Le principali organizzazioni internazionali che hanno osservato le elezioni in Moldavia del 28 settembre 2025 le hanno definite – nelle loro conclusioni preliminari – come competitive e con la chiara possibilità per gli elettori di scegliere fra diverse alternative, ma allo stesso tempo segnate da interferenza straniera, finanziamenti illegali, cyber-attacchi e diffusa disinformazione.
Non si tratta di una novità: indagini condotte sulle elezioni del 2023 e 2024 e la stessa decisione della Corte costituzionale sui risultati elettorali precedenti hanno sottolineato l’enorme presenza di casi di corruzione e interferenza. Inoltre, secondo il principale organismo statale adibito alla cyber-sicurezza (STISC), durante le elezioni del 2024 le infrastrutture tecnologiche essenziali per lo svolgimento del voto sono state sottoposte a oltre 13 ore di cyber-attacchi coordinati.
Il già fragile sistema democratico moldavo si trova sempre più sotto pressione esterna. Da finanziamenti per scambi di voto e mobilitazione fisiche le forme di influenza si sono evolute in piattaforme di scambi di cripto-valute, attacchi cyber a infrastrutture governative e disinformazione sui media non-tradizionali. Tale interferenza si relaziona al contesto di corruzione del paese, dove la consolidata rete di influenza, risorse e potere di figure oligarchiche – Ilian Shor, Veaceslav Platon o Vladimir Plahotniuc – appare sempre più legata ad accordi, impliciti o espliciti, con il Cremlino.
A mutare radicalmente è lo stesso sistema politico moldavo. La vittoria del Partito di Azione e Solidarietà (PAS) guidato da Maia Sandu alle precedenti elezioni parlamentari del 2021, per quanto già esplicitasse posizioni pro Unione europea (UE), deve essere inquadrata nella capacità della formazione politica di proporre un rinnovamento radicale del contesto politico domestico. Non è questo il caso delle elezioni del 2025, dove il partito di governo ha presentato la sfida elettorale come una “scelta esistenziale” fra integrazione nell’UE e cessione di sovranità alla Russia.
Dare forma alla scelta europea moldava
Il percorso di avvicinamento all’UE della Moldavia ha trovato una forma concreta con l’entrata in vigore dell’accordo di associazione iniziato nel 2013 e pienamente in vigore dal 2017. Questo non solo ha consolidato le basi per creare un’avanzata area di libero scambio, ma ha messo per iscritto un primo allineamento delle rispettive politiche estere e di sicurezza (Titolo II).
In questo processo l’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato un momento catalizzatore. Di fronte alla stagnazione economica che il paese ha vissuto, collegata alla complicazione delle relazioni sul piano energetico con la Russia, la Moldavia ha radicalmente cambiato le proprie fonti di import, sincronizzandosi in brevissimo termine alla rete europea di elettricità per attingere a tale mercato (ENTSO-E). Nel 2024 l’UE ha inoltre messo in campo 1,9 miliardi di euro attraverso lo strumento del Reform and Growth Facility per aiutare la convergenza economica con l’Unione e stimolare le riforme necessarie a diventare in futuro uno stato membro.
Nel 2023 la firma del Security and Defence Partnership (primo accordo nel suo genere) ha consolidato il supporto finanziario e logistico dell’UE alle sfide che la Moldavia si trova ad affrontare fra minacce ibride, cyber-sicurezza e disinformazione. È in concreto attraverso la European Union Partnership Mission (EUPM) che il Paese viene aiutato nella formulazione di strategie e politiche atte a costruire le adeguate strutture di risposta. Tale supporto ha acquisito un ruolo centrale nella preparazione al contesto elettorale: non solo è stato mobilitato un Hybrid Rapid Response Team di aiuto alle autorità moldave, ma nel giugno del 2025 una simulazione in preparazione ai probabili attacchi ibridi durante le elezioni ha visto coinvolte tutte le istituzioni nazionali, le principali piattaforme digitali, partner internazionali e media indipendenti.
Come si prepara una democrazia alla guerra ibrida durante le elezioni
Di fronte al crescente rischio ibrido e per rispondere alle fragilità interne, le istituzioni moldave hanno iniziato un ampio processo di riforme legislative. A partire dalla riforma del codice elettorale del 2022, i cambiamenti hanno riguardato leggi come il codice penale, la legge sui partiti politici, la legge sul contenimento delle attività estremiste o ancora la legge sui mass media. Ultimo tassello di questo schema l’approvazione della 100/2025, che ha ampliato la definizione di corruzione, aumentato le pene previste per crimini in materia elettorale e imposto nuove regole sull’ammissibilità di partiti al processo elettorale.
A livello istituzionale nel 2023 è stata creata una nuova agenzia di cyber-sicurezza con il supporto dell’EUPM, e il Servizio STISC è stato riorganizzato vedendosi affidate le competenze in materia di controllo della sicurezza elettorale, prima assegnate alla Commissione Elettorale Centrale. Nel 2023 ha visto la luce il Centre for Strategic Communication and Combating Disinformaition (StratCom), per coordinare gli obbiettivi in materia di disinformazione e minacce ibride tra le diverse istituzioni: poco prima delle elezioni tale Centro è passato sotto la direzione presidenziale e integrato nel meccanismo decisionale del Consiglio Supremo di Sicurezza.
La direzione intrapresa è stata quella di creare un sistema operativo capace di rispondere alle diverse minacce in maniera efficace: il caso forse più importante fino ad ora ha visto l’intercettazione di una rete di corruzione per tramite di finanziamenti russi legata all’oligarca Shor: circa 25000 soggetti sono stati trovati coinvolti e sanzionati.

