In materia di difesa, la Germania è stata a lungo criticata per aver costruito la propria forza economica sotto l’ombrello della sicurezza americana. Dopo la fine della Guerra Fredda, Berlino ha puntato sul commercio internazionale e l’interdipendenza energetica ed economica con Stati come Russia e Cina. La militarizzazione delle interdipendenze e il ritorno della guerra in Europa hanno rivelato però l’ingenuità di tale approccio: i tedeschi sono stati accusati di aver sottovalutato le minacce che incombevano sull’Europa.
La svolta nell’opinione pubblica tedesca
Ora in Germania si sta verificando un vero cambiamento nell’opinione pubblica e nella politica interna. Con l’inizio della guerra ucraina nel 2014, l’opinione pubblica si era fermamente opposta alla fornitura di armi a Kyiv. Persino dopo l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina nel 2022 e l’annuncio dell’allora cancelliere Scholz sull’aumento della spesa per la difesa, molti tedeschi restavano cauti.
Da allora, l’opinione pubblica ha subito un cambiamento radicale, come rivela un rapporto di prossima pubblicazione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Oggi la maggioranza dei cittadini sostiene l’aiuto militare all’Ucraina e percepisce più chiaramente le minacce esterne incombenti. Da un lato, riconoscono la minaccia rappresentata dalla Russia, a partire dall’Ucraina, ma che va ben oltre. Dall’altro, riconoscono che gli Stati Uniti sono diventati un alleato inaffidabile. Gli ottimisti parlano di un inevitabile processo di riequilibrio dell’onere dell’alleanza transatlantica che passa dall’America all’Europa. Una visione più pessimistica – e più realistica – suggerisce che l’amministrazione Trump si stia disimpegnando dalla sicurezza europea.
Le nuove politiche di difesa: dal fondo speciale agli investimenti futuri
Anche la politica di difesa tedesca ha subito un cambiamento. Nel 2022 Scholz ha annunciato un fondo speciale da 100 miliardi di euro per la difesa: un passo epocale, reso poi sostenibile dal governo Merz con l’abolizione del freno costituzionale all’indebitamento. Nel frattempo, Bruxelles ha ammorbidito l’applicazione delle norme che limitano il deficit di bilancio nell’ambito del Patto di stabilità dell’Ue.
Questo ha fornito a Berlino lo spazio fiscale per andare avanti. Il bilancio della difesa tedesco è aumentato, attestandosi ora a poco meno di 90 miliardi di euro e si prevede che raggiungerà i 150 miliardi di euro entro il 2029. Ciò potrebbe rendere l’Europa molto più sicura. La maggior parte degli alleati dell’Europa orientale sta già spendendo ben oltre il 3,5%: gli Stati baltici e la Polonia si avvicinano o addirittura superano il 5%. Tuttavia, nessuno degli altri Stati europei, in particolare Francia, Regno Unito e Italia, ha lo spazio fiscale per raggiungere tale soglia, nonostante gli impegni presi per compiacere Trump durante l’ultimo vertice Nato all’Aia.
Il ritorno della “questione tedesca” in Europa
Questo rappresenta un problema non solo politico, ma anche di sicurezza. Se la spesa tedesca per la difesa raggiungerà i suoi obiettivi, entro il 2030 Berlino spenderà circa il doppio rispetto alla Francia, secondo Paese per spesa militare, riportando la “questione tedesca” – ovvero cosa fare con una potenza continentale troppo grande per essere contenuta ma troppo piccola per dominare – alla ribalta. Storicamente risolta attraverso l’integrazione della Germania nell’Ue e nella Nato, la questione era stata esternalizzata coinvolgendo Washington nella sicurezza europea.
Anche nello scenario transatlantico più favorevole, se gli Usa riducessero in modo significativo il loro impegno in materia di sicurezza in Europa, si creerebbe un vuoto e l’aumento della spesa per la difesa della Germania è un passo decisivo verso il suo riempimento. Tuttavia, data l’ascesa dell’estrema destra e del populismo nazionalista in Europa, è ragionevole preoccuparsi delle potenziali conseguenze di un futuro che vede, da un lato, la Germania divenire l’egemone militare in Europa e, dall’altro, fallire il cordone sanitario che impedisce all’estrema destra tedesca di arrivare al potere.
La soluzione europea: difesa collettiva e coordinamento fiscale
La soluzione intuitiva a qualsiasi enigma sollevato dalla questione tedesca è quella di perseguire collettivamente la difesa europea: Bruxelles ha già stanziato 150 miliardi di euro in prestiti per finanziare progetti collaborativi di difesa europea. Una cifra modesta rispetto a quanto gli Stati membri spenderanno per le proprie industrie della difesa e irrisoria rispetto alla spesa cumulativa della Germania per la difesa nei prossimi anni. Francia e Italia chiedono l’emissione di un debito collettivo dell’Ue per finanziare la difesa europea. Ma le loro disastrate finanze pubbliche rende queste richieste poco credibili agli occhi Berlino.
La questione tedesca riemergerà in Europa e la soluzione può essere solo europea. Piuttosto che chiedere a Berlino di fare più, spetta agli altri Paesi europei creare le condizioni politiche e fiscali per rendere più credibili le loro richieste di finanziamento collettivo della difesa europea.
Direttore dell'Istituto Affari Internazionali, part-time professor alla School of Transnational Governance dell'European University Institute, professore onorario all’Università di Tübingen e amministratore non esecutivo e indipendente di Acea.



