Come Maduro ha perso “El tren” della fiducia interna

Un mese fa si è svolta in Venezuela una immensa operazione militare con l’obiettivo di smantellare un mega-carcere, diventato bunker per le gang: il carcere di Tocorón. In Venezuela e nella comunità internazionale pochi credono che la toma, la cattura del carcere, fosse reale. La realtà è che, in Venezuela, una delle maggiori gang dell’America Latina avesse come Quartier General proprio un carcere.

Lo Stato di Aragua, in Venezuela è uno Stato centro settentrionale che confina con il Di-strito Capital, quello di Caracas. Qui si trova il centro penitenziario di Aragua, detto Tocorón, un carcere, in teoria, di alta sicurezza con una capacità limitata di contenimento che, però, negli ultimi anni aveva raggiunto livelli di sovrappopolamento esorbitanti. Inoltre era diventato il vero e proprio bunker, la base operativa, di una delle gang più pericolose ed estese dell’America Latina : El Tren de Aragua.

2005: nascita del Tren de Aragua

Il Tren de Aragua nasce nel 2005 con il sindacato degli operai impegnato nella lavorazione della costruzione ferroviaria collegante lo Stato di Aragua a quello del Carabobo, da qui il suo nome. Il sindacato inizia facendo pagare il pizzo ai fornitori e a tutti coloro che cerca-no lavoro, ampliando poi, gradualmente, le attività criminali.

Dal 2013, anno dell’incarcerazione del suo leader Maximo, Hector Rustherford Guerrero Flores, detto Niño Guerrero, è divenuta una delle maggiori gang in America Latina; certamente la maggiore del Venezuela, con i suoi 4000 membri (dati provenienti dall’ONG, Transparencia Venezuela) e connessioni in 11 paesi dell’area, tra cui spiccano i rapporti con la Colombia, l’Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e le operazioni in Costa Rica. La sua potenza di fuoco è imponente tanto da contendersi il territorio al confine con la Colombia, nel Distrito Norte de Santander con l’ELN (Ejercito de Liberacion Nacional).

Lo smantellamento del carcere

Il passato 20 settembre il Governo di Nicolas Maduro ha deciso di portare avanti una vasta operazione militare per lo smantellamento del carcere, ormai completamente in mano alle gang che vi erano albergate e lo avevano reso un vero e proprio luna park con ristoranti, bar, divertimenti di ogni genere e, soprattutto, una montagna di armi di ogni calibro, genere e tipo. Fucili d’assalto, granate, RPG (Rocket Propelled Luncher), mitragliatori e tonnellate di munizioni componevano la Santa Barbara di un vero e proprio fortino militare che però, lo ricordiamo, doveva essere un carcere.

11 mila unità tra esercito, guardia nazionale e servizi segreti sono entrati nel carcere per disarmare i 5.500 reclusi componenti la popolazione carceraria di Tocorón, solo 5 ore di operazione che sarebbe potuta essere una vera e propria carneficina, ma dei leader (o cabecillas) della banda nessuna traccia. Del Niño Guerrero e dei suo luogotenenti neanche l’ombra.

Per questo motivo e per il fatto che alla conferenza stampa conclusiva di questa scintillante ed exitosa operazione non siano stati nominati né il nome della gang, né tantomeno il nome del suo leader (attualmente ricercato in tutti i paesi latini dall’Interpol) numerosi esperti sono giunti alla conclusione che l’operazione fosse stata anteriormente gestita, negoziata, da entrambe le parti.

Secondo l’OPV, l’Observatorio de Prisiones de Venezuela e secondo il suo Direttore Humberto Prado Sifontes : «Ci sono vari elementi che lasciano pensare ad una negoziazione precedente al raid; sullo studio di precedenti interventi all’interno di istituti penali abbiamo riscontrato diverse incongruenze, prima tra tutte la durata dell’operazione, solo 5 ore». Il dottor Prado aggiunge che: «Stando al quantitativo di armi presenti nell’edificio ed essendo divenuta la base operativa della gang, appare quantomeno strana la velocità di condotta dell’operazione, ci si aspettava una carneficina ed è stata invece una passeggiata in spiaggia», conclude.

Il governo di Maduro e le elezioni politiche del 2024

Il carcere di Tocorón è il simbolo di quanto avviene all’interno del Venezuela ed anche il simbolo di come il Governo di Maduro intenda migliorare le condizioni di vita del territorio e la sua popolazione : con manovre di facciata. Il dottor Prado intende anche sottolineare come, con grande probabilità, il leader del Tren de Aragua «sia uscito dal carcere, non fuggito», dinamiche ben differenti e simboliche dello stato e del livello di controllo che il Governo bolivariano ha sulla popolazione carceraria e sui fenomeni delinquenziali nel paese.

A pochi mesi dalle elezioni politiche del 2024, a pochi giorni dalle primarie dell’opposizione del 22 ottobre e proprio nei giorni in cui la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite consegnava al Governo il IV Report sullo stato dei Diritti Umani nel paese, tutto lascia pensare che questa operazione, come molte altre portate avanti dal Governo bolivariano, non sia altro che uno specchietto per le allodole per i partner internazionali. Da qualche mese infatti, Maduro, chiede il lifting dell’embargo e delle sanzioni imposte dalla Comunità Internazionale a seguito degli accadimenti cruenti avvenuti tra il 2014 e il 2019, quelli investigati anche dalla Corte Penale internazionale e dal procuratori Fatou Bensouda prima e Karim Khan oggi.

Forse l’obiettivo di Maduro era proprio quello conseguito, allontanare fisicamente dal paese il Niño Guerrero mantenendo intatte le relazioni con il sottobosco, potentissimo, delle gang venezuelane. Missione compiuta.

foto di copertina EPA/Miraflores Presidential Palace

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