L’Italia nel mondo e le sfide della cooperazione, viste dagli italiani

Il mondo della cooperazione allo sviluppo è stato messo alla prova dagli eventi degli ultimi due anni. Se la pandemia di Covid-19 aveva già determinato un regresso nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, la guerra in Ucraina rappresenta un’altra crisi a cui gli attori della cooperazione stanno facendo fronte, per le sue implicazioni regionali e globali. Queste sfide riguardano anche il panorama della cooperazione italiana, che si sta confrontando con un nuovo governo dalle nuove priorità politiche e una Legge di Bilancio 2023 dove le risorse per la cooperazione rischiano di essere diminuite.

Alcune prospettive future per la cooperazione italiana allo sviluppo in questo scenario di incertezza si sono potute cogliere all’evento IAI del 5 dicembre 2022, dove rappresentanti istituzionali, esponenti politici e portavoce della società civile hanno condiviso la loro visione del futuro della cooperazione italiana allo sviluppo.

Cosa ne pensano gli italiani

Un punto di partenza per delineare prospettive future è capire quale sia il ruolo della cooperazione allo sviluppo nell’opinione pubblica italiana. L’edizione 2022 dell’annuale inchiesta di opinione condotta dallo IAI con il Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali (LAPS) dell’Università di Siena ha analizzato l’attitudine dei cittadini italiani verso la cooperazione italiana allo sviluppo, ed in particolar modo i fondi destinati ad essa (Aiuto Pubblico allo Sviluppo – APS).

La maggior parte degli intervistati ha dimostrato una conoscenza limitata dell’APS italiano – solo l’8% ha saputo approssimare la percentuale di Reddito Nazionale Lordo destinata all’APS, e quasi il 60% ha indicato il Ministero per lo Sviluppo Economico come principale gestore dell’APS. Se l’84% del campione ha definito ‘molto importante’ che l’Italia finanzi attività di cooperazione allo sviluppo, la maggioranza relativa (circa il 40%) sostiene che la quota di fondi pubblici destinata alla cooperazione debba rimanere ai suoi livelli attuali – meno del 40% pensa che essa debba aumentare. Guardando all’affiliazione politica, il sostegno all’aumento è maggiore tra gli elettori di centro-sinistra, mentre tra gli elettori di centro-destra sono più alte le percentuali di chi vorrebbe che l’APS diminuisse.

 width=

 width=

Considerando invece la valutazione che gli italiani fanno dell’APS, emergono risultati ambivalenti. Da un lato, gli aiuti sono considerati utili per le economie dei beneficiari (83% del campione), l’export dei prodotti italiani (70%) e l’autosufficienza dei paesi partner (69%), con la maggioranza degli intervistati che ritiene che non siano fondi sprecati (55%). Tuttavia, il 79% ritiene che gli aiuti vadano a beneficio di politici corrotti nei paesi partner e il 56% pensa che gli aiuti creino dipendenza. Il 57% ha poi una visione pessimista dell’efficacia di questi fondi, visti i ritmi della crescita demografica nei paesi partner.

 width=

Nonostante questo scetticismo, quando si considera il prestigio internazionale dell’Italia la spesa per la cooperazione sembra avere un impatto più positivo della spesa per la difesa. Il 41% degli intervistati ritiene che un aumento della spesa per aiuti allo sviluppo aumenterebbe il prestigio internazionale del paese, mentre solo il 31% pensa lo stesso di un eventuale aumento della spesa per la difesa. In maniera simile, è maggiore la percentuale di chi pensa che un aumento della spesa in difesa diminuirebbe il prestigio italiano (15%), rispetto al 10% che crede lo stesso di un aumento dell’APS. Sembra esserci quindi un’opinione favorevole delle risorse per la cooperazione, come fattori positivi per il soft power italiano.

 width=

L’impegno della Farnesina

Nonostante la conoscenza e potenzialmente l’interesse dell’opinione pubblica italiana per i temi di cooperazione siano limitati, l’importanza attribuita all’APS, anche come strumento di prestigio internazionale, costituisce una buona base di legittimità perché l’attuale governo si impegni a cooperare con partner bilaterali e multilaterali per affrontare le crisi globali di oggi.

Riprendendo l’intervento del Ministro Tajani dello scorso ottobre sull’importanza della cooperazione, il vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, nel suo intervento d’apertura all’evento IAI dello scorso 5 dicembre ha ribadito l’impegno del governo in questo senso. Partendo dall’azione per la protezione dell’ambiente, l’istruzione è emerso come un tema centrale, sia nei paesi partner che in Italia, tramite l’educazione alla cittadinanza globale. I rapporti commerciali sono stati inoltre identificati come uno strumento di cooperazione, o perlomeno un modo per costruire e rafforzare partenariati, assieme alla collaborazione con le agenzie ONU. Come aree focali, però, sono state nominate le zone di più alta insicurezza – Sahel, Caucaso, Asia Centrale – il che suggerisce una maggiore attenzione al nesso sicurezza-sviluppo, parzialmente in linea con l’azione esterna europea.

Il futuro degli aiuti allo sviluppo

Sul tema del futuro dell’APS, tuttavia, è stata ribadita la linea di governo già emersa nelle scorse settimane: i fondi per la cooperazione sono importanti, ma ci sono anche criticità economiche interne da fronteggiare. Questa visione sembra scontrarsi con le istanze della società civile, che invece ha ribadito la necessità di assicurare la natura strutturale dell’APS nel bilancio italiano ed evitare che la quota attuale di risorse per la cooperazione venga ridotta in nome di necessità domestiche.

Proposte sono invece state fatte da esponenti politici. Sottolineando la necessità di non diminuire i fondi per l’APS, il Presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, Stefania Craxi, ha suggerito una riforma del Patto di Stabilità e Crescita europeo, affinché le risorse pubbliche destinate alla cooperazione non siano considerate nel calcolo del rapporto deficit/PIL. Una riforma delle regole europee è stata proposta anche dal Senatore Alessandro Alfieri, che connettendo migrazione e sviluppo ha suggerito che i fondi versati dai paesi UE che non partecipano alla redistribuzione di migranti siano trasferiti sull’Emergency Trust Fund per l’Africa europeo, per finanziare ulteriormente la cooperazione.

Rimangono dubbi però sull’efficacia dei fondi. Il tema dell’aiuto “gonfiato” dalle spese per l’accoglienza dei migranti in Italia è riemerso, puntando l’attenzione su una maggiore trasparenza nella rendicontazione dell’APS. È stato menzionato anche il rapporto tra fondi bilaterali e multilaterali. L’APS italiano è per la maggior parte erogato attraverso le organizzazioni multilaterali – a scapito dei canali bilaterali e quindi dell’efficacia degli aiuti, garantita dalla migliore conoscenza delle realtà locali da parte degli enti responsabili dell’implementazione. Se le risorse per la cooperazione fossero quindi mantenute ai livelli attuali o aumentate, sarebbe comunque necessario vigilare affinché vengano impiegate in maniera adeguata, garantendo impatti di lungo termine. Oltre alla Legge di Bilancio 2023, dunque, l’attenzione si manterrà alta sui finanziamenti alla cooperazione italiana allo sviluppo nel futuro prossimo.

Ultime pubblicazioni