Il Pride di Roma di quest’anno è emerso come un simbolo potente per la comunità LGBT+ italiana. Secondo gli organizzatori, un milione di persone hanno colorato le strade della capitale, mettendo in risalto la loro resistenza alle recenti sfide del governo nei confronti delle famiglie arcobaleno nonché dei migranti queer, e sottolineando l’esigenza di riconoscere le persone LGBT+ come cittadini con diritti pari a quelli degli altri. Il Pride si è anche affermato come la principale manifestazione di opposizione in Italia.
D’altronde, i diritti umani delle persone LGBT+ sono al centro dello scontro politico in Europa, con l’Italia che ha raggiunto Paesi come Polonia e Ungheria nella strumentalizzazione delle vite LGBT+ per fini elettoralistici come ha denunciato anche il Parlamento Europeo. Persino la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina è stata, in parte, giustificata in termini di scontro di civiltà contro quella che la propaganda russa chiama da tempo “gayropa”.
In tale contesto, l’Europa sta assistendo a una polarizzazione crescente, alimentata anche dagli eccessi della “cancel culture”, che rende il cammino verso una società più libera e aperta sempre più periglioso anche nel nostro continente, che pure è da sempre pioniere nella difesa dei diritti umani e nella promozione dell’uguaglianza.
I diritti LGBT+ in Europa
Nonostante questo, l’Europa continua a progredire verso l’uguaglianza. Questo è il messaggio emergente da “Rainbow Europe”, il più recente rapporto annuale di ILGA-Europe, un’organizzazione leader nel campo dei diritti LGBT+. Il rapporto rileva che, sebbene il discorso pubblico stia diventando sempre più polarizzato e violento, la determinazione politica a promuovere i diritti LGBT+ sta portando i suoi frutti.
Paesi come la Spagna, la Finlandia, e la Grecia hanno guadagnato posizioni nel ranking grazie a iniziative legislative che prevedono il riconoscimento legale del genere basato sull’autodeterminazione e il divieto delle mutilazione genitale intersex. La questione dell’identità di genere e delle caratteristiche sessuali è stata inclusa nelle leggi contro la discriminazione e/o i crimini d’odio, facendo salire nel ranking paesi come Belgio, Islanda e Moldova, accanto alla Spagna. In particolare, la Moldova ha guadagnato ben 14 posizioni grazie all’inclusione positiva dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere nella legislazione che riguarda l’occupazione, l’educazione, la fornitura di beni e servizi, la salute, i crimini d’odio e l’incitamento all’odio.
Tuttavia, la libertà di riunione sta affrontando sfide significative dovute all’ascesa di forze anti-democratiche. La Serbia, ad esempio, ha subito una flessione nel ranking a seguito del tentativo del Presidente e del Ministro dell’Interno di bandire una marcia EuroPride, mentre la Turchia rimane relegata in fondo alla classifica a causa delle continue repressioni sulle manifestazioni del Pride.
Slovenia e Svizzera hanno scambiato le posizioni. Entrambi i paesi hanno introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione congiunta. La Svizzera permette inoltre l’inseminazione assistita per le coppie. Anche la Croazia è salita di una posizione grazie all’introduzione dell’adozione per le coppie dello stesso sesso.
Vecchie e nuove lotte
Uno dei temi caldi è la libertà di movimento nell’Ue per le coppie dello stesso sesso e i loro figli, con una proposta di regolamento della Commissione europea volta a riconoscere in tutti gli Stati membri i diritti dei figli nati all’estero da coppie dello stesso sesso che deve ottenere il voto unanime del Consiglio, prospettiva improbabile considerando le note posizioni di Polonia e Ungheria e dopo che a marzo, il Senato italiano ha approvato una mozione che chiede al governo di votare contro.
Un altro tema di grande attualità è l’Intelligenza Artificiale (IA), con il Parlamento Europeo che sta per votare l’AI Act, una proposta di legge per regolamentarne l’uso ma che non affronta il riconoscimento dell’orientamento sessuale e del genere. All Out, in collaborazione con Access Now e Reclaim Your Face, ha condotto una campagna che chiede all’Ue di vietare il riconoscimento automatizzato del genere e dell’orientamento sessuale. La campagna ha ricevuto un ampio sostegno, con oltre 34 mila membri di All Out nell’Ue e nel mondo che hanno espresso il loro appoggio
In conclusione, la marcia per l’uguaglianza dei diritti LGBT+ in Europa continua. Nonostante le sfide, l’attivismo, la consapevolezza e la solidarietà stanno portando a progressi significativi. La marcia del Pride di Roma 2023 e le azioni di organizzazioni come All Out rappresentano potenti simboli di questa lotta e ricordano a tutte e tutti che i diritti LGBT+ sono diritti umani fondamentali che meritano di essere difesi e promossi.
Foto di copertina ANSA/RICCARDO ANTIMIANI