Il pilastro della cooperazione spaziale nel Trattato del Quirinale

Il 26 novembre Francia e Italia hanno firmato a Roma l’atteso Trattato del Quirinale. L’accordo mira al rafforzamento della cooperazione bilaterale tra i due Paesi, che vive di alti e bassi, e tocca aspetti chiave su cui non sempre la visione politica tra Parigi e Roma è comune.

In particolare, il Trattato contiene una menzione speciale dello spazio, elevato a tema a sé stante e a cui è dedicato l’articolo 7. Macron e Draghi hanno evidenziato la rilevanza del tema commentando la firma del Trattato, a latere dell’incontro si è poi svolto uno specifico incontro bilaterale tra il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e con delega allo spazio Vittorio Colao e il Ministro dell’Economia d’oltralpe Bruno Le Maire. Ne è seguita la firma di un accordo sul settore spaziale che, congiuntamente all’articolo 7, individua un quadro comune nel quale sviluppare una cooperazione più stretta.

La rotta orbitale che porta al Trattato

La necessità di approfondire la cooperazione sullo spazio nasce prima del Trattato del Quirinale e procede su un binario parallelo avviato da tempo. Nel 2015, alla presenza degli allora vertici François Hollande e Matteo Renzi, i capi delle agenzie spaziali italiana (Asi) e francese (Cnes) firmarono un Protocollo d’intesa per rilanciare la cooperazione bilaterale. Da allora molto è stato fatto nei contesti spaziali nazionali ed europei, con il progressivo sviluppo dei programmi Ue e dei lanciatori Ariane 6 e Vega C. Oltretutto, poco dopo la firma del Protocollo il satellite Sicral 2 è stato lanciato in orbita da Kourou, un assetto per telecomunicazioni militari che vede la cooperazione tra il Ministero della Difesa italiano e la Direzione Generale degli Armamenti francese.

Nel marzo del 2021, il binario spaziale franco-italiano ha conosciuto una significativa accelerazione, con la firma di una dichiarazione congiunta sul futuro dei lanciatori spaziali europei, la creazione di gruppi di lavoro e la conseguente influenza esercitata sull’aggiornamento della politica industriale della Commissione Europea che ha previsto la creazione di una “Alliance on Space Launchers”.

L’accelerazione primaverile ha portato anche all’accordo tra Arianespace e Avio per l’ordine di dieci nuovi Vega C, confermato nel lungo periodo come “pilastro europeo dell’accesso allo spazio” insieme ad Ariane. Il tema lanciatori è sicuramente tra i più rilevanti. L’accordo di marzo evidenzia che le prossime iterazioni dei razzi Ariane e Vega hanno in comune uno dei motori e sottolinea che sinergie bilaterali andrebbero ricercate su un’evoluzione tecnologica della propulsione dei lanciatori europei.

Bilancio e implicazioni per l’Italia

Da marzo a oggi, Avio ha lanciato due satelliti Pléiades, parte di una costellazione ottica di Earth Observation del Cnes, nonché tre satelliti Ceres della Difesa francese. La componente spaziale del rapporto bilaterale è dunque forte ed è fondamentale per la costruzione dell’ “Europa dello spazio”, come sottolineato nel Trattato. Francia ed Italia sono i due paesi leader dello spazio europeo, con una cooperazione già molto stretta nonostante vedute a volte divergenti. La Space Alliance tra Thales Alenia Space e Telespazio dimostra la solidità e l’attrattività di questa cooperazione in Europa e all’estero.

Nella regione del Medio Oriente e Nord Africa ad esempio i players franco-italiani così come Ariane e Vega sono spesso dominanti nelle commesse industriali. Thales e Telespazio hanno recentemente investito nella canadese North Star per lo sviluppo di sensoristica non basata a terra ma bensì in orbita e la vicinanza industriale tra i due paesi si estende anche ai progetti spaziali nel quadro dei programmi dello European Defence Industrial Development Programme (Edidp) e della Cooperazione Strutturata Permanente (Pesco), dove Francia e Italia guidano lo sviluppo di nuove competenze nel campo della Space Situational Awareness. A livello istituzionale e di difesa, Roma e Parigi collaborano non solo con Sicral ma anche su Athena-Fidus, un sistema di telecomunicazioni duale in orbita dal 2014.

Di fatto, l’asse franco-italiano è solido e trascina l’Europa verso l’autonomia strategica nello spazio, sempre più indispensabile per garantirla anche sulla terra come dimostra il peso riconosciuto al settore nella bozza circolata dello Strategic Compass.

La catena di valore spaziale italiana

Necessaria per l’Europa ed essenziale per non rimanere indietro nello scacchiere internazionale, la cooperazione spaziale non deve far dimenticare gli aspetti strategici nazionali. Il Sistema paese italiano contiene una catena del valore spaziale completa, una filiera produttiva che va dalla manifattura ai lanciatori fino al settore di terra ed all’analisi dei dati satellitari, all’avanguardia per tecnologie e competenze e con punte di diamante riconosciute a livello internazionale, tra cui la costellazione radar duale CosmoSkyMed, la cui valenza e valorizzazione devono andare aldilà di riconoscimenti sulla carta dei recenti accordi.

Il sistema Italia spaziale è dunque una componente dell’autonomia strategica nazionale ed europea e va costantemente coltivato e rilanciato per mantenere il Paese credibile in ottica di relazioni istituzionali e commerciali nel contesto globale. Lo spazio è infatti un campo di crescente competizione dove è sempre maggiore la difficoltà per gli stati di mantenere competitività e posizioni di forza facendo leva solo sulle proprie singole risorse.

L’Italia nello spazio mantiene un rapporto stretto con gli Stati Uniti, è il primo Paese europeo ad aver firmato gli Artemis Accords per il ritorno sulla Luna, ed ha relazioni anche con gli attori privati del New Space tra cui Virgin Galactic, SpaceX e Axiom. L’avanzamento su tecnologie innovative, tra cui automazione, In-Orbit Servicing, quantum, microgravità e piccoli sistemi orbitali come Space Rider può servire da volano per investire nella competitività del Paese. Alla base c’è bisogno di una visione coerente sostenuta nel tempo, che possa costruire sulla nuova governance spaziale istituita nel 2018 e sul peso specifico italiano in Europa e nel mondo.

Foto di copertina ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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