Luigi Di Maio: diplomazia e tensioni tra Iran, USA e Paesi del Golfo

Intervista realizzata da Radio Radicale in occasione dell’evento organizzato dallo IAI dal titolo “Europe and the gulf: roles in deescalating the Israel-Iran conflict”

Come giudica l’intervento degli Stati Uniti in Iran? Che conseguenze dobbiamo aspettarci nell’area medio orientale?

L’intervento degli Stati Uniti in Iran è stato il risultato della decisione di supportare Israele. Ovviamente anche il Presidente degli Stati Uniti sta chiedendo all’Iran di tornare al tavolo dei negoziati perché, come sappiamo, un intervento militare al massimo può rallentare il programma militare della bomba atomica iraniana. Ma, a mio avviso, l’unico modo per fermarlo potrebbe essere un accordo diplomatico con il quale si rimanderebbero a Teheran i funzionari dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica per poter controllare i livelli di arricchimento. L’Iran ha 400 kg di uranio arricchito al 60% e non c’è nessuna centrale nucleare civile al mondo che usi l’uranio al 60% di arricchimento.

Come hanno reagito i paesi del Golfo alla ritorsione iraniana all’attacco americano, mi riferisco al lancio di missili su basi USA in Qatar?

Beh, con grande preoccupazione. È la prima volta nella storia che dal suolo iraniano parte un attacco verso il suolo dei Paesi della penisola arabica, in particolare dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. E comunque, le loro preoccupazioni sono le nostre. Gli europei e i paesi del Golfo hanno le stesse preoccupazioni: radioattività, programma nucleare militare dell’Iran, chiusura delle vie di navigazione come lo Stretto di Hormuz o lo Stretto di Bab el-Mandeb. Quindi tutto quello che riguarda la loro sicurezza, riguarda anche la nostra sicurezza, ed è per questo che dobbiamo lavorare insieme per un nuovo accordo di non proliferazione nucleare con l’Iran.

Secondo lei un possibile cessate il fuoco a Gaza, di cui si parla in queste ore, avvicinerebbe la possibilità che gli accordi di Abramo siano firmati da altri paesi dell’area?

Diciamo che è una condizione necessaria, ma non sufficiente, cioè è una base di partenza. Poi ci saranno le interlocuzioni politiche che porteranno magari paesi arabi ad aderire agli Accordi di Abramo e quindi a normalizzare le loro relazioni con Israele, ma magari ci saranno anche altre richieste, oltre a quella del cessate il fuoco che va al di là di questo negoziato. Ritengo che possano esserci sicuramente buone possibilità dopo un cessate il fuoco a Gaza per estendere gli Accordi di Abramo. Non sono certe al 100%, ma queste possibilità ci sono.

Gli iraniani si dicono preoccupati per gli esiti dell’imminente incontro tra il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e il premier israeliano Netanyahu a Washington. Temono la ripresa dei bombardamenti verso l’Iran. Quali saranno a suo avviso le scelte immediate delle autorità della Repubblica Islamica?

Mah…a questa domanda possono rispondere soltanto gli iraniani. Quello che posso dire è che leggendo anche le ultime dichiarazioni del Presidente Trump è chiaro che lui sta esercitando una moral suasion per arrivare ad un cessate il fuoco a Gaza. Se sarà possibile lo sarà solo grazie all’interlocuzione degli Stati Uniti con Israele e degli europei con Israele e, dall’altra parte, grazie alla mediazione del Qatar, dell’Egitto, che non dobbiamo dimenticare sono quelli che siedono al tavolo con gli Stati Uniti per raggiungere un accordo e il cessate il fuoco a Gaza. L’Iran, a mio parere, dovrebbe tornare al tavolo dei negoziati e cogliere l’occasione per raggiungere un buon accordo sul nucleare che eviti pienamente – perché questo è il nostro obiettivo – che l’Iran abbia la bomba nucleare.

Giornalista professionista, si occupa di attualità internazionale. Da molti anni segue la politica estera per Radio Radicale, per la quale cura e conduce la trasmissione serale Spazio transnazionale. Collabora con “Focus Storia”, rivista edita da Arnoldo Mondadori Editore. Dal settembre del 2019 ha assunto l’incarico di Responsabile della comunicazione dell’Istituto Affari Internazionali, dal gennaio 2020 è direttore responsabile di AffarInternazionali.

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