Rassegna stampa africana: il nuovo presidente della Somalia e il terrorismo nel Sahel

Pubblichiamo dei passaggi della rassegna stampa settimanale sull’Africa, curata da Jean-Léonard Touadi per RadioRadicale. È possibile ascoltare il podcast dal sito dell’emittente. Clicca qui per ascoltare

Molti gli argomenti affrontati da questa rassegna stampa africana del 18 giugno. Iniziamo con l’elezione di Hassan Sheikh Mohamud a presidente della Somalia, per poi segnalarvi gli impatti del terrorismo islamico sulle economie e società africane, concludendo con una riflessione sulle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina sul continente africano.

Un ‘nuovo’ presidente in Somalia

Una corrispondenza di Bruna Sironi per la rivista Nigrizia segnala l’elezione di Hassan Sheikh Mohamud a presidente della Somalia, carica che ha già ricoperto dal 10 settembre 2012 al 16 febbraio 2017. Il nuovo Capo di stato viene presentato come un “islamista moderato con stretti legami con al-Islah, la sezione somala della fratellanza musulmana, che, durante gli anni del conflitto, ha giocato un ruolo vitale nella ricostruzione del sistema educativo del paese, aprendo numerose scuole sul modello di quelle islamiche sudanesi ed egiziane. È stato anche vicino all’Unione delle corti islamiche che hanno dato un governo stabile al paese all’inizio degli anni duemila, fino al 2006, quando furono battute dall’Etiopia, di fatto su mandato della comunità internazionale.”

Nigrizia scrive, inoltre, che il nuovo presidente, il quale “ha impostato la sua campagna elettorale sui temi della riconciliazione, della ricostruzione della fiducia tra il governo centrale e gli stati federali, e sul consolidamento di relazioni pacifiche con i paesi della regione, è considerato un avversario pericoloso dal gruppo terroristico al-Shabaab che l’ha fatto segno di diversi attentati.”

L’Africa nel mirino del terrorismo

Un altro articolo della rivista Nigrizia racconta che l’Africa è diventata l’obiettivo principale del terrorismo islamico. Nello specifico, il Sahel è al momento “la regione al mondo che ospita i gruppi terroristici in più rapida crescita e con il maggior numero di vittime al mondo: il 35% nel 2021, contro solo l’1% nel 2007.”

L’impatto economico del terrorismo è pesante: “171 miliardi di dollari di perdita totale. Un importo che avrebbe potuto essere utilizzato per promuovere lo sviluppo economico e sociale della regione. La minaccia terroristica in Africa ha ormai raggiunto le coste atlantiche e le sue rotte marittime – avverte il Ministro degli affari esteri marocchino in occasione del vertice di Marrakech che ha visto riunirsi la Coalizione internazionale anti-stato islamico – confermando come nel Golfo di Guinea, così come nel Corno d’Africa, sono comparsi collegamenti tra terrorismo e pirateria e che anche i gruppi terroristici stanno cercando di controllare le risorse naturali.”

Guerra in Ucraina: un’Africa disunita e vulnerabile

Nell’editoriale del numero di giugno di Nigrizia si riflette sulle posizioni africane tenute in Assemblea generale, a marzo e aprile, in sede di condanna dell’aggressione russa all’Ucraina.

La prima considerazione sollevata dalla redazione del mensile è che “l’Occidente – Usa e Francia su tutti – resta sommamente antipatico a molti paesi africani. Evoca pessimi ricordi. Colonialismo in testa. L’accusa è sempre quella: parla di democrazia, la divinizza, ma l’obiettivo è solo di sfruttare il continente. Le piazze saheliane – dal Mali, al Burkina Faso al Ciad – colme di cartelli e slogan antifrancesi sono una fotografia di questa insofferenza radicale e radicata. Accusano Parigi di non essere stata in grado di fermare il jihadismo e di aver innescato il conflitto in Libia che ha incendiato tutta la regione sottostante.” In questo contesto, si aggiunge, “Mosca rappresenta per alcuni paesi del continente la terza via tra la detestata Washington e una Pechino sospettata di badare solo ai suoi interessi economici.”

La seconda riflessione suscitata dalle scelte africane è che “l’essersi presentati disuniti rivela la fragilità di un’istituzione come l’Unione africana.” L’assente volontà dei governi africani di definire una posizione unitaria sulla guerra tra Russia e Ucraina “è l’ennesima dimostrazione della frattura africana e dell’assenza di un soggetto unitario capace di risolvere – da solo, senza attendere interventi esterni – i problemi principali che il continente presenta”, scrive Nigrizia.

Continuando ad approfondire gli effetti della guerra in Ucraina sul continente africano, si suggerisce la lettura dell’analisi di Christophe Châtelot per Le Monde, tradotta da Internazionale. Si racconta la morte di Thierno Mamadou Diallo, “diciannovenne guineano caduto sotto i colpi esplosi con ogni probabilità dalla polizia a Conakry il 1° giugno scorso, a margine di una protesta spontanea contro un improvviso aumento del prezzo del carburante.

Christophe Châtelot scrive che, “come molti altri stati, la Guinea sta subendo i contraccolpi economici della guerra in Ucraina e delle sanzioni internazionali contro la Russia. “Oltre ai danni causati dalla pandemia di Covid-19, l’invasione russa dell’Ucraina dello scorso 24 febbraio, ha aggravato il rallentamento economico globale”, ha avvertito la Banca mondiale a inizio giugno. I prezzi dei cereali e del petrolio sono saliti alle stelle, minacciando di aumentare la fame nei paesi poveri. Gli economisti della Banca mondiale prevedono che questo ritmo di aumento dei prezzi continuerà fino al 2023-2024.”

Sempre su Le Monde si legge che “a inizio giugno la Banca mondiale prevedeva un aumento del 42 per cento del prezzo del petrolio entro il 2022. Sulla base di questi choc inflazionistici, Agritel, una società di consulenza francese specializzata in strategie agricole, evoca un doloroso precedente. Nel 2007 e nel 2008 si verificarono rivolte alimentari in diverse parti del mondo, da Haiti alle Filippine e in particolare in Africa. Agritel osserva che, in dollari, ovvero a dollaro costante, i prezzi del grano si aggirano oggi intorno ai 440 dollari per tonnellata. Quindici anni fa il prezzo era di appena dieci dollari più alto.”

Continuano le tensioni tra Kinshasa e Kigali

Anche questa settimana torniamo nella regione africana dei Grandi Laghi, dove “il persistere della tensione diplomatica tra Kinshasa e Kigali occupa ancora le prime pagine dei giornali”, scrive Radio Okapi, la quale rileva che “l’Alto Consiglio di Difesa della Repubblica Democratica del Congo raccomanda la sospensione di tutti gli accordi con il Ruanda.”

Oltre a ciò, “Kinshasa ha chiesto a Kigali di ritirare le sue truppe che hanno messo sotto controllo l’M23 nel Nord Kivu. Al termine di questa riunione l’Alto Consiglio di Difesa ha anche raccomandato al Ministro dell’Interno e della Sicurezza e al Commissario generale della polizia nazionale congolese di adottare misure adeguate a evitare la stigmatizzazione, la caccia all’uomo e qualsiasi altro atto che possa turbare l’ordine pubblico, l’unità e la coesione nazionale durante questo periodo.”

Rassegna stampa a cura di Jean-Léonard Touadi funzionario FAO, docente di geografia dello sviluppo in Africa all’ Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Foto di copertina EPA/SAID YUSUF WARSAME

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