VDL: Clima, innovazione e democrazia. La nostra missione

Pubblichiamo il discorso integrale della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università Cattolica

Cari studenti e care studentesse, cari docenti e care docenti,

è per me un grande piacere essere qui oggi in questa magnifica sala, circondata da arte e storia. Ma è un piacere ancora più grande essere qui con voi, studenti, studentesse e corpo docente, che riempite di vita questi antichi chiostri, tramandando conoscenze e valori di generazione in generazione.

Oggi siamo riuniti per celebrare il primo secolo dell’Università Cattolica e l’inizio del centunesimo anno accademico. Dal dicembre 1921 la Cattolica ha formato generazioni di leader italiani. La generazione del dopo-guerra, che ha scritto la costituzione italiana e ha ricostruito il Paese. E poi la successiva generazione di leader – figure che hanno reso l’Italia una potenza industriale e una democrazia forte al cuore del progetto europeo. Tra di loro c’è anche un mio predecessore alla presidenza della Commissione europea, Romano Prodi – che oggi è qui con noi. Quale onore, Professore! E ora una nuova generazione di leader si sta formando tra queste mura. È la generazione che darà forma all’Italia del dopo-pandemia. Quella generazione siete voi, studenti e studentesse che mi ascoltate oggi. Tra non molti anni sarete giovani professionisti e professioniste con idee ed energie nuove. Il futuro è nelle vostre mani. Il futuro è della prossima generazione di europei.

E questo mi riempie di fiducia. Nonostante l’incombere della quarta ondata della pandemia e le incertezze che dobbiamo ancora affrontare. Non siete solo la prima generazione di nativi digitali, la generazione più interconnessa e meglio istruita della nostra storia. State anche dimostrando un forte senso di responsabilità nei confronti del pianeta e delle persone che vi circondano. Dall’inizio della pandemia i giovani sono stati un esempio per tutti. Qui in Italia oltre l’80 % dei ragazzi della vostra età è completamente vaccinato, una percentuale più elevata rispetto alle persone con qualche anno in più di voi.

Qui all’Università Cattolica avete messo le vostre competenze al servizio degli altri, anche grazie a un corpo docente che ha sempre incoraggiato la solidarietà e il volontariato. Ad esempio, mi è stato detto che gli studenti e le studentesse degli ultimi anni hanno creato gruppi di studio per dare una mano alle matricole. E a Piacenza gli studenti e le studentesse di marketing stanno aiutando le ONG locali a trovare nuovi donatori. In questi due anni abbiamo imparato moltissimo dai giovani europei.

E per questo vorrei dirvi, semplicemente: grazie. Grazie per il vostro esempio. Grazie perché ci spingete a puntare più in alto. Il futuro dell’Europa è in buone mani.

Ora però voglio che l’Europa vi ripaghi di tutto il vostro impegno. Credo che l’Europa debba lavorare innanzitutto per la prossima generazione. Voglio un’Europa al servizio dei giovani.

Perché, diciamocelo chiaramente. La generazione prima della vostra, quella dei millennial, è approdata al mercato del lavoro in piena crisi finanziaria. Per molti di loro ci sono voluti anni, prima che riuscissero a trovare lavoro. Negli ultimi anni la situazione ha iniziato a migliorare. Ma nonostante questo, in Italia un giovane su quattro non studia né lavora. Allora è ovvio che molti di voi mettano in discussione l’economia e il mondo che state ereditando da noi, perché troppo spesso non corrispondono alle vostre aspirazioni.

Voi giovani europei di oggi non aspirate soltanto a un buon lavoro pagato bene. Volete anche lavorare per imprese etiche, che si assumano la responsabilità del pianeta e degli altri. Esigete condizioni di lavoro eque, e la possibilità di costruire una famiglia. Ed avete assolutamente ragione. Non vi meritate niente di meno. Perché in gioco c’è il vostro futuro.

Finalmente, però, stiamo invertendo la rotta. Grazie alla solidarietà europea e alla capacità dell’Italia di gestire efficacemente la pandemia, l’economia italiana sta crescendo più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo. Il PIL italiano ritornerà ai livelli pre-crisi già entro la metà del prossimo anno – in tempo per le lauree dei più grandi tra di voi. Gli ordinativi sono in crescita e le imprese sono alla ricerca di personale.

Negli ultimi anni non ci sono mai state così tante offerte di lavoro. E tuttavia troppi giovani rimangono ancora disoccupati. In questi mesi di ripresa economica, l’occupazione giovanile sta crescendo più lentamente rispetto quella delle altre fasce d’età. È ora di cambiare le cose. Voglio un’economia che funzioni per i giovani come voi. Un’economia che corrisponda alle vostre attese. Un’Unione europea per la prossima generazione.

L’Unione ha assunto molte forme diverse nei decenni successivi alla sua creazione. L’Europa è nata come progetto di pace e riconciliazione dopo la seconda guerra mondiale. È nata per trovare una sua collocazione internazionale nel mondo diviso della guerra fredda. I docenti e i laureati di questa Università hanno svolto un ruolo importantissimo nel portare l’Italia al centro dell’Europa e nel plasmare l’idea stessa di Europa. E poi, generazione dopo generazione, l’Europa è stata sempre un cantiere aperto.

Passo dopo passo, l’Europa si è trasformata da comunità economica a Unione politica. Grazie alle elezioni europee, al programma Erasmus e al trattato di Lisbona, siamo diventati un po’ alla volta cittadini europei. E negli ultimi due anni l’Europa ha compiuto un nuovo passo avanti, mettendo a punto una propria risposta alla pandemia. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo fatto fronte comune per produrre e acquistare vaccini per tutti gli europei. È grazie a questa scelta che oggi disponiamo di tutte le dosi necessarie per affrontare la quarta ondata della pandemia. E per la prima volta nella storia abbiamo creato un piano di ripresa, finanziato dall’Unione europea, per aiutare ciascuno Stato membro a risollevarsi dalla crisi e a rimodellare la propria economia. Lo abbiamo chiamato NextGenerationEU.

Con queste due decisioni siamo già entrati in una nuova fase della storia dell’Unione. Ma questa nuova Unione che cosa può fare per la vostra generazione? Quali sono le grandi questioni epocali che l’Unione di oggi deve prendere di petto? Qual è la nostra missione per questi anni Venti e per i decenni successivi? Vorrei rispondere con tre parole: pianeta, innovazione, democrazia.

La vostra generazione, rispetto a quelle che l’hanno preceduta, è la più consapevole dei cambiamenti climatici e la più esplicita nel chiedere di agire. E fa bene! Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già sotto gli occhi tutti, ma potrebbero peggiorare ulteriormente nei prossimi decenni se non interveniamo rapidamente. Il cambiamento climatico è opera dell’uomo! Ma proprio per questo abbiamo la possibilità, l’obbligo e la responsabilità di intervenire! E voi sapete perfettamente che tipo di futuro dobbiamo costruire, se vogliamo invertire la tendenza attuale. La nostra economia sarà circolare.

L’energia che riscalderà e raffredderà le nostre case sarà prodotta da fonti rinnovabili. Le auto che guideremo saranno elettriche o alimentate a idrogeno pulito. Anzi, la maggior parte di noi non avrà nemmeno bisogno della macchina per andare al lavoro, perché tutti avranno accesso a soluzioni alternative più pulite. Oggi, grazie a NextGenerationEU, disponiamo dei fondi per accelerare la transizione verso l’economia sostenibile che voi giovani giustamente chiedete.

Il piano di rilancio italiano, finanziato da NextGenerationEU, prevede ad esempio investimenti proprio qui a Milano, per la nuova linea della metropolitana. NextGenerationEU sta aiutando gli italiani a ristrutturare le loro case e a ridurre, così, consumi energetici e bollette. Il piano investirà nell’alta velocità, consentendo così a voi, studenti fuori sede, di tornare a casa più rapidamente e senza inquinare. Abbiamo avviato un’ondata di investimenti puliti mai vista nella storia europea.

Ma oltre agli investimenti, la transizione verso un’economia più sostenibile ha bisogno di nuove idee e nuovi stili di vita. Il Green Deal europeo deve diventare una realtà concreta e tangibile nella vita di tutti noi. Ma siamo noi che dobbiamo arricchirlo di una dimensione culturale ed emotiva. Ecco perché abbiamo lanciato il progetto del nuovo Bauhaus europeo. Dobbiamo ripensare il modo in cui costruiamo.

Vogliamo che le nostre città e i nostri edifici siano più sostenibili, ma vogliamo anche che siano belli e alla portata di tutti. Sostenibilità, estetica e inclusione: sono questi i tre principi fondamentali sui cui è fondato il nuovo Bauhaus europeo. E qui a Milano li state già mettendo in pratica. Uno dei primi progetti premiati nell’ambito del nuovo Bauhaus europeo, infatti, è stato elaborato proprio qui a Milano. È un progetto di ristrutturazione urbana di una zona ai margini della città, nella località Porto di Mare. Il progetto prevede di trasformare la zona in un “quartiere da 15 minuti”, cioè in un quartiere dove tutti i servizi essenziali possono essere raggiunti a piedi in meno di 15 minuti. Scuole, collegamenti con il centro città e un nuovo distretto alimentare con negozi e ristoranti. Tutto sarà a dimensione umana e più sostenibile.

Con il progetto del nuovo Bauhaus europeo e il Green Deal europeo possiamo creare insieme l’Europa del futuro — più vivibile, rispettosa del pianeta, all’altezza della vostra generazione. E sono lieta che la Cattolica sia diventata un partner del nuovo Bauhaus europeo, e abbia deciso di concentrarsi sul legame tra bellezza e inclusione sociale.

La seconda missione della nostra Unione è l’innovazione. L’Italia è sempre stata un paese di innovatori e di menti creative. Basta guardare il nuovo distretto dell’innovazione qui a Milano, nell’ex area dell’EXPO, che sta già attirando ricercatori brillanti e grandi imprese da tutto il mondo. Oppure pensate al boom della “smart agriculture” qui in Italia. C’è una nuova generazione di agricoltori che usa l’intelligenza artificiale e i droni per rendere i prodotti italiani ancora più eccellenti e sostenibili. Solo investendo nell’innovazione potremo creare i posti di lavoro di qualità a cui ambite e rendere l’Europa più competitiva sui mercati mondiali.

Lasciatemi fare soltanto un paio di esempi di come l’Europa si sta muovendo in questo senso. Da una parte, investiamo massicciamente nelle tecnologie digitali. Il piano NextGenerationEU, ad esempio, porterà Internet a banda larga a fabbriche, aziende agricole e famiglie di tutta Europa, aiutando le piccole imprese a digitalizzare le loro attività. Dall’altra, vogliamo investire nei giovani come voi, che sono il miglior motore dell’innovazione. Qui in Italia, NextGenerationEU sosterrà i ragazzi di talento che non hanno i mezzi per pagarsi l’università, sia con borse di studio sia triplicando la capienza delle residenze universitarie. Il piano aiuterà le università ad assumere giovani ricercatori. E finanzierà nuovi programmi di dottorato, concepiti per creare le competenze di cui le imprese hanno bisogno.

Più del 15% del piano di ripresa dell’Italia — 31 miliardi di euro — sarà destinato all’istruzione e alla ricerca. E ogni euro che investiamo nell’istruzione e nella ricerca è un euro ben speso. Mi consenta, rettore Anelli, di citare il suo discorso di apertura dell’ultimo anno accademico. In quella occasione ha ricordato che le università sono nate in tempi di transizione e trasformazione. Le prime furono fondate nel tardo Medio Evo, in un’epoca di cambiamenti radicali nei campi della filosofia, della scienza e della tecnologia. Le università sono state poi rifondate nel XIX secolo, durante la rivoluzione industriale. In entrambi i casi, le università “sono state frutto e insieme causa motrice” di quei processi di trasformazione. “Si nutrono del passato, per interpretarlo e per delineare la storia futura”.

Anch’io sono convinta, proprio come Lei, che le università saranno di nuovo una forza motrice del cambiamento. Perché, come Lei ha detto poco fa, sono “istituzioni creative”. Un luogo in cui imparare dal passato e inventare nuove strade verso il futuro.

La terza missione di cui vorrei parlare riguarda il rilancio della nostra democrazia in questa era digitale e globalizzata. Proprio come l’Unione europea, anche le nostre democrazie sono un cantiere sempre aperto. Nessuna democrazia può dirsi compiuta, perché la democrazia è un compito mai finito, ed è proprio in questo che si differenzia dall’autocrazia. Pensate ai cento anni di storia dell’Università Cattolica. Questa università è stata fondata in un momento cruciale per la democrazia italiana, quando milioni di persone avevano appena ottenuto il diritto di votare per la prima volta. I cattolici italiani avevano appena accettato di partecipare alla vita democratica italiana ed eletto i loro primi rappresentanti. Erano tempi di grandi aspettative e grandi speranze. Eppure, in un batter d’occhio, la democrazia italiana fu demolita dal Fascismo. E lo stesso è accaduto qualche anno dopo nel mio paese, la Germania. La Germania nazista ha provocato morti e sofferenze senza precedenti, portando distruzione e devastazione in tutto il continente. Ma dopo la guerra, la democrazia è stata ricostruita su basi più solide. Abbiamo costruito una democrazia europea.

Ognuna delle nostre democrazia è diversa dalle altre e unica. Ognuna è plasmata dai cittadini e dalla nostra storia, dalla nostra cultura e dalle nostra costituzioni. Ma in ultima analisi, la democrazia in tutte le sue forme ha sempre alla base lo stesso principio: dare voce al popolo. Dargli la possibilità di cambiare le cose andando a votare. In democrazia, ci battiamo per consentire ad altri di opporsi a noi. Per consentire loro di esprimersi liberamente. Di cambiare idea. Di essere se stessi, magari diversi dalla maggioranza, ma sempre uguali di fronte alla legge. Un sistema in cui il potere è dato e tolto dai cittadini e limitato da pesi e contrappesi. La democrazia è il governo del popolo, esercitato dal popolo e per il popolo. Questa è la democrazia. Ma non dobbiamo mai darla per scontata.

Oggi la democrazia si trova di fronte a nuove sfide. Gran parte del dibattito pubblico si svolge su piattaforme social controllate da privati. Gli avversari della democrazia utilizzano le tecnologie moderne per manipolare il dibattito democratico attraverso la disinformazione sistematica. Cercano di confondere le acque a tal punto che verità e fatti divengano impossibili da distinguere da menzogne e falsità. E questo erode e mina la fiducia dei cittadini.

La nostra missione è proteggere e ampliare la nostra democrazia. L’Europa che voglio deve proteggere le persone dai contenuti illeciti online e dalla disinformazione, rendendo le piattaforme dei social media più responsabili dei contenuti che ospitano. L’Europa che voglio deve proteggere dall’incitamento all’odio e dai reati generati dall’odio, integrando l’elenco dei reati nei nostri trattati. E deve proteggere la nostra democrazia da ogni tipo di regressione, tutelando lo Stato di diritto ovunque all’interno dell’Unione.

Ma questa è solo una parte del nostro lavoro. L’Europa che voglio deve anche dialogare di più con voi e ascoltare quello che avete da dire, quello che chiedete all’Europa, e quale Europa sognate. Per questo motivo ho proposto di proclamare il 2022 Anno europeo dei giovani. Vogliamo che voi giovani facciate sentire la vostra voce. Per questo apriremo nuovi spazi per discutere con voi le politiche europee e dove potrete raccontare le vostre aspirazioni per l’Europa. E incoraggeremo tutti gli Stati membri a fare altrettanto. La nostra democrazia ha bisogno del vostro impegno. Quindi dite la vostra, e l’Europa ascolterà. Voglio un’Europa per i giovani. E voglio un’Europa dei giovani.

Il mese scorso Papa Francesco ha inviato un messaggio potente ai giovani come voi. Ha parlato di questo tempo segnato dalla pandemia, e di come superarlo. Il Papa ha scritto: “Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani! Quale forza portate nei vostri cuori! Per rialzarsi, il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione.” Se questo è vero per il mondo, lo è ancora di più per la nostra Unione. Se voi giovani vi rialzerete, l’Europa si rialzerà. Perché l’Europa vi appartiene. Perché l’Europa siete voi.

Vorrei quindi concludere augurandovi un sereno Natale e un nuovo anno accademico ricco di soddisfazioni qui all’Università Cattolica.

Buon Natale, e viva l’Europa

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