Da Torino uno sguardo sulla governance globale dopo la guerra all’Ucraina

L’emergenza innescata dalla pandemia prima e dall’aggressione russa dell’Ucraina poi ha moltiplicato le sfide politiche, economiche e sociali, dal livello regionale a quello globale. Che ruolo può giocare il multilateralismo in questo nuovo e complesso contesto? Qual è la reale capacità degli attori internazionali e locali di perseguire obiettivi condivisi e realizzare interventi congiunti? Questi i temi discussi alla conferenza “Pensiero globale, azione locale: da Torino uno sguardo sulla governance globale dopo la guerra all’Ucraina”, organizzata dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), nell’ambito della partnership strategica con Fondazione Compagnia di San Paolo.

L’evento si è svolto martedì 5 e mercoledì 6 luglio presso Palazzo Madama a Torino, alla presenza di Ferdinando Nelli Feroci, Presidente IAI, Nathalie Tocci, direttrice IAI, Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Alberto Anfossi, segretario generale Compagnia di San Paolo.

Guerra, Nato e Mediterraneo

Dopo un focus dedicato all’invasione russa dell’Ucraina e le sue implicazioni sugli equilibri internazionali, la discussione è proseguita con un panel dedicato ai rapporti transatlantici, tenendo conto anche del nuovo Concetto Strategico della NATO. La riflessione si è estesa alla sessione dedicata all’impatto del conflitto su Mediterraneo, Medio Oriente e Nord Africa

La seconda giornata ha specificatamente a questioni che riguardano l’Europa e l’Italia. L’aggressione russa all’Ucraina ha richiesto una risposta, da parte dell’Ue, di un’ampiezza senza precedenti. Dall’imposizione di sanzioni mai viste prima nel settore commerciale, finanziario ed energetico fino al sostegno militare al governo di Kyiv e all’assistenza umanitaria fornita a milioni di profughi in fuga, l’Unione europea si è dimostrata un attore geopolitico unito e risoluto.

La coesione ritrovata con gli Stati Uniti, favorita anche dall’attivismo euro-atlantico del premier Draghi, ha permesso di mettere in campo un’azione coordinata che ha contribuito a infliggere una sconfitta strategica alla Russia di Putin, costretto a rivedere i suoi piani di conquista iniziali e ad affrontare con fatica una guerra di logoramento per il controllo delle regioni orientali dell’Ucraina.

I limiti dell’Europa incompiuta

Ma la guerra ha anche messo in evidenza i limiti della costruzione europea, come la limitata capacità di azione nel settore della difesa, la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento energetiche russe e una permeabilità pericolosa alla disinformazione e alla propaganda. Inoltre, le ricadute economiche e sociali della guerra si sono sovrapposte a quelle già pesanti della pandemia, assorbendo almeno in parte i benefici del Next Generation EU. Questa crisi multidimensionale compromette il percorso verso l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e pone pesanti ipoteche agli ambiziosi piani per la transizione verde dell’Unione.

Queste difficoltà sembrano aver stimolato l’apertura di una stagione di riforme che riguarderà la governance economica e le regole fiscali, la migrazione e l’asilo, il settore militare e gli aspetti sociali e di sostenibilità. La prospettiva europea offerta a Ucraina, Moldova e Georgia imporrà la revisione della politica di allargamento e un nuovo impulso alle relazioni con i Balcani Occidentali. Ma spinge anche a pensare forme differenziate di integrazione che emancipino l’Unione dal giogo dell’unanimità e del potere di veto di singoli Stati e richiedano un maggiore coinvolgimento degli enti locali e delle opinioni pubbliche.

La prima sessione della seconda giornata ha discusso il quadro economico, il PNRR e le altre riforme europee per sostenere gli Stati membri. Il secondo panel ha affrontato le sfide di sicurezza energetica decarbonizzazione e il ruolo europeo e italiano nell’economia mondiale. Focus dell’ultima sessione sono state invece le prospettive geopolitiche, economiche e infrastrutturali per l’Italia e l’Europa dei processi di accorciamento delle catene di fornitura e logistica, e la possibile regionalizzazione nel Mediterraneo.

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