Raz Zimmt: “Lo status quo tra Israele e Iran non è sostenibile ancora a lungo”

Raz Zimmt è Direttore del programma “Iran and the Shiite Axis” presso l’Institute for National Security Studies (INSS).

Nel suo intervento ha parlato di una situazione instabile nel Medioriente, a cosa si riferisce esattamente?

Credo che dopo la guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran, la motivazione dell’Iran a cambiare la propria dottrina nucleare, e forse anche a procedere verso la realizzazione di un’arma nucleare, sia aumentata. Attualmente non ci sono ispezioni dell’AIEA in Iran dopo la guerra. Purtroppo al momento non ci sono negoziati tra l’Iran e gli Stati Uniti. E questo certamente aumenta le prospettive di un nuovo ciclo di guerra tra Israele e Iran. Direi che ci sono almeno due grandi preoccupazioni in Israele. Una è la possibilità di un errore di valutazione tra Israele e Iran, il che significa che l’Iran potrebbe prendere alcune decisioni che verrebbero interpretate in modo errato da Israele, e questo potrebbe portare a un altro ciclo di guerra. Tutto ciò potrebbe portare l’Iran a prendere una decisione rischiosa che richiederebbe una ritorsione da parte di Israele o degli Stati Uniti. Ritengo quindi che l’attuale status quo, senza pace né guerra, non sia sostenibile ancora a lungo. A un certo punto, potremmo assistere a decisioni iraniane che potrebbero portare Israele a decidere di attaccare nuovamente l’Iran.

Quanto ritiene possibile che possano riaprirsi i negoziati con l’Iran sul nucleare?

Non sono troppo ottimista. Devo dire che al momento non sembra esserci alcuna volontà, né a Washington né a Teheran, di tornare al tavolo delle trattative. Penso che le richieste avanzate dagli Stati Uniti siano considerate dagli iraniani come una richiesta di capitolazione totale da parte dell’Iran, tra queste l’arricchimento-zero e le limitazioni al programma missilistico iraniano. Ritengo quindi che attualmente le massime concessioni che l’Iran è disposto a fare non soddisfino le richieste minime degli Stati Uniti. E certamente c’è una totale sfiducia tra l’Iran e gli Stati Uniti. Quindi non sono sicuro che sia possibile andare avanti con i negoziati.

Quali sono le positività e le negatività dell’intervento militare israeliano e statunitense in Iran? 

Da un lato si può certamente affermare che l’attacco è riuscito a ridurre le capacità nucleari e missilistiche dell’Iran. L’Iran non è più uno Stato-soglia, intendo ad un passo dall’arma nucleare. Dall’altro lato, come ho detto prima, in Iran si vocifera sempre di più che, a causa della guerra, si debba ottenere lo strumento di deterrenza definitivo contro Israele e Stati Uniti, procedendo con l’acquisizione di armi nucleari. Penso che forse la questione più importante sia ricordare che, sebbene Israele e Stati Uniti siano riusciti a infliggere danni ingenti agli impianti nucleari iraniani, il know-how è ancora lì, il materiale fissile è ancora lì, circa 400 chilogrammi di uranio arricchito, e questo ovviamente rende la situazione più rischiosa.

Qual è il consenso in patria di Netanyahu dopo il cessate il fuoco a Gaza?

Penso che la popolarità di Netanyahu sia più o meno la stessa degli ultimi due anni. Da un lato, possiamo dire che non è così popolare come prima della guerra a Gaza. Ma credo che grazie ai risultati ottenuti da Israele in Libano e in Iran, la sua popolarità sia aumentata. Non sono sicuro che sia sufficiente per vincere le prossime elezioni nel 2026, ma è ancora presto per dirlo, mancano ancora diversi mesi, fino a un anno, alle prossime elezioni, quindi le cose possono certamente cambiare.

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