Sì a Ucraina e Moldova: le conclusioni del Consiglio europeo

Il Consiglio europeo, riunito a Bruxelles il 23 giugno, ha seguito le raccomandazioni della Commissione e ha concesso lo status di “Paese candidato” per l’entrata nell’Unione europea all’Ucraina e alla Repubblica di Moldova. La Repubblica di Georgia dovrà invece aspettare, nonostante i leader europei abbiano riconosciuto il “futuro europeo” di Tbilisi: “Il Consiglio europeo è pronto a concedere alla Georgia lo status di paese candidato una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia”.

Il vertice ha ribadito la posizione dei leader europei sulla guerra della Russia all’Ucraina, appoggiando, in particolare: la continuazione del sostegno militare e finanziario a Kyiv; il piano di aiuti finanziari da 9 miliardi di euro previsto dalla Commissione; la prosecuzione delle sanzioni contro Mosca; la necessità di sbloccare lo stallo del grano nel Mar Nero per prevenire future crisi alimentari nel mondo.

I criteri di Copenhagen

Sono tre i criteri che stabiliscono una serie di condizioni democratiche, economiche e politiche per i paesi che intendono aderire all’Ue:

  • Istituzioni stabili che garantiscano democrazia, Stato di diritto, diritti umani, nonché rispetto e tutela delle minoranze;
  • Un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Ue;
  • La capacità di assumere gli obblighi risultanti dall’adesione – in particolare l’adesione agli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria – e darvi seguito in modo efficace;

Per quanto riguarda l’Ucraina, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva già specificato, nella conferenza stampa di presentazione delle conclusioni della Commissione sull’allargamento, i campi che dovranno essere attenzionati dal governo ucraino per soddisfare le condizioni di adesione. Si tratta migliorare le strutture relative a “stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull’economia”.

Il parallelismo con i Balcani occidentali

“L’Unione europea esprime il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all’UE dei Balcani occidentali e chiede l’accelerazione del processo di adesione. Il Consiglio europeo ricorda l’importanza delle riforme, segnatamente in materia di Stato di diritto, e in particolare di quelle riguardanti l’indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione. Invita inoltre i partner a garantire i diritti e la parità di trattamento delle persone appartenenti a minoranze”. Si tratta di un impegno, ribadito dalle istituzioni europee, rispetto a un processo di riconoscimento iniziato nel 2003, una (lunga) prospettiva che i detrattori dell’allargamento hanno agitato contro il riconoscimento dello status di Ucraina, Moldova e Georgia. Tuttavia, la ripresa della politica di allargamento – e il riconoscimento della sua importanza strategica – è coincisa con l’invasione russa dell’Ucraina e con l’inizio del processo di adesione all’Ue da parte di Kyiv.

Albania e Macedonia del Nord hanno acquisito lo status di Paesi candidati dal 2020, la Bosnia-Erzegovina ha presentato domanda nel 2016, mentre la Serbia ha aperto i negoziati di adesione nel 2014,  tuttavia in stallo al pari di quelli con Turchia e Montenegro. In particolare, il Consiglio europeo del 23 giugno ha richiesto alla Commissione di agire proprio nel caso della Bosnia-Erzegovina: “Il Consiglio europeo è pronto a concedere alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato e a tale scopo invita la Commissione a riferire senza indugio al Consiglio in merito all’attuazione delle 14 priorità chiave indicate nel suo parere, con particolare attenzione a quelle che costituiscono un insieme sostanziale di riforme, affinché il Consiglio europeo torni a decidere sulla questione”.

Foto di copertina EPA/OLIVIER HOSLET

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