TPNW: un mondo denuclearizzato (a data da destinarsi)

Le armi nucleari sono le armi più pericolose tra quelle esistenti e il loro mantenimento è una delle maggiori minacce per l’umanità. Il loro uso avrebbe conseguenze umanitarie catastrofiche, in grado di distruggere la vita sulla Terra.

Nonostante siano state utilizzate solamente in due occasioni nell’intera storia dell’umanità – a Hiroshima e Nagasaki nel 1945 – ad oggi nel mondo ne rimangono circa 13.400. I rischi del loro uso sono in aumento, sia in termini di probabilità che di entità degli effetti. In questo contesto, il disarmo nucleare costituisce un imperativo umanitario urgente, ma raggiungere questo obiettivo è una sfida estremamente difficile.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale sono stati firmati numerosi trattati multilaterali con l’obiettivo di regolamentare e arginare la proliferazione nucleare. Tra questi, il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), il Trattato per la messa al bando parziale degli esperimenti nucleari (PTBT), il Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) e il più recente Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW).

Il TPNW, entrato in vigore il 22 gennaio 2021, prevedeva la prima riunione degli Stati membri entro un anno dalla sua entrata in vigore. Originariamente prevista per gennaio 2022, questa prima riunione è però stata rimandata a causa della pandemia e si è svolta dal 21 al 23 giugno a Vienna. Molti i temi affrontati, e ambizioso l’obiettivo, ma il suo impatto sul disarmo rimane per ora estremamente limitato.

La prima riunione del TPNW

La riunione del TPNW si è tenuta in un momento che non poteva essere più appropriato. Dopo le minacce, non troppo velate, da parte di Putin dell’utilizzo di armi nucleari contro l’Ucraina, l’intera comunità internazionale è in allarme ed estremamente sensibile alla tematica. Questo spiega la larga partecipazione all’evento di Vienna: oltre ai 49 (dei 65) Stati membri, hanno partecipato in qualità di osservatori anche 34 Stati non membri e 98 tra organizzazioni intergovernative e non governative.

Al termine dell’incontro è stato redatto il Vienna Action Plan, volto a guidare gli Stati membri nell’implementazione del Trattato. Attraverso l’Action Plan, gli Stati membri si sono impegnati in 50 azioni per il raggiungimento di diversi obiettivi, dall’universalizzazione all’effettiva implementazione del trattato, dall’assistenza alle vittime alla bonifica ambientale, dalla cooperazione internazionale alla parità di genere.

Un obiettivo universale

Il TPNW impegna i suoi Stati membri a non sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere, stoccare, usare, minacciare di usare armi nucleari o fornire assistenza a qualsiasi altro Stato impegnato in tale attività.

Non sorprende quindi che tra i 65 stati membri non compaia il nome di nessuno degli otto (più due) Stati dotati (o presumibilmente dotati) di armi nucleari. Nella lista degli Stati membri non compaiono né gli Stati Uniti, né la Russia, il Regno Unito, la Francia o la Cina, riconosciuti ufficialmente nel Trattato di non proliferazione come detentori di armi nucleari. Non compaiono poi neanche l’India, il Pakistan né la Corea del Nord, che hanno condotto test nucleari dichiarandone pubblicamente il possesso. Infine, non compaiono Israele né l’Iran, generalmente considerati in possesso di armi nucleari, pur non avendolo mai pubblicamente riconosciuto.

L’obiettivo finale del TPNW è però il disarmo universale. Nel Vienna Action Plan si legge l’impegno degli Stati membri a “fare degli sforzi di universalizzazione una priorità” promuovendo il Trattato tra gli Stati che non l’hanno ancora firmato o ratificato.

Un imperativo umanitario

Una copertura universale del Trattato permetterebbe non solo un futuro più sicuro, ma anche un’azione umanitaria più efficace. Nel documento di lavoro presentato alla riunione dal comitato internazionale della Croce Rossa, è stato evidenziato come, a causa degli effetti duraturi dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti, l’uso o la sperimentazione di armi nucleari abbia lasciato in diverse parti del mondo un’eredità di gravi conseguenze umanitarie e ambientali.

Gli Stati membri sono obbligati dal Trattato a risanare le aree sotto la propria giurisdizione contaminate dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari, a fornire assistenza agli individui sotto la propria giurisdizione colpiti da tale attività e a fornire assistenza agli altri Stati membri che la richiedano.

Al fine di rendere operativi questi obblighi, nel Vienna Action Plan gli Stati membri si sono impegnati a potenziare la cooperazione con gli altri Stati membri, le organizzazioni internazionali e la società civile per promuovere un’attuazione efficace del Trattato. Hanno poi proposto l’istituzione in futuro di un fondo fiduciario internazionale per gli Stati colpiti dall’uso o dalla sperimentazione di armi nucleari.

Raggiungere l’uguaglianza di genere nella diplomazia nucleare

Sempre nel Vienna Action Plan si legge che l’assistenza a cui sono chiamati gli Stati membri deve essere fornita “con particolare attenzione verso donne e ragazze”, riconosciute nel preambolo del Trattato come bersaglio colpito in modo sproporzionato dalle radiazioni ionizzanti.

Questa non è l’unica considerazione di genere discussa durante la riunione. Cile, Irlanda, Messico e l’Istituto delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Disarmo hanno presentato un intero documento di lavoro incentrato sul tema. Il documento evidenzia come garantire una partecipazione paritaria e significativa delle donne sia essenziale. In primo luogo, per una questione di equità e uguaglianza, a donne e uomini dovrebbe essere garantito il diritto di partecipare e influenzare in modo paritario i processi decisionali. Se questa motivazione non fosse sufficiente a convincere i più, tale parità permetterebbe anche di migliorare l’efficacia del Trattato, in quanto team eterogenei sono generalmente più innovativi e creativi.

A tal riguardo, gli Stati membri si sono impegnati, attraverso il Vienna Action Plan, a “integrare le considerazioni di genere in tutto il lavoro di attuazione del Trattato” e in tutte le attività legate a esso. L’attuazione del TPNW offre quindi l’opportunità di combattere stereotipi dannosi e norme di genere che perpetuano la retorica sulle strutture di potere e sulle armi nucleari.

Una questione aperta: la mancanza di un meccanismo di controllo

Dalla riunione sono dunque emerse prospettive promettenti e il Vienna Action Plan ha dato concretezza gli impegni degli Stati membri, ma una questione è rimasta aperta: come controllare il rispetto di tali impegni? Il TPNW prevede la designazione di un meccanismo di controllo sotto forma di una o più autorità internazionali con particolari mandati di negoziazione e verifica. Durante la prima riunione degli Stati Parte al trattato, però, non è stata designata nessuna autorità. Ciò che gli Stati hanno invece concordato è di proseguire le discussioni e posticipare la decisione a data da destinarsi.

Foto di copertina EPA/HOSEPAHNEWS / IRGC HANDOUT HANDOUT

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