricordiamo a livello missilistico il Meteor, lo Storm Shadow, l’Aster. Quindi effettivamente è nel DNA italiano una capacità di collaborare, forse anche influenzata dal realismo, quindi dal sapere che da soli non saremmo stati in grado – o per tempi o per costi – di realizzare queste grandi imprese da soli. Quindi sicuramente nei programmi di cooperazione secondo me oggi ancora più di prima siamo attori primari. Sulle tecnologie, secondo me, l’Italia ha una forza particolare che è legata alla coesistenza di grandi campioni – basti pensare a Leonardo, a Fincantieri, a Elettronica, la stessa MBDA nella sua componente italiana – e un patrimonio di piccole e medie imprese che rappresentano una sorgente di idee, di tecnologia particolarmente importante. E proprio per questo una delle sfide principali per il futuro è proprio far sì che si migliori, si renda più rapido, si renda più fluido, l’anello di congiunzione tra le grandi imprese e le piccole e medie imprese.
La guerra in Ucraina ha ridato centralità in Europa alla difesa area e missilistica integrata. Quali sono i piani di MBDA al riguardo?
MBDA ha la fortuna di essere un grande gruppo. Lo dico perché la vastità delle minacce che si sono manifestate effettivamente nei recenti conflitti sono andate da minacce convenzionali a minacce molto evolute, basti pensare all’ipersonico, da minacce singole a minacce di gruppo, basti pensare agli sciami di droni. Questo può essere affrontato veramente solo da un gruppo complesso che abbia al suo interno diverse esperienze. Diverse esperienze che, messe insieme, possono consentire di affrontare una panoplia di minacce così complessa. MBDA ha di conseguenza un duplice fronte. Uno è quello di rinforzarsi nei prodotti convenzionali. Questo significa essenzialmente due cose: incrementare il rate di produzione, riducendo il lead time e introdurre nuove tecnologie all’interno di prodotti esistenti. Numero due: creazione di nuovi prodotti, particolarmente evoluti, che hanno come target minacce specifiche. Basti pensare all’ipersonico con il programma IRIS, che è una cosa condivisa sotto la leadership di MBDA, o basti pensare al futuro missile da crociera che hanno iniziato a sviluppare l’Inghilterra e Francia, poi anche Italia si è associata, che è il successore dello SCALP Storm Shadow per delle minacce che si trovano a centinaia di chilometri. Quindi è una situazione estremamente complessa, dove MBDA può dare di più grazie al fatto che sono 24 anni che siamo un gruppo multinazionale e anche multiforme come esperienze.