Minacce ibride e vulnerabilità cibernetiche: lezioni dalla sicurezza marittima israeliana nella protezione delle infrastrutture critiche

Il dominio marittimo di Israele è divenuto un asse centrale della sua sicurezza nazionale, comprendendo porti, piattaforme energetiche, cavi sottomarini e rotte commerciali critiche. Haifa, Ashdod ed Eilat gestiscono la stragrande maggioranza degli scambi marittimi e delle importazioni energetiche, mentre i giacimenti di gas offshore come Leviathan, Tamar e Karish garantiscono l’approvvigionamento interno e le esportazioni regionali. I cavi sottomarini in fibra ottica collegano queste infrastrutture alle reti di comunicazione globali, sostenendo tanto le operazioni commerciali private quanto quelle governative. Tuttavia, l’efficienza e l’integrazione di tali sistemi, pur costituendo un vantaggio strategico, generano profonde vulnerabilità: l’interruzione di continuità di un singolo nodo può propagarsi attraverso reti energetiche, logistiche e digitali, amplificando anche l’impatto di danni minori.

La logica asimmetrica degli avversari regionali risulta evidente dagli episodi recenti. Dall’inizio della guerra a Gaza, gli Houthi hanno ripetutamente preso di mira il traffico commerciale nel Mar Rosso e nel corridoio di Bab el-Mandeb, inclusi cargo e petroliere che trasportano carburante e beni essenziali verso Israele. Questi attacchi hanno costretto le principali compagnie di navigazione a circumnavigare l’Africa, aumentando drasticamente tempi e costi di transito e riducendo il traffico nel porto di Eilat di oltre il 90% nei periodi di picco. Nel teatro settentrionale, Hezbollah ha sollecitato le difese costiere israeliane utilizzando droni e sistemi missilistici antinave, mentre Hamas ha condotto azioni limitate ma destabilizzanti lungo la costa di Gaza. Parallelamente, attori cibernetici iraniani hanno sfruttato le reti di tecnologia operativa, prendendo di mira sistemi SCADA (Supervisory Control and Data Acquisition) e PLC (Programmable Logic Controllers) alla base delle operazioni portuali e offshore. Ad esempio, il gruppo CyberAv3ngers ha compromesso il funzionamento di PLC Unitronics della serie Vision, ampiamente diffusi nei porti e nelle piattaforme offshore israeliane, dimostrando che un attacco informatico può provocare una discontinuità sistemica senza ricorrere necessariamente a un ingaggio cinetico.

Le piattaforme energetiche offshore rappresentano un esempio emblematico delle potenziali vulnerabilità dell’infrastruttura marittima israeliana. Si tratta infatti di strutture tecnologicamente complesse e geograficamente fisse, dipendenti da sistemi di controllo integrati per perforazione, produzione energetica e operazioni di sicurezza. Anche intrusioni cibernetiche o attacchi fisici di modesta entità possono innescare effetti a cascata sulla rete elettrica e sulle infrastrutture di esportazione, generando conseguenze economiche e strategiche sproporzionate. Analogamente, i porti operano all’intersezione tra attività fisiche, logistica e gestione digitale. Infiltrazioni malware, attacchi ransomware o sabotaggi in un singolo livello operativo possono bloccare il commercio, interrompere i flussi energetici e compromettere le comunicazioni. I cavi sottomarini, veri e propri pilastri dell’economia digitale israeliana, rimangono altamente sensibili: sebbene finora non si siano registrati attacchi diretti tali da reciderli, campagne ibride che combinano interferenze cibernetiche, sabotaggi fisici e operazioni psicologiche potrebbero destabilizzare sistemi finanziari, comunicazioni militari e funzioni di comando e controllo nazionali.

Israele ha sviluppato strutture robuste in ambito marittimo e cibernetico per affrontare queste minacce, tra cui il ruolo di supervisione della National Cyber Directorate nella protezione delle infrastrutture critiche, una vasta sorveglianza navale e una difesa missilistica stratificata lungo gli approcci costieri. Tuttavia, la crescente sofisticazione e creatività operativa dell’Iran e del cosiddetto “asse della resistenza” mette costantemente sotto pressione tali sistemi. Le misure di cybersecurity (tra cui la segmentazione tra IT e tecnologia operativa, il monitoraggio in tempo reale e i quadri di risposta coordinata pubblico-privata) sono essenziali ma non sufficienti da sole. Le strategie ibride degli avversari sfruttano non solo le vulnerabilità tecniche, ma anche l’interdipendenza sistemica e la complessità operativa. Ne consegue che persino porti e piattaforme ben difesi restano esposti a forme di attacchi asimmetrici.

Le sfide future sono al tempo stesso tecniche e strategiche. Sistemi marittimi senza equipaggio, piattaforme autonome e operazioni cibernetiche basate sull’intelligenza artificiale ampliano la superficie d’attacco per gli attori ostili, mentre i mutamenti geopolitici nella regione MENA introducono variabili difficilmente prevedibili. Mantenere resilienza richiederà analisi di scenari dinamici, valutazioni del rischio basate su “system-of-systems” (SoS) e una pianificazione integrata delle contingenze che coinvolga settori militari, governativi e privati. L’esperienza israeliana evidenzia dunque una lezione cruciale per la sicurezza delle infrastrutture contemporanee: le minacce ibride e asimmetriche operano sfruttando complessità e interconnessione, più che ricorrendo unicamente alla forza bruta. Porti, piattaforme offshore, corridoi marittimi e cavi sottomarini formano un network socio-tecnologico strettamente interconnesso, in cui la compromissione di un servizio localizzato può generare effetti amplificati devastanti.

In ultima analisi, la sicurezza marittima israeliana dipende non solo da difese fisiche e cibernetiche, ma anche dalla capacità di anticipare e adattarsi alla logica operativa degli avversari. Integrando ridondanza, resilienza e gestione proattiva delle minacce nel proprio dominio marittimo, Israele può trasformare l’interdipendenza da punto di vulnerabilità a vantaggio strategico. Teheran e le sue proxies continueranno a sondare e sfidare questi sistemi, ma un approccio comprensivo, che integri operazioni navali, cybersecurity e resilienza sistemica delle infrastrutture, offre il percorso più sicuro per proteggere un ambiente marittimo e navale conteso.

Matteo Giada

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