Usa: i negazionisti delle elezioni verso il ‘game over’?

Le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti si sono concluse in modo deludente per il Partito Repubblicano: la ‘red wave’ presagita dai sondaggi non si è manifestata, il Partito Democratico ha mantenuto il controllo del Senato e contenuto le sue perdite alla Camera dei rappresentanti, controllata ora dai Repubblicani con un’esigua maggioranza.

Gli sconfitti principali di questa tornata elettorale sono stati tuttavia gli election deniers, i negazionisti delle elezioni. Questo termine indica tutti i candidati del Partito Repubblicano che, sulla scia di Donald Trump, hanno messo in dubbio la regolarità ed i risultati delle elezioni presidenziali del gennaio 2021, dando vita ad una vera e propria teoria del complotto dalle flebili fondamenta. 

Un tentato colpo di mano

I negazionisti hanno espresso candidature in circa 13 Stati chiave, cercando di vincere le elezioni governatoriali e quelle per la posizione di segretario di Stato o procuratore generale. Nel sistema federale statunitense, queste figure istituzionali hanno la responsabilità di sorvegliare sul regolare svolgimento di elezioni di ogni tipo, incluso il conteggio dei voti durante le elezioni presidenziali. Per diversi analisti, l’ambizione dei negazionisti è chiara: conquistare queste cariche istituzionali e tentare di sovvertire l’esito delle elezioni.

Questa strategia non ha dato i frutti sperati. Alle elezioni governatoriali in Arizona, l’anchorwoman negazionista Kari Lake ha perso contro la rivale dem Katie Hobbs per circa ventunomila voti in meno. Autodefinitasi una ex-elettrice di Obama, Lake aveva ricevuto l’appoggio di Trump in persona e aveva incentrato la sua campagna elettorale su temi cari all’elettorato di estrema destra, guidando accese battaglie per bandire i macchinari elettronici usati per tabulare i voti dell’elettorato dell’Arizona, citando il rischio di brogli derivanti dalla loro manomissione. Durante le operazioni di voto, Lake era poi insorta con una bizzarra polemica sulle cartucce toner utilizzate per stampare le schede elettorali: la scarsa intensità dell’inchiostro avrebbe, secondo Lake, permesso agli amministratori del seggio di scartare selettivamente i voti per i candidati Repubblicani. 

Un destino simile ha colpito l’ex Colonnello dell’esercito Doug Mastriano, sopraffatto dal Dem Josh Shapiro alle governatoriali della Pennsylvania con uno scarto di quasi 800 mila voti. Il 6 gennaio 2020, Mastriano era stato coinvolto nell’assalto dei sostenitori dell’ex Presidente Trump al Campidoglio, organizzando pullman per portare quante più persone possibili a Washington per protestare contro la certificazione della vittoria di Joe Biden. Vicino a gruppi armati eversivi come gli Oath Keepers e particolarmente attivo sul social d’estrema destra Gab, Mastriano è considerato uno dei principali esponenti del movimento dei negazionisti elettorali, di cui ha sempre esplicitamente adottato retorica ed argomentazioni.

Il negazionismo non vince alle urne, ma…

Alla radice delle sonore sconfitte subite dagli election deniers ci sono due fattori chiave. In primo luogo, il tema della tutela delle istituzioni democratiche dai tentativi di sovversione, che ha inaspettatamente motivato una parte sostanziale dell’elettorato ad esprimere la sua preferenza verso i dem. Le coorti d’età più giovani come quella della gen Z – i nati tra il 1997 e il 2012 –  si sono mostrate particolarmente recettive verso questo tipo di messaggio. 

In secondo luogo, come evidenziato anche da un’analisi dei dati compiuta da Five Thirty Eight, la qualità dei candidati negazionisti è stata percepita come scadente da parte degli stessi elettori Repubblicani, che hanno spesso deciso di dividere le proprie preferenze elettorali votando in base all’ ‘accettabilità’ di un candidato rispetto alla sua appartenenza politica: in Pennsylvania molti elettori del candidato Repubblicano al Senato Mehmet Oz, che aveva cercato di coltivare un immagine più ‘rispettabile’ rispetto ai colleghi di partito, hanno invece preferito il democratico Josh Shapiro a Doug Mastriano, figura controversa e radicale.

Le istituzioni democratiche americane possono tirare un sospiro di sollievo, ma il fenomeno dei negazionisti elettorali è ancora duro a morire. Molti candidati negazionisti si sono rifiutati di concedere la sconfitta ai loro avversari Dem, tra cui la sopracitata Kari Lake. “Gli abitanti dell’Arizona sanno distinguere le balle quando le vedono” è il tweet caustico con cui ha rivendicato la possibilità di brogli a danno della sua campagna elettorale, suscitando molte risposte ironiche.

Non mancano poi approcci ambigui alla questione, che potrebbero nascondere insidie future. In Florida il governatore Repubblicano Ron De Santis, favorito alle primarie Repubblicane per le presidenziali 2024, ha invece vietato l’accesso ai seggi agli osservatori elettorali mandati dal governo federale. L’argomentazione: la loro presenza è ridondante, poiché le operazioni di sorveglianza della regolarità del voto sono già compiute da osservatori che rispondono al governo locale, ed all’ufficio del governatore. 

*Questo articolo è a cura di Antonio Junior Luchini, autore della redazione di Jefferson – Lettere sull’America

Foto di copertina EPA/CAROLINE BREHMAN

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