Il 10 e 11 novembre 2025 si è tenuta a Bruxelles la quattordicesima edizione della EU Non-Proliferation and Disarmament Annual Conference, organizzata dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) per conto dell’EU Non-Proliferation and Disarmament Consortium (EUNPDC). L’evento si conferma come un punto di riferimento imprescindibile per la comunità europea e internazionale impegnata nelle questioni di non proliferazione, controllo degli armamenti e disarmo, offrendo una piattaforma di dialogo e confronto tra esperti, decisori politici e rappresentanti istituzionali.
La conferenza ha nuovamente riaffermato il ruolo del Consorzio come piattaforma cruciale per il dialogo tra ricerca indipendente e politica pubblica. Un ruolo reso possibile dal sostegno continuativo dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, che da oltre un decennio finanziano non solo la conferenza, ma anche una vasta rete di programmi di formazione, network di giovani esperti e progetti di ricerca. In un contesto internazionale sempre più frammentato e polarizzato, questo impegno rappresenta oggi più che mai una scelta fondamentale e un investimento nel futuro della sicurezza europea.
Un’agenda ampia per un mondo in transizione
Come nelle edizioni precedenti, anche la EUNPDC 2025 ha offerto un’agenda ricca e interdisciplinare: dalle armi di distruzione di massa alle armi convenzionali, dalla sicurezza spaziale alle nuove tecnologie emergenti, fino alle dinamiche regionali più sensibili.
Quest’anno, un’enfasi particolare è stata posta su temi di stretta attualità e di profonda rilevanza strategica. Tra questi, si è distinta la sessione speciale dedicata alla sicurezza nucleare, che ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Mariano Grossi. Il dibattito ha affrontato le sfide nella gestione della sicurezza degli impianti nucleari civili, nella prevenzione del rischio di proliferazione e nella protezione delle infrastrutture critiche in un contesto di fragilità normativa e securitaria.
Il programma ha inoltre incluso importanti riflessioni storiche, come il 50° anniversario della Convenzione sulle Armi Biologiche e l’80° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki – ricordato attraverso le parole del Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Izumi Nakamitsu. Queste riflessioni hanno rappresentato un invito a rinnovare l’impegno collettivo verso il principio di responsabilità condivisa, riaffermando il nesso inscindibile tra memoria storica, etica della sicurezza e prevenzione del conflitto.
Ripensare i concetti, non solo le politiche
Da questi dibattiti è emersa una consapevolezza condivisa e trasversale: il linguaggio della sicurezza internazionale sta subendo una trasformazione profonda, tanto nel lessico quanto nelle categorie interpretative che ne informano il pensiero strategico. Termini quali guerra, deterrenza, riarmo, sfiducia e incertezza tendono ormai a dominare il discorso pubblico e diplomatico, mentre concetti come multilateralismo, fiducia, disarmo o pace sembrano progressivamente relegati ai margini del dibattito. Questa evoluzione semantica non rappresenta un semplice mutamento linguistico, ma segnala un cambiamento paradigmatico più ampio: la progressiva normalizzazione della logica del confronto e della coercizione a scapito di quella della cooperazione multilaterale e della costruzione condivisa della sicurezza.
Uno dei contributi più rilevanti emersi dalla conferenza riguarda la necessità di un ripensamento concettuale profondo delle categorie analitiche che strutturano il dibattito sulla sicurezza e sul controllo degli armamenti. Di fronte a un sistema normativo in crisi, in cui i trattati si sgretolano e le nuove tecnologie – dal cyber all’intelligenza artificiale militare – sfuggono a ogni quadro di regolamentazione tradizionale, si impone una domanda fondamentale: che cosa intendiamo oggi per “controllo degli armamenti”? Le definizioni di cui ci serviamo sono ancora adeguate a descrivere la complessità del presente, o rischiano ormai di ridursi a etichette vuote, incapaci di orientare l’azione politica?
In questa prospettiva, la sfida per la comunità della sicurezza internazionale è duplice: da un lato, superare la inerzia concettuale che perpetua categorie obsolete; dall’altro, costruire nuovi paradigmi interpretativi capaci di rispondere alla discontinuità tecnologica, alla moltiplicazione degli attori e alla crisi della governance globale. Come sintetizzato in uno dei contributi durante la conferenza, «la sfida non consiste nel ripristinare i vecchi quadri del controllo degli armamenti, ma nel re-immaginarli radicalmente per un’era segnata dalla turbolenza geopolitica e dal disordine tecnologico».
Le nuove generazioni
Tra i momenti più significativi dell’edizione 2025 si distingue l’incontro del Next Genaration Workshop, un programma ormai consolidato che costituisce una delle componenti più dinamiche e inclusive delle attività del Consorzio EUNPDC. Il workshop, organizzato parallelamente alla Conferenza Annuale, vede la presenza di 9 giovani ricercatori da tutto il mondo invitati a presentare proposte di ricerca originali volte ad affrontare le principali sfide contemporanee nei settori della non proliferazione, del controllo degli armamenti e del disarmo.
Elemento qualificante del NextGen Workshop è la sua dimensione interattiva: i giovani esperti presentano i propri lavori di fronte a un pubblico composto da funzionari dell’Unione europea, membri del Consorzio EUNPDC e rappresentanti della rete europea di think tank specializzati in sicurezza e disarmo. Gli interventi ricevono un feedback strutturato da parte di studiosi senior e policy-maker, creando un ambiente di apprendimento reciproco e di fertilizzazione incrociata tra analisi accademica e policymaking.
In tale prospettiva, la dimensione “NextGen” non rappresenta un semplice laboratorio formativo, ma un vero e proprio incubatore di leadership epistemica e politica nel campo della sicurezza internazionale. Essa incarna la convinzione, condivisa dai promotori del Consorzio, che il futuro della non proliferazione e del disarmo dipenda dalla capacità di costruire un ecosistema di conoscenze capace di integrare rigore analitico, sensibilità etica e visione sistemica.
La difesa dei valori del multilateralismo
La Conferenza si è chiusa con un monito e una speranza. Di fronte alla progressiva disarticolazione dell’architettura internazionale del disarmo, non è più possibile indulgere nella compiacenza o nella retorica della resilienza. È necessario uno sforzo congiunto – politico, intellettuale e morale – per invertire la rotta.
In questo quadro, la rete del Consorzio EUNPDC emerge come una delle infrastrutture epistemiche dedicate alla difesa di valori e pratiche che costituiscono l’ossatura del multilateralismo contemporaneo: la diplomazia come metodo, l’impegno cooperativo come principio, il rispetto del diritto internazionale come fondamento, la solidità analitica come garanzia e la formazione di competenze indipendenti come investimento per il futuro.
La conferenza ha mostrato come tali valori non possano più essere considerati presupposti stabili, ma beni pubblici globali da tutelare attivamente in un contesto di crescente frammentazione e sfiducia.
Riflettere, oggi, non è più sufficiente. Occorre agire con rigore analitico, immaginazione politica e responsabilità collettiva, per ricostruire un linguaggio della sicurezza fondato sulla cooperazione, sulla legalità e sulla dignità umana. In un tempo in cui la parola pace sembra progressivamente perdere centralità nel lessico politico, il lavoro dell’EUNPDC continua a rappresentare un laboratorio di pensiero critico e di azione costruttiva, un presidio di dialogo multilaterale e, soprattutto, un richiamo alla responsabilità condivisa verso un ordine internazionale più giusto, stabile e umano.
Ricercatrice nel programma di ricerca IAI “Multilateralismo e governance globale”, dove collabora alle attività nell’ambito dell’EU Non-Proliferation and Disarmament Consortium (EUNPDC) e svolge attività di ricerca nel campo della non-proliferazione e del disarmo.





