Pakistan e Arabia Saudita nell’orbita degli Accordi di Abramo

Sarà il Pakistan il prossimo paese islamico ad aderire agli Accordi di Abramo e a normalizzare i propri rapporti con Israele? Improbabile, anche se una visita a Gerusalemme e Tel Aviv di una delegazione composta da cittadini con passaporto statunitense e pachistano e che hanno avuto incontri ad alti livelli, ha aperto speculazioni a riguardo.

Israele e Pakistan, una relazione difficile

Pakistan e Israele non hanno rapporti diplomatici, Islamabad appoggia l’aspirazione palestinese ad un proprio stato. Ogni volta che ci sono scontri tra israeliani e palestinesi, la stampa e i social pachistani prendono le parti degli arabi di Terra Santa. Un accordo tra i due al momento è improbabile.

La visita a Israele del mese scorso da parte di una delegazione composta da cittadini pachistani ha avuto una forte eco sui media pachistani e il giornalista che l’ha raccontata, membro della delegazione, è stato licenziato. In Pakistan sono presto scoppiate proteste sui media, sui social e in parlamento, dove è intervenuto anche l’ex premier Imran Khan, denunciando quella che sembra un’apertura.

La visita ha però determinato, il 30 maggio, l’approvazione da parte del parlamento pachistano di una risoluzione con la quale si riafferma la sua posizione contro Israele. Un senatore ha chiesto l’interdizione dell’organizzazione che ha guidato il viaggio, l’American Muslim and Multifaith Women’s Empowerment Council. Molti pachistani mostrano una bandiera palestinese nei loro profili sui social media, alcuni hanno chiesto di privare gli espatriati che si erano recati in Israele della cittadinanza pachistana. L’antisemitismo è profondamente radicato in Pakistan. È abbastanza normale, come raccontano molti media, che nel discorso politico gli eventi siano attribuiti agli ebrei o a cospirazioni ebraiche.

Tra Gerusalemme e Islamabad ci sono contatti. I due paesi intrattengono relazioni “sotterranee’’ soprattutto su armi e sicurezza. Entrambi sono potenze nucleari, entrambi hanno legami con gli Usa, ma non intrattengono rapporti formali tra loro, anche perché Israele è da sempre amico e alleato importante dell’India. Ma dal punto di vista della sicurezza, non si può prescindere dall’avere contatti con i pachistani. È un mercato che fa gola alle industrie belliche israeliane che sperano di poter vendere formalmente nel paese islamico, come già fanno in India.

Relazioni tra Israele e paesi arabi

Gli Accordi di Abramo dell’agosto 2020, hanno aperto le porte israeliane a diversi paesi arabi, soprattutto del Golfo, con i quali, nel giro di pochissimo, Israele ha stretto rapporti molto stretti. Si è cominciato con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, per poi arrivare al Marocco e al Sudan. Con Emirati e Bahrein il governo israeliano ha stretto anche accordi militari e, per la prima volta, un ufficiale militare di Gerusalemme risiede stabilmente a Manama, situazione impensabile fino a qualche anno fa.

L’accordo con Israele da parte di questi paesi del Golfo è soprattutto in chiave anti-iraniana, ecco perché il paese al quale lo stato ebraico mira è l’Arabia Saudita. Sono alcuni anni che i contatti fra Riad e Gerusalemme sono oramai una realtà, anche se non si può parlare di aperture. Voli israeliani possono sorvolare il regno dei Saud e c’è un continuo scambio di visite da parte di imprenditori e intelligence dei due paesi.

Israele e Arabia Saudita: una questione geopolitica e una religiosa

L’Arabia Saudita è sicuramente interessata a un dialogo con Israele non solo per la questione iraniana – che ha portato all’isolamento del Qatar qualche anno fa con l’embargo da parte dei Paesi del Golfo guidati dai sauditi – ma soprattutto una questione religiosa. Il regno saudita custodisce i primi due luoghi più sacri dell’Islam, Mecca e Medina, mentre a Gerusalemme c’è il terzo, la spianata delle Moschee con la Cupola della Roccia – che ha visto la presenza del profeta Maometto oltre che del patriarca Abramo – e la moschea di Al Aqsa. Il sito religioso gerosolimitano è gestito da un’organizzazione giordana, ma su questo vorrebbero stendere le mani sauditi e turchi, più per questioni di prestigio che per altro.

La famiglia degli Al-Saud da sempre appoggia la causa palestinese e il vecchio re Salman è ancora un grande sostenitore del progetto dello stato palestinese. Suo figlio, Mohammed Bin Salman, ha idee diverse, guidato dalla realpolitik più che dai sentimenti. Sa bene che con l’apertura di Israele verso i paesi del Golfo, con i legami stretti con gli Emirati e il Bahrein, sarà facile che altri paesi dell’area si aprano. Senza poi considerare la questione energetica: i giacimenti di gas sulle coste israeliane fanno gola anche al Golfo, per bilanciare lo strapotere del bacino immenso di proprietà qatarina e iraniana.

È quindi più probabile che sia Riad – e non Islamabad – a sottoscrivere accordi con Gerusalemme anche se, dal momento che i due paesi sono alleati, e che la politica pachistana spesso è stata condizionata dai sauditi, la scelta di uno potrebbe poi ricadere sul secondo. A una normalizzazione tra Gerusalemme e Riad starebbero lavorando anche gli Usa, da sempre alleati di entrambi i paesi. Il presidente americano Biden dal 13 al 16 luglio visiterà sia Israele che l’Arabia Saudita, non a caso.

Foto di copertina EPA/ABIR SULTAN / POOL

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