L’implosione del MAS segna la fine di un’era politica in Bolivia

Il 17 agosto 2025 resterà nella storia della Bolivia come la data in cui si è chiusa un’epoca. Per la prima volta in quasi due decenni, il Movimiento al Socialismo (MAS) non solo ha perso il potere, ma ha a mala pena raggiunto il 3% di voti necessario per sopravvivere come forza politica. Nessuno dei contendenti è riuscito a vincere al primo turno, ma i principali contendenti, Rodrigo Paz e l’expresidente Jorge Quiroga, rappresentano diverse anime di un’opposizione conservatrice e liberale. Se è vero la mancata riconferma dei partiti al potere è una tendenza che ha caratterizzato la maggior parte dei processi elettorali recenti in America Latina, in questo caso la responsabilità ricade principalmente sul MAS e le sue lotte intestine. I protagonisti di questa implosione sono l’expresidente Evo Morales, fondatore del veicolo elettorale con il quale è rimasto al potere dal 2006 al 2019, e il presidente attuale Luis Arce, in carica dal 2020. Se per anni il MAS era stato capace di incarnare speranze di giustizia sociale e di inclusione delle maggioranze indigene ed emarginate, oggi il partito appare poco più che un guscio vuoto.

Le radici del conflitto all’interno del MAS risalgono alle elezioni del 2019, quando Morales fu sospettato di aver fatto ricorso a pratiche fraudolente per ottenere la vittoria al primo turno. Le accuse innescarono una crisi post-elettorale che lo spinse a dimettersi e a fuggire dal Paese, mentre gli scontri tra i suoi sostenitori e le forze di sicurezza lasciarono un saldo di 26 persone uccise, principalmente manifestanti. Le tensioni continuarono anche dopo la vittoria di Arce alle elezioni del 2020. A Morales fu concesso di rientrare in Bolivia, ma la sua pretesa di controllare le nomine di governo e delle candidature alle elezioni municipali del 2021 alimentò un crescente malcontento interno.

La distanza tra Arce e Morales si fece sempre più marcata, fino a un punto di non ritorno, quando Morales annunciò, nel settembre 2023, che si sarebbe candidato nelle elezioni di quest’anno. Ciò scatenò una serie di battaglie legali per il controllo del MAS e dei movimenti sociali satelliti, risultando nella frammentazione dell’elettorato del MAS in almeno tre fazioni: una fedele al partito ufficiale, controllato da Arce, che ha presentato un suo ministro, Eduardo del Castillo, come candidato ufficiale; una che ha supportato Andrónico Rodríguez, ex protégé di Morales candidatosi per un altro partito, Alianza Popular; e una alla stregua di Morales, che ha fatto leva sulla mobilitazione sociale per cercare di superare un divieto a ricandidarsi sottoscritto da una sentenza della Corte Costituzionale. Quasi il 30% delle oltre 2.600 manifestazioni registrate da ACLED tra ottobre 2023 e luglio 2025 ha riguardato proprio questa lotta interna al MAS. Il culmine delle mobilitazioni è avvenuto a giugno, quando Morales e i suoi sostenitori hanno provato a forzare la sua inclusione bloccando diverse arterie principali del paese per settimane, scontrandosi con le forze di sicurezza e lasciando otto persone uccise, tra manifestanti e poliziotti.

Mentre la lotta intestina al MAS paralizzava la politica e le strade del paese, l’economia crollava. Dopo anni di crescita trainata dalle esportazioni di gas e materie prime, il paese ha sperimentato negli ultimi tempi stagnazione, inflazione crescente e un aumento del debito pubblico. Il MAS, che aveva costruito la propria legittimità sulla redistribuzione delle rendite delle risorse naturali e sull’espansione delle politiche sociali, si è trovato senza margini di manovra. La mancanza di investimenti e l’aumento della domanda interna hanno fatto crollare la produzione di gas e prosciugato le riserve in dollari della banca centrale necessarie per pagare l’importazione crescente di carburanti.

Le mobilitazioni dei sostenitori di Morales hanno aggravato questa pressione economica. Quasi nove manifestazioni pro-Morales su dieci hanno incluso blocchi stradali, soprattutto nella regione di Cochabamba — nodo cruciale per i flussi commerciali del Paese — massimizzandone l’impatto economico, causando gravi carenze di carburante e forti aumenti dei prezzi alimentari. Tra ottobre 2023 e luglio 2025, ACLED registra oltre 550 proteste relative alla scarsità di carburante e di dollari e contro il rincaro dei prezzi dei generi alimentari.

Morales sperava che il malcontento economico e l’incapacità di Arce di gestire la crisi alimentasse la sua campagna anti-governativa, ma i blocchi prolungati hanno invece provocato il rigetto di una parte crescente della popolazione, allontando anche le basi popolari più fedeli. Il risultato: Eduardo del Castillo si è fermato appena sopra la soglia del 3%. Andrónico Rodríguez, dal canto suo, non è andato oltre l’8,22%. Escluso dalle urne, Morales ha dimostrato di essere ancora capace di catalizzare ancora una discreta parte dell’elettorato del MAS: dopo la conferma della sua esclusione della scheda elettorale, ha lanciato una campagna per un voto di protesta attraverso l’invalidazione della scheda elettorale. Ciò ha indubbiamente contribuito a far sì che circa il 20% delle schede siano state considerate nulle.

Dall’altra parte, la giornata elettorale – svoltasi in relativa tranquillità nonostante i timori di un’ostruzione attiva da parte dei seguitori di Morales —  ha consacrato la rinascita delle forze conservatrici marginate politicamente da due decenni. A Rodrigo Paz (32,14%) e Jorge Quiroga (26,81%), che si contenderanno la presidenza nel ballottaggio del 19 ottobre, vanno aggiunti Samuel Doria Medina, favorito nei sondaggi ma fermatosi al 19,86%, e Manfred Reyes Villa (6.62%). A conti fatti, più dell’85% dei voti validi è andato a candidati di stampo conservatore.

Il fallimento del MAS non riguarda solo un partito, ma rappresenta il collasso di un sistema che ha dominato la Bolivia dal 2006, che univa redistribuzione sociale, centralità dello Stato nell’economia e un discorso identitario fondato sulla rivendicazione indigena. È probabile che chiunque vinca il ballottaggio apporti alcune riforme a questo sistema, soprattutto nell’adozione di politiche economiche di stampo liberale volte alla riduzione della spesa pubblica, con possibili implicazioni per le classi meno abbienti che hanno beneficiato in questi anni di sussidi e servizi statali.

L’uscita di scena del MAS come forza politica al potere può essere stata relativamente pacifica nelle urne, ma ciò non esclude che i settori che lo hanno supportato per anni non oppongano resistenza a cambiamenti sostanziali del modello politico, economico e sociale che ha instaurato. L’ombra di Morales, il carisma mancato di Arce e l’insoddisfazione di un elettorato orfano di rappresentanza resteranno elementi cruciali per comprendere la Bolivia che verrà.

Tiziano Breda è ricercatore nel programma IAI Attori Globali, dove si occupa di politica e sicurezza internazionale, con particolare attenzione al ruolo dell’Unione Europea e dei suoi stati membri nella gestione delle crisi e risoluzione dei conflitti, così come di violenza, migrazioni e instabilità politica in America Latina.

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