L’inizio delle primarie repubblicane si avvicina e Donald Trump rimane il favorito, mantenendo un distacco considerevole dalla competizione in buona parte dei sondaggi. Infuria comunque la lotta per il secondo posto, complice la progressiva discesa della popolarità di Ron DeSantis, Governatore della Florida che aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla lotta alla cultura woke.
Tra i vari candidati spicca particolarmente la figura di Nikki Haley, ex Governatrice della Carolina del Sud e Ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite durante l’amministrazione Trump. Haley si era già distinta dagli altri durante il primo dibattito televisivo, dove aveva criticato fortemente le posizioni isolazioniste di Vivek Ramaswamy, dimostrando le sue credenziali in politica estera.
La performance inaspettatamente superba dell’ex Ambasciatrice ha contribuito a rivitalizzare la sua campagna elettorale, partita in sordina a febbraio scorso e resa difficile dalla poca name recognition di Haley, stimata dai think tank conservatori, ma sconosciuta ai più. Haley non ha mai rinnegato il suo sostegno all’amministrazione Trump, adottando tuttavia una piattaforma politica che ammicca anche a elettori di tendenza più moderata. Haley sostiene che la presidenza Biden non stia facendo abbastanza per supportare lo sforzo bellico ucraino, e ha espresso dubbi sul concetto di un divieto federale dell’aborto, remando contro le correnti pro-life del Partito Repubblicano che hanno celebrato la fine di Roe v Wade.
La candidatura di Haley ha anche una componente storica, in quanto prima donna di origini asiatiche a candidarsi nelle primarie repubblicane. Nasce infatti con il nome di Nimrata Randhawa, figlia di due professionisti indiani emigrati negli Stati Uniti, e acquisisce il suo attuale cognome dopo il matrimonio con Michael Haley, collega ai tempi del college. Lavora per molti anni come contabile per l’azienda d’abbigliamento dei genitori e nelle camere di commercio locali, esperienza che le permette di costruire un’ampia rete di contatti nel mondo del business locale.
Chi è Nikki Haley
Inizia la sua carriera politica nel 2005 in qualità di Deputata nella legislatura locale della Carolina del Sud, esperienza che cinque anni dopo la porta a vincere le elezioni governatoriali dello stato dopo il prezioso endorsement di Sarah Palin. Da Governatrice, Haley implementa un’agenda politica business-friendly fondata sul taglio delle imposte locali e la privatizzazione parziale in alcuni settori pubblici quali l’istruzione e la sanità, portando avanti anche un’aspra lotta contro l’immigrazione clandestina. Acquisisce una reputazione da politica pragmatica e abile negoziatrice. Questo periodo non è tuttavia scevro da controversie importanti: nel 2015, subito dopo una strage compiuta dal neonazista Dylann Roof ai danni di una congregazione religiosa afroamericana, viene fortemente criticata per aver difeso l’esposizione di simboli confederati sul campidoglio dello stato.
Nel 2016, nonostante avesse precedentemente criticato le idee di Trump, Haley accetta la sua nomina in veste di ambasciatrice statunitense all’ONU. In tale posizione Haley è spesso costretta a fare da ‘nume della ragione’, equilibrando le idee estreme e nazionaliste del Presidente con il suo pragmatismo. Appoggia la decisione di Trump di ritirarsi dal JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano stipulato dall’amministrazione Obama e fortemente criticato dai falchi del GOP che lo consideravano una forma di appeasement della teocrazia mediorientale e coadiuva il ritiro americano dal Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, ma si distanzia dalle posizioni filorusse del Presidente, accusando la Russia di aver interferito nelle elezioni politiche del 2016.
È proprio sulle credenziali acquisite nella sua esperienza di Ambasciatrice che Haley ha deciso di puntare, unita alla sua età relativamente giovane per i canoni di una scena politica americana sempre più demograficamente anziana. Effettuare un ricambio generazionale della leadership politica americana è un chiodo fisso della campagna di Haley, che si è detta più volte favorevole ad istituire un test di ‘competenza cognitiva’ per ogni politico di età superiore ai 75 anni. La voglia di volti nuovi da parte di una grossa fetta dell’elettorato americano forse traspare anche da un recente sondaggio CNN, secondo cui l’appeal di Haley nella parte più istruita dell’elettorato bianco le permetterebbe di surclassare facilmente Joe Biden alle elezioni presidenziali.
La strada per affrontare la supremazia di Trump rimane ripida per Haley, le cui chance potrebbero diventare tuttavia significative nel caso di un rapido abbandono da parte degli altri candidati, che rafforzerebbe la sua posizione di alternativa al tycoon.
Antonio Jr Luchini è un membro della redazione di Jefferson e analista politico-internazionale
foto di copertina EPA/ERIK S. LESSER