Dall’inizio della rivoluzione industriale e soprattutto dalla sua mondializzazione, le disuguaglianze sociali ed economiche, l’inquinamento, il riscaldamento globale e gli eventi climatici estremi hanno raggiunto livelli insostenibili. Nonostante le 26 COP – Conferenze dei 197 firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) del 1992, purtroppo non vincolante – le temperature e le emissioni di gas serra continuano ad aumentare.
Nessuno Stato e nessuna multinazionale, stanno rispettando, se non marginalmente, i loro impegni di riduzione delle emissioni di gas serra per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi e, se possibile (sic!), di 1,5 gradi, assunti a Parigi (2015) e riaffermati a Glasgow (2022). L’ultimo rapporto dell’Ipcc di febbraio 2022, prevede che le temperature aumenteranno di 1,5 gradi entro il 2030, un aumento che potrebbe raggiungere i 3,5-5 gradi entro il 2100 se non si interviene in tempo.
Dal 24 febbraio 2022, sono riapparsi sia la minaccia di una terza guerra mondiale o addirittura di una guerra nucleare, sia l’opposizione ideologica e geopolitica conflittuale tra due blocchi antagonisti.
Questo stato di cose mette a rischio la sopravvivenza se non dell’umanità ma almeno delle nostre società e della coesione dell’Unione europea. Per evitare questa nuova forma di apocalisse, politici, cittadini e imprese devono capire la necessità di cambiare il passo di questa civiltà tecnologica basata sulla crescita economica, la competizione sfrenata, e sull’iperconsumo che acuiscono il loro impatto sulle disuguaglianze e sulle nostre condizioni di sopravvivenza: l’ecosfera. Non è solo una questione ambientale, ma anche e soprattutto una questione geopolitica, politica, economica e sociale, su scala globale.
Qualche anno fa, in un libro lungimirante, il fisico e filosofo Jean-Pierre Dupuy poneva una domanda cruciale: “Siamo solo capaci di credere a ciò che sappiamo, di prevedere questa spirale di collasso e di agire per porvi fine? Una domanda alla quale, allo stato attuale delle cose, la risposta è ovviamente negativa. E, possiamo fare nostra la conclusione di Dupuy: “La sfortuna è il nostro destino, ma un destino che è tale solo perché gli uomini non riconoscono le conseguenze delle loro azioni”.
Il concorso e la mostra di vignette satiriche Libex 2022
È proprio questo tema delle minacce alla nostra sopravvivenza che il Centro Librexpression ha proposto di illustrare ai vignettisti di stampa sollecitati per la quarta edizione del suo concorso di vignette satiriche politiche.
281 di loro, provenienti da 63 paesi, hanno inviato alla giuria ben 490 opere grafiche. Una giuria composta dai vignettisti Fabio Magnasciutti, Marilena Nardi, Tom Janssen, Jaume Capdevilla o KAP, Raffaella Spinazzi, e presieduta da Thierry Vissol (direttore di Libex). Sulla base di quattro criteri: tecnica, originalità, pertinenza e ironia, la giuria ha selezionato 55 opere di artisti proveniente di 30 paesi del mondo, 10 finalisti e i 3 vincitori.
Il primo premio è Jitet Kustana (Indonesia); il secondo premio è Cristina Sampaio (Portogallo); e il terzo Niel Bo Bojesen (Danimarca). I sette altri finalisti sono per ordine alfabetico: Apolo Doroteo Guerra Mechain (Peru), Ilya Katz (Israele), Vladimir Kazanewsky (Ucraina), Paolo Lombardi (Italia), Elena Ospina (Colombia), Gatis Sluka (Latvia), TRAX (Christine Traxeler – Francia).
Inaugurata nel corso della 18° edizione del Festival culturale internazionale Lector In Fabula (dal 18 al 24 di settembre), la mostra delle 55 vignette selezionate da Libex 2022, sarà aperta al pubblico fino a dicembre 2022 nel chiostro del Monastero San Benedetto di Conversano (BA), sede della Fondazione Giuseppe Di Vagno. Un catalogo cartaceo a colori riproducendo le vignette esposte e delle cartoline postale delle opere dei dieci finalisti saranno a disposizione del pubblico.
Foto di copertina la vignetta vincitrice di Jitet Kustana