Il gigante che ha unito il mondo nello spazio sta per andare in pensione: in servizio dal 1998, e con un de-orbiting previsto nel 2030, anche la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) si avvicina alla fine della sua carriera. Simbolo di cooperazione, la stazione sarà sostituita da nuove soluzioni, segnando la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova fase “post-ISS” in cui la collaborazione internazionale in orbita cederà terreno a modelli competitivi e ad assetti privati.
La Cina già gestisce una sua stazione spaziale, Tiangong, e l’India punta a svilupparne una propria entro il 2035; mentre gli Stati Uniti si orientano verso partnership pubblico-private che vedranno fiorire stazioni spaziali commerciali. Questi attori hanno visto nelle strutture spaziali un simbolo di affermazione sul piano internazionale, facendo emergere sempre più una competizione che l’Europa non può ignorare. Tale scenario solleva infatti importanti interrogativi sul futuro ruolo dell’Europa nello spazio, il posizionamento dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e il rischio di restare indietro nella “new space race”. Di queste e molte altre sfide ha parlato l’astronauta ESA, Samantha Cristoforetti, ospitata dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) in occasione di un AstroTalk sul futuro dello spazio europeo.
Samantha è stata per due volte a bordo dell’ISS, in ultimo nel 2022 con il ruolo di comandante durante lo svolgimento della missione Minerva segnando un (ennesimo) record di carriera come prima donna europea a ricoprire l’incarico. Con un passaggio di testimone avvenuto a 400 chilometri da Terra da parte del collega russo Oleg Artemyev, l’avvicendamento si è concretizzato in un momento molto critico per la cooperazione fra Usa ed Europa con la Russia, a causa della guerra mossa da Mosca ai danni dell’Ucraina.
L’urgenza di una maggiore autonomia spaziale europea
L’evoluzione dell’ISS ha dimostrato quanto sia ormai matura la gestione delle attività in orbita bassa terrestre, grazie a oltre venticinque anni di presenza continua dell’uomo nello spazio. Tuttavia, come sottolineato da Cristoforetti, nel mondo occidentale “non c’è l’intenzione di sostituire la ISS con un’altra piattaforma pubblica completamente finanziata e gestita dalle agenzie spaziali”. Guardando agli Stati Uniti, la NASA ha già “attivi diversi contratti con possibili aziende che potrebbero diventare dei provider di questo tipo di piattaforme” con l’obiettivo di selezionarne una o due entro il 2026, ha raccontato Cristoforetti. Tra i principali privati che guardano al “post-ISS”, spicca la texana Axiom, che ha già ottenuto un contratto per agganciare un proprio modulo all’ISS come primo passo verso una futura piattaforma autonoma, e la californiana Vast che punta a lanciare in tempi brevi una stazione spaziale interamente commerciale. In Europa, invece, non si parla di una futura stazione spaziale europea, ma ci sono aziende molto coinvolte nel settore industriale spaziale, come Thales Alenia Space e Airbus, per citarne due. L’ESA, dal canto suo, come spiegato dall’astronauta, “ha appena avviato degli studi iniziali per cercare di capire quali sono gli interessi delle industrie e quali potrebbero essere i progetti in cui la nostra industria sarebbe interessata a investire”.
Durante l’AstroTalk, Cristoforetti ha presentato infatti una panoramica dettagliata sul futuro dello spazio europeo, enfatizzando l’urgenza di una maggiore autonomia spaziale. Parlando dell’importanza del LEO Cargo Return Service –un progetto ESA del quale è alla guida che sta sviluppando tecnologie che permettano all’Europa di trasportare carichi nello spazio e recuperarli sulla Terra – , ha sottolineato che poter riportare a terra esseri umani e materiali rappresenterà un passo decisivo verso la sovranità tecnologica europea e che è “una capacità che in Europa non abbiamo, ed è il primo punto fermo da tenere presente”. L’obiettivo principale, infatti, sarà ridurre la storica dipendenza da attori terzi, in particolare da Stati Uniti e Russia, una questione che secondo Cristoforetti non riguarda solo l’autonomia strategica ma anche il futuro economico e industriale del nostro continente. Avere una tale capacità in house permetterebbe all’Europa di evitare di affidarsi a provider stranieri, guadagnando una posizione più competitiva sia nelle missioni scientifiche sia commerciali.
Citando l’approccio step by step di Wernher von Braun e riflettendo su come la NASA abbia mantenuto l’indipendenza con un proprio sistema di trasporto spaziale, Cristoforetti ha ricordato come l’Europa debba puntare sull’autosufficienza tecnologica per non rimanere indietro in un’era dove l’esplorazione spaziale si trasforma in sfruttamento dello spazio. Impossibile non pensare alla storica, quanto attuale, indipendenza dagli Stati Uniti nella capacità di trasporto umano e di merci nello spazio, citando come esempio l’approccio di transizione della NASA. In particolare, l’astronauta ha osservato che progetti come quelli di SpaceX e Blue Origin, supportati da investimenti governativi e dalla regolamentazione statunitense, hanno dimostrato che, con un solido supporto istituzionale e strategie di lungo termine, è possibile raggiungere risultati eccezionali nel settore spaziale. L’Europa dovrebbe quindi prendere spunto da questo modello di investimento per creare un ecosistema competitivo, sfruttando alleanze tra pubblico e privato in maniera più efficace.
L’astronauta ESA ha poi discusso dell’importanza per l’Europa di mantenere un ruolo centrale all’interno del programma Artemis, l’ambiziosa iniziativa della NASA volta a riportare l’uomo sulla Luna e, successivamente, avviare missioni su Marte. Sebbene l’Europa sia coinvolta nel programma, ad esempio con il Modulo di Servizio Europeo (ESM) per la capsula Orion, è evidente l’assenza di una partecipazione diretta europea nello sviluppo dei lander lunari, attualmente in fase di progettazione e realizzazione da parte di società statunitensi. Se l’Europa non investirà direttamente nello sviluppo di lander autonomi o nell’intessere partnership con il settore commerciale potrebbe essere tagliata fuori dalle future esplorazioni, dovendo dipendere da partner extra-europei per accedere alla superficie lunare.
Una nuova visione strategica per l’Europa
In termini di politiche e strategie spaziali, Cristoforetti ha invitato l’Europa a elaborare una visione strategica a lungo termine, in grado di assicurare necessari e continuativi fondi per i progetti spaziali. Lo spazio è un dominio crescentemente strategico che ha un impatto diretto sulla sicurezza e la resilienza delle infrastrutture critiche e sulla difesa. Per questo, come ha evidenziato Cristoforetti, “dobbiamo investire di più e investire meglio, in maniera più strategica, meno dispersiva e insieme”, per proteggere le infrastrutture europee dalle minacce provenienti dallo spazio.
In conclusione, per competere realmente su scala globale, l’Europa dovrà saper essere coraggiosa e ambiziosa, superando i limiti imposti da quello che Cristoforetti ha definito come “narcisismo delle piccole differenze”. La vera sfida è infatti di unire le forze in Europa per rafforzare realtà esistenti e crearne di nuove che possano gareggiare nella “serie A” di questa nuova corsa allo spazio, abbandonando logiche frammentarie in favore di una strategia europea che guardi con lungimiranza al lungo periodo e che consideri il settore spaziale come una risorsa economica. Lo spazio, capace di generare nuove opportunità di sviluppo e occupazione, così come di contribuire alla transizione ecologica grazie alla possibilità di monitorare i cambiamenti climatici dallo spazio, può favorire la creazione di un ecosistema europeo più dinamico assicurando al Vecchio Continente un ruolo significativo nelle missioni che attendono l’umanità verso le stelle.