Prudente, ma fermo. Biden e l’attacco all’Ucraina

Se non fosse per gli Stati Uniti, oggi Vladimir Putin avrebbe raggiunto l’obiettivo di distruggere l’Ucraina come Stato indipendente. Washington ha posto un freno alle ambizioni imperialistiche di Putin e nello stesso tempo riaffermato la leadership Usa in Europa. Questi sono i risultati conseguiti dalla gestione prudente ma competente della crisi da parte dell’amministrazione di Joe Biden in questo primo anno di guerra.

Diplomazia, comunicazione e autonomia Nato

Già prima dell’invasione, l’amministrazione si era spesa per persuadere gli alleati europei – e la stessa Ucraina – che Putin stava pianificando un’invasione su larga scala. Washington e i suoi alleati europei hanno così cominciato a lavorare su potenziali risposte già a cavallo del 2021 e 2022. Su iniziativa americana, la Nato ha potenziato le sue capacità di difesa sul fianco orientale, mentre l’Ue discuteva una serie di potenziali sanzioni con cui colpire la Russia in caso di invasione. L’amministrazione Biden ha anche preparato il terreno sul fronte della comunicazione, rendendo pubbliche le valutazioni della sua intelligence circa l’imminenza di un’invasione. In questo modo Washington ha spiazzato Mosca riducendo l’efficacia della campagna di disinformazione russa che ha accompagnato l’avvio delle operazioni militari.

Tuttavia, né queste misure né l’apertura diplomatica fatta a gennaio 2022 da Biden a Putin – a cui è stato offerto un dialogo a tutto campo sulla sicurezza europea, pur nel rispetto della sovranità dell’Ucraina e dell’autonomia della Nato – sono state efficaci a cambiare i piani del presidente russo. Il lavoro preparatorio è stato però efficace nell’innescare l’immediata e durissima reazione atlantica. Gli esempi più clamorosi di questa iniziale tranche di misure punitive sono stati la decisione di escludere quasi tutte le banche russe dal sistema di messaggistica interbancaria Swift e il congelamento dei titoli in euro e dollari della Banca centrale russa, quasi la metà dei 630 miliardi di dollari totali.

Gli aiuti americani

Sul piano militare, il problema per l’amministrazione Biden è stato quello di adattare l’assistenza all’Ucraina all’andamento del conflitto senza innescare un’escalation tra Nato e Russia. Col senno di poi, Biden avrebbe potuto offrire un maggiore livello di sostegno all’Ucraina più tempestivamente. Ma quest’argomento si scontra col fatto che il presidente abbia dovuto costruire il consenso all’invio di armi più sofisticate – nell’opinione pubblica americana, al Congresso e tra gli alleati – gradualmente, testando di volta in volta le indefinite ‘linee rosse’ oltre le quali Putin avrebbe potuto usare armi non convenzionali, compresa l’atomica.

Prudente ma fermo, Biden ha escluso l’invio di truppe e costantemente ammonito sui rischi di una guerra più vasta. Così facendo, ha ottenuto senza grandi problemi lo stanziamento da parte del Congresso di colossali fondi all’Ucraina – per aiuti umanitari, supporto diretto al bilancio statale, assistenza di sicurezza e forniture militari – per un ammontare di oltre 50 miliardi di dollari nel solo 2022. E questo spiega anche perché le armi più sofisticate – dagli Himars ai Patriots – siano arrivate a intervalli irregolari tra luglio e dicembre.

La linea di Biden

Parallelamente, l’amministrazione Biden ha lavorato a mantenere coeso e coinvolto il fronte alleato. Si è accordata in seno al G7 per il tetto al prezzo del petrolio russo, necessario a sostenere l’embargo Ue sulle importazioni petrolifere via mare. Non si è opposta ai tentativi del presidente francese Emmanuel Macron di mantenere un canale di dialogo aperto con Mosca. Con la promessa di spedire in Ucraina una trentina carrarmati Abrams (in realtà di dubbia utilità), ha dato al cancelliere tedesco Olaf Scholz la copertura politica interna per acconsentire infine a inviare i carrarmati tedeschi Leopard 2 a Kyiv.

La linea di Biden è di sostenere l’Ucraina e forzare la Russia a negoziare una resa. In questo senso restano aperte questioni fondamentali, come definire la natura della vittoria militare ucraina (recupero di tutto il territorio perduto nel 2022? di più? di meno?) o tenere coeso il fronte atlantico qualora le prospettive di vittoria si allontanino. Si aggiunge alle difficoltà il fatto che il supporto al coinvolgimento Usa nella guerra è andato calando tra i Repubblicani, che ora controllano la Camera. Eppure, opzioni alternative in grado di catturare grande consenso pubblico o tra gli alleati europei non esistono; una conferma della competente gestione della guerra da parte americana.

Foto di copertina EPA/PRESIDENT OF UKRAINE VOLODYMYR ZELENSKY HANDOUT

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