Elezioni in Grecia, una conferma e tre sorprese

Nella Grecia ancora turbata dal naufragio del 14 Giugno si è votato per la prima volta con la nuova legge elettorale che, lo ricordiamo, fu approvata a maggioranza semplice nel 2020. Oltre al premio di maggioranza variabile in relazione ai voti ricevuti, si caratterizza per le liste bloccate, cioè i cittadini greci non hanno votato il singolo candidato ma il simbolo del partito. Per la seconda volta invece, sono stati elettori attivi pure coloro che il giorno del voto hanno compiuto 17 anni e i residenti all’estero.

Oltre ad una prevedibile conferma ci sono state tre sorprese.

I risultati delle elezioni in Grecia

Con un’affluenza del 52,82% sui quasi 10 milioni di aventi diritto, Nuova Democrazia si conferma nettamente primo partito con il 40,55% dei consensi, ottenendo quindi 158 seggi nella Voulì. Al secondo posto, nettamente distanziata, la sinistra radicale di Syriza con il 17,84% (48 seggi). Seguono il Pasok (11,85%, 32 seggi) e il Kke (7,69%, 20 seggi). Tra i partiti che riescono a raggiungere l’ingresso in Parlamento anche gli Spartani (4,64%, 12 seggi), Soluzione Greca (4,44%, 12 seggi), Niki (3,69%, 10 seggi) e Course of Freedom (3,17%, 8 seggi)

Andiamo con ordine. Per la struttura della legge elettorale l’unica beneficiaria era ND. Gli astenuti, vuoi per la giornata che faceva preferire il mare vuoi per la disaffezione al voto, sono aumentati.

Le sorprese sono l’ingresso nella Βουλή (Voulì) di altri tre partiti, il riconfermato Soluzione Greca, e poi Niki e Spartani. Gli Spartani, assenti alle elezioni di maggio, fanno il loro ingresso in parlamento scavalcando a destra ND.

Il partito patriottico Niki che fu fondato a Salonicco all’indomani degli Accordi di Prespe (Accordo con la Macedonia del Nord). Ha raccolto voti laddove la questione macedone è più sensibile. Rispetto a Soluzione Greca e Spartani questo partito si distingue per una maggiore centralità della religione cristiana ortodossa. La percentuale di questi tre partiti è più o meno che raccolsero anni fa i neonazisti di Alba Dorata.

Se confrontiamo timori e speranze della vigilia possiamo dire che da un naufragio vero siamo passati a un maremoto politico, perché a destra le acque sono ancora agitate. Per ND lo scopo era quello di arrivare alla αυτοδυναμία (=autodinamìa) cioè l’autosufficienza, la maggioranza assoluta con almeno 158 seggi e non farsi superare a destra. Il primo obiettivo è stato raggiunto.

Poiché tutti virano a destra, il segno tangibile della paura di Kyriakos Mitsotakis si è visto battendo sul tasto dell’immigrazione e dell’amore di patria dicendo che nessun altro partito lo è più del loro. Non a caso è da Salonicco che ha detto che più voci non sempre sono polifonia ma anzi in alcuni casi sono una “cacofonia democratica”. Ma non è stato sufficiente e ora bisogna capire se i tre partiti di destra saranno degli avversari o su alcuni temi magari pure scomodi e indesiderati alleati.

Le reazioni politiche

Forte della maggioranza assoluta il leader e premier in pectore Mitsotakis ha sottolineato che le riforme andranno avanti perché così hanno voluto i Greci. Resta il puzzle del governo che si deve formare.

Secondo gli analisti vicino al partito sono diverse le ragioni della vittoria: Innanzitutto, rafforzata dal successo di maggio, la leadership del partito si è data da fare nei territori laddove non aveva vinto. Alla forza organizzativa di ND è corrisposta la debolezza sugli stessi territori di Syriza, la cui leadership era alle corde e si è visto.

Hanno influito inoltre calcoli e strategia azzeccate, cioè il vento favorevole delle elezioni di maggio non si è tradotto in “ubriacatura di vittoria” ma nella prospettiva di una vittoria che non si poteva mancare. Rispetto a Maggio, infine, ND ha perso elettori ma non punti percentuali.

Per quanto riguarda Syriza, invece, prima del voto tre erano le paure del partito guidato da Alexis Tsipras: rianimarsi dalla batosta del 21 maggio, restare sulla soglia psicologica del 20% dei voti, respingere l’avanzata del Pasok-Ka verso la leadership del centrosinistra.

Possiamo dire che ha perso su tutti e tre i fronti. È sceso infatti al 17% e benché mantenga una distanza di voti e di seggi dai socialisti, esce con le ossa rotte e inadatta a guidare l’opposizione. Tsipras ha dichiarato che il ciclo di un’epoca è finito, e che per quello che comincia bisogna vedere chi sarà la guida. Ha dunque comunicato che rimette il suo mandato nelle mani dei competenti organi del partito.

Nel Pasok, invece, l’obiettivo del partito di Nikos Androukakis era quello di riprendere quegli elettori che negli anni avevano virato verso Syriza e la campagna elettorale verso i figlioli prodighi era il presupposto per l’opposizione attuale e la leadership futura. I risultati gli hanno dato ragione. Dalle dichiarazioni a caldo il leader si è detto preoccupato per l’estrema destra in Parlamento ma ovviamente soddisfatto del risultato perché “abbiamo ripreso i fili della Storia e saremo l’unica opposizione credibile a questo governo”.

Per il Kke, invece, vittoria di consolazione per la sinistra tradizionale, il leader conferma che il voto ai comunisti di Grecia non è un voto clientelare ma un voto di lotta che in futuro aumenterà. Ha ringraziato gli elettori dei quartieri popolari dove comunque il partito ha confermato il successo di Maggio. Una situazione che viene confermata è che ormai di coalizione di sinistra non parla più nessuno.

Per quanto riguarda i tre partiti estremisti, gli Spartani hanno avuto la “benedizione” dell’ex Alba Dorata e attualmente sotto processo Ilias Kasidiàris. Il leader di Niki, Dimitris Natsiou, ha dichiarato che la Fede è entrata nella scena politica, tanto per tornare alla centralità religiosa.

Veniamo a sinistra: resta fuori Mera25 dell’ex Ministro Yanis Varoufàkis che definisce il momento politico come “il lamento funebre della Sinistra”, mentre la novità è rappresentata da Zoì Konstantinopoùlou ex presidente del Parlamento in quota Syriza da cui poi uscì per fondare Course of Freedom e prendere sempre più distanze dalla Sinistra abbracciando temi cari alla Destra, tra cui proprio l’abolizione del Trattato di Prespe.

La Grecia verso destra

La prima conclusione che si può trarre per il momento è chiara. Temi di forte impatto sociale e mediatico come i migranti e le loro disgrazie hanno messo (spesso con tempistiche esterne parziali e sospette) la Grecia sotto l’occhio mondiale del ciclone. Ma come spesso è accaduto, il dito puntato contro i greci ha un effetto immediato, quello di compattare la gente e di spingerla a destra verso tematiche che fanno sempre da collante. Il difficile sarà prevenire e distinguere chi sarà lì a risolvere i problemi navigando verso la giusta rotta da chi sarà pronto soltanto a speculare.

Ora però tutti si augurano che Mitsotàkis si dimostri un valido Odisseo.

Foto di copertina EPA/ALEXANDROS VLACHOS

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