La Bussola Strategica Ue e l’importanza di agire

La bozza recentemente circolata della Bussola Strategica (Strategic Compass) per la sicurezza e la difesa rivela un livello d’ambizione notevole per l’Unione europea, che necessita di mezzi e risolutezza per poter agire in modo concreto, e se necessario autonomamente, in un mondo sempre più ostile.

A marzo 2022 l’Ue adotterà il documento che, a detta dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, dovrà fungere da guida operativa per lo sviluppo di politiche comuni di sicurezza e difesa e del processo decisionale ad esse legato.

Scritta sostanzialmente dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), la bozza della Bussola strategica dovrà adesso circolare fra le delegazioni dei Paesi membri perché si possa arrivare ad un documento finale condiviso, che verrà approvato non a caso durante la presidenza francese del Consiglio dell’Ue. Si tratta infatti di un’iniziativa targata Parigi, ma che trova terreno fertile in numerose capitali del Vecchio Continente.

Specialmente dopo gli enormi limiti strategici e operativi esposti dal rovinoso ritiro dall’Afghanistan, con i partner europei di Washington messi di fronte ad una decisione sulla quale non hanno avuto alcuna voce in capitolo. È inoltre apparso evidente che i Paesi europei non avrebbero avuto tutti i mezzi di trasporto aereo necessari per poter portare avanti l’evacuazione di personale senza il supporto degli Stati Uniti.

Anche l’affaire Aukus ha contribuito in parte a dare un ulteriore slancio alla nozione di autonomia strategica per l’Unione, specialmente da parte di Parigi che ha pragmaticamente spinto una narrativa che vede l’Ue abbandonata a se stessa da un’America ormai concentrata sull’Indo-Pacifico.

Dispiegamento rapido
L’ultima bozza della Bussola dimostra livelli di ambizione relativamente concreti per l’Unione, che in ambito di difesa e sicurezza non sempre ha fatto della concretezza un marchio di fabbrica. Il documento dà grande rilievo all’importanza per l’Ue di agire con forza e decisione, ma soprattutto alla facoltà di farlo ogniqualvolta ce ne fosse bisogno – con partner dove possibile ma anche da soli quando si rendesse necessario.

Non sorprende l’esistenza di un piano concreto relativo alla tanto vociferata EU Rapid Deployment Capacity, o Capacità di dispiegamento rapido, che entro il 2025 dovrebbe permettere di dispiegare fino a 5mile truppe e dei relativi assetti abilitanti in modo rapido grazie alla preparazione anticipata di scenari operativi e di esercitazioni da tenere regolarmente dal 2023 in poi. Questa forza, definita “modulare”, dovrà essere composta da moduli interoperabili provenienti dalle forze armate dei vari Paesi membri.

Difficile ignorare in questo contesto il precedente fallimento degli EU Battlegroups, battaglioni multinazionali guidati a rotazione dai principali Paesi membri e costantemente in standby per intervenire in situazioni di crisi. Operativi dal 2007, non sono stati mai utilizzati anche a causa di un processo decisionale fondato sull’unanimità da parte dei Paesi membri. Risulta altrettanto arduo immaginare che l’istituzione della capacità di reazione rapida, proprio sulla base dei Battlegroups, possa, da sola, rappresentare una soluzione al nodo dell’unanimità all’interno del Consiglio europeo. La bozza della Bussola strategica nomina dunque la possibilità dell’astensione costruttiva come alternativa al veto, ed in generale maggiore flessibilità nel permettere a coalizioni di volenterosi di agire sotto egida Ue.

La complementarità di Nato e autonomia strategica
Nonostante il concetto di autonomia strategica compaia una sola volta in tutta la bozza, è quantomai chiaro che la Bussola nella sua forma attuale allude proprio a questo traguardo. Si capisce quando il documento, a nome dell’Unione, si pone l’obiettivo di diventare un attore più assertivo ma anche più resiliente in un contesto di sicurezza più ostile.

L’autonomia strategica trova tuttavia definizioni diverse nelle capitali Ue, che insieme faticano a definire priorità politico-strategiche a livello europeo. Uno dei punti chiave sui quali si stenta a trovare una visione condivisa è il ruolo della Nato nella difesa dell’Europa, che secondo alcuni dovrebbe superare la vecchia divisione delle responsabilità fra Alleanza atlantica e Ue.

La Bussola nella sua forma attuale segue decisamente questa traiettoria di rottura con i paradigmi del passato e potrebbe suscitare qualche obiezione, specialmente dai Paesi dell’Europa orientale, storicamente molto più riluttanti a chiamare in questione il ruolo della Nato nella loro difesa.

Sarà compito della Bussola stessa, ma anche dell’imminente presidenza francese del Consiglio, quello di rassicurare le capitali dell’Est, convincendole della complementarità di Alleanza Atlantica da una parte e autonomia strategica europea dall’altra. Da parte sua, la bozza in questione ribadisce che la Nato rimarrà la colonna portante della difesa collettiva per i Paesi Ue che ne fanno parte, e anzi vuole approfondire la cooperazione fra i due attori su temi come la mobilità militare dentro e fuori l’Unione e il contrasto alla guerra ibrida.

Per un’Unione non più passiva
Quali effetti sortirà la Bussola Strategica nei prossimi mesi resta da vedere e dipenderà fortemente da quanti e quali Paesi la faranno realmente propria come documento di indirizzo. Nella sua forma attuale, la bozza traccia una strada relativamente ambiziosa in un momento storico dove forse non potrebbe fare altrimenti. L’Ue non può più permettersi di essere un attore passivo in un palcoscenico geopolitico che si rivela sempre più ostile ai suoi valori fondanti, e questa consapevolezza non è sicuramente circoscritta a Parigi.

I Paesi che vorranno contribuire ad un cambio di passo dell’Europa della difesa dovranno fare fronte comune perché il bisogno di agire e di difendere l’Unione e i suoi interessi non venga percepito in alcune capitali come una superflua duplicazione di responsabilità della Nato o una mera velleità. L’adozione da parte del Consiglio europeo di una Bussola ambiziosa sarebbe un traguardo importante, ma non un punto di arrivo: l’attuazione sarà il vero spartiacque.

Foto di copertina di EPA/JOÉDSON ALVES

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