In Serbia il partito di Vučić si conferma vincitore con riserva

Domenica 3 aprile gli elettori serbi hanno riconfermato con il 43% delle preferenze il Partito progressista serbo (Sns) per le elezioni dell’Assemblea nazionale. In parallelo alle elezioni nazionali si concorreva anche per la carica di presidente: Aleksandar Vučić è stato riconfermato al primo scrutinio a larga maggioranza (60%).

Se da un lato la rielezione di Vučić (in carica dal 2017) era data quasi per scontata, anche grazie alla sua forte presenza nei media locali e nazionali, dall’altro le elezioni parlamentari riflettono una società frammentata e in cerca di un cambiamento.

“Nuove” coalizioni per il cambiamento

Tale cambiamento è dato dall’entrata in Parlamento di tre nuovi partiti, frutto di movimenti politici preesistenti ma non formalmente presenti nelle elezioni del 2020: Serbia unita, il partito dei Verdi e il movimento serbo Dveri.

Sebbene Sns abbia conquistato la maggioranza dei seggi (120 su un totale di 250), il secondo partito uscito vincitore da questa tornata elettorale fa parte di questo ristretto gruppo di opposizione: Serbia unita.

Serbia unita, che si è aggiudicato 38 seggi, è in realtà una coalizione di più partiti, tra i quali spiccano il Partito popolare guidato dal liberal-conservatore Vuk Jeremić, il partito di centro sinistra Libertà e giustizia di Dragan Đilas e il Partito democratico di Zoran Đinđić. Il programma della coalizione si basava sulla lotta alla corruzione e per la libertà di stampa, per far progredire la Serbia nel processo di integrazione europea e nel pieno rispetto delle minoranze nazionali.

Il Partito Progressista Serbo vince ma non trionfa

L’Sns ha vinto con un minor margine rispetto alle elezioni del 2020 (in cui aveva trionfato con il 60%) e questo è dovuto a una moltitudine di fattori. Innanzitutto, come abbiamo visto, la presenza di diverse e “nuove” forze politiche sulla scena nazionale, che hanno frammentato il voto. In secondo luogo, come riporta BalkanInsight, l’analista politico Djordje Vukadinović ha detto che “un gran numero di potenziali elettori del Sns ha optato per il Partito socialista serbo o per i partiti minori di destra a causa della loro posizione più nazionalista“.

Anche la guerra in Ucraina e la forte componente filorussa presente nel Paese sembra abbiano aumentato il divario tra Sns e il Partito socialista, più apertamente vicino alle istanze russe. Tale risultato non favorisce Vučić né in sede di elezioni, né nei prossimi appuntamenti istituzionali di alto livello, in particolare con l’Unione europea, dove la componente estremista e filorussa sarà oltremodo presente nel corso della prossima legislatura.

«Suppongo che a causa di ciò, Vučić, come al solito, procrastinerà la formazione di un nuovo governo della Serbia fino all’ultimo giorno», ha concluso Vukadinović.

In Serbia la società rimane divisa

Il Consiglio d’Europa, nelle sue osservazioni post-elettorali, ha indicato come, sebbene il dialogo tra i partiti sia migliorato negli ultimi anni, la copertura mediatica non è stata eguale per tutti, favorendo non solo il presidente in carica, ma anche il suo partito, «limitando la possibilità degli elettori di fare una scelta pienamente informata». Il rapporto prosegue indicando come la moltitudine di partiti abbia accentuato la polarizzazione presso la popolazione, scoppiando in scontri tra luglio 2020 e gennaio 2022.

Tale polarizzazione è una prospettiva che bisogna tenere in considerazione nel prossimo futuro, soprattutto per quanto riguarda il peso politico che il Partito socialista e gli altri partiti nazionalisti (tra i quali il partito croato “Insieme per la Vojvodina”) riusciranno a rappresentare in Parlamento. Per quanto riguarda i socialisti, i risultati elettorali mostrano un ritorno del partito nell’Assemblea Nazionale con l’11,5% dei voti, un leggero aumento rispetto al loro standard del 10%.

Nonostante l’aumento irrisorio in termini di voti totali, questo lieve incremento è indicativo di uno scostamento da parte della società verso il Partito fondato oltre 25 anni fa da Slobodan Milošević. Nel contempo, il partito di Vučić dovrà capire come rapportarsi non solo con il ritorno in auge del Partito Socialista, ma anche con le coalizioni di Serbia unita, dei Verdi e delle diverse minoranze nazionali.

A cura della redazione Europa de Lo Spiegone.

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Foto di copertina EPA/ANDREJ CUKIC

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