La Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite (ONU) sui Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, non ha dubbi: le autorità israeliane sono responsabili di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza durante le operazioni militari e gli attacchi a Gaza a partire dal 7 ottobre 2023. Le prove raccolte, che sono ancora parziali, ma basate su numerose testimonianze, immagini satellitari e rapporti medici, portano, secondo la Commissione presieduta da Navi Pillay (ne fanno parte anche due esperti dell’Onu ossia Miloon Kothari e Chris Sidoti), a un’unica conclusione circa la perpetrazione di crimini. La Commissione ha evidenziato l’impossibilità di raccogliere prove dirette sul campo a causa del divieto di accesso nella Striscia di Gaza imposto dalle autorità israeliane che hanno impedito l’ingresso ai membri della Commissione.
Stop alle ostilità: la Commissione ONU contro Hamas e Israele
Il gruppo di lavoro, che ha diffuso il rapporto finale che sarà discusso dal Consiglio per i diritti umani nella riunione del 19 giugno (a-hrc-56-26-auv), ha anche accertato che i gruppi armati palestinesi, in particolare Hamas e altri sei gruppi terroristici, hanno commesso crimini di guerra nell’attacco del 7 ottobre. Sulla perpetrazione dei crimini sta lavorando anche la Procura della Corte penale internazionale e, malgrado la Commissione non possa essere equiparata a un organo giudiziario, il rapporto è il risultato della prima indagine approfondita delle Nazioni Unite sugli eventi a partire dal 7 ottobre 2023. La Commissione ha chiesto a Israele l’immediata cessazione delle operazioni militari, compreso l’assalto a Rafah, così come ha chiesto ad Hamas lo stop agli attacchi missilistici e il rilascio di tutti gli ostaggi.
La strategia israeliana: punizione collettiva contro i civili
Ad avviso della Commissione, l’elevato numero di morti tra i civili e la distruzione di oggetti e infrastrutture sono da inserire in una strategia di Israele che punta a causare il massimo danno, in violazione dei principi di distinzione, proporzionalità e adeguate precauzioni. D’altra parte – scrive la Commissione con riguardo all’azione di Israele – “l’uso di armi pesanti con grande capacità distruttiva in aree densamente popolate costituisce un attacco intenzionale e diretto alla popolazione civile”. Inoltre, le dichiarazioni di alcuni leader e funzionari israeliani equivalgono all’incitamento alla commissione di crimini e finanche di genocidio, in violazione del diritto internazionale. A ciò si aggiungano i metodi per affamare la popolazione civile e il sostanziale stato di assedio della Striscia di Gaza, con trasferimento forzato della popolazione da Gaza, comportamenti che equivalgono “a una punizione collettiva contro la popolazione civile”. La Commissione ha anche riportato testimonianze relative ad atti di violenza sessuale commessi dalle forze di sicurezza israeliane. Per l’attacco del 7 ottobre, nel rapporto si evidenziano anche i crimini commessi da Hamas, in alcuni casi aiutata da palestinesi in abiti civili, con torture, anche nei confronti di bambini, violenza sessuale e presa di ostaggi.
La Commissione ha chiesto la cessazione delle ostilità e il rispetto, da parte di Israele, delle ordinanze della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio, del 28 marzo e del 24 maggio 2024, così come ha chiesto ad Hamas la liberazione degli ostaggi, ma è difficile che i rapporti della Commissione riescano a modificare la situazione tenendo conto che la stessa risoluzione n. 2735 del Consiglio di Sicurezza, adottata il 10 giugno 2024 con la sola astensione della Russia, è rimasta, almeno fino ad oggi, inattuata (risoluzione; qui le posizioni dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza n2416322).