Sfollate, private dell’indipendenza economica, esposte al crescente rischio di violenza fisica e sessuale. A oltre tre anni dall’invasione russa, le donne ucraine continuano a pagare il prezzo più alto della guerra. Dal 2022 a oggi oltre 4.300 sono state uccise, quasi 11 mila ferite. Numeri allarmanti ma con ogni probabilità sottostimati. Senza contare che oltre 1,8 milioni restano sfollate all’interno del Paese e quasi 6,7 milioni dipendono dall’assistenza umanitaria.
In un mondo in fiamme in cui proliferano i conflitti armati (135 quelli registrati nel 2024, inclusi 61 statali, il numero più alto dal 1946), mai come ora si rivela essenziale il ruolo delle donne nella prevenzione delle crisi e nella costruzione della pace. È ormai dimostrato come la loro partecipazione contribuisca in modo significativo al raggiungimento di accordi duraturi, sostenibili e inclusivi. Eppure le donne non siedono quasi mai ai tavoli dove vengono prese le decisioni. Pagano il conto più alto nei teatri di guerra ma restano perlopiù ai margini di negoziati e processi di ricostruzione post conflitto. Per questo UN Women rinnova il proprio impegno per assicurare loro un ruolo da protagoniste. Va in questa direzione l’incontro ospitato lo scorso luglio a Roma da UN Women Italy, nell’ambito della Alliance for Gender-Responsive and Inclusive Recovery for Ukraine, alla vigilia della Conferenza per la ricostruzione in Ucraina (URC), quest’anno ospitata dall’Italia. Organizzato in collaborazione con i governi di Kyiv e Berlino e il Georgetown Institute for Women, Peace and Security, l’appuntamento ha voluto ribadire il ruolo centrale delle donne e promuovere la loro inclusione nel processo di pace e di ricostruzione del Paese.
Lanciata da UN Women e dai governi tedesco e ucraino nel 2024 alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina di Berlino, oggi l’Alleanza conta oltre 90 membri – fra governi, organizzazioni internazionali, Ong e aziende private – accomunati dalla volontà di garantire che la ricostruzione del Paese avvenga nel segno dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile, in linea con l’Agenda “Donne, pace e sicurezza” delle Nazioni Unite. L’appuntamento di Roma ha voluto anche riaffermare la necessità che l’Alleanza continui a crescere, coinvolgendo nuovi partner e governi, inclusa l’Italia. Far parte dell’Alleanza infatti significa stare dalla parte delle donne ucraine e assicurare che la ripresa non sia solo veloce ma anche giusta e dunque che la loro voce incida sulle decisioni, che risorse adeguate vengano destinate ai loro bisogni e che l’uguaglianza sia al centro di ogni investimento.
A un quarto di secolo esatto dall’approvazione della risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ancora molta strada resta da fare. Eppure la sua approvazione ha segnato uno spartiacque nella definizione del ruolo e del contributo delle donne nelle aree di conflitto. Non più solo vittime, ma protagoniste nella prevenzione delle crisi, nei processi di pace e di ricostruzione post-bellici. Assenti perlopiù dai tavoli negoziali ufficiali, le donne giocano un ruolo chiave come costruttrici di pace a livello locale e informale, dai negoziati alle iniziative di mediazione, dal peacekeeping ai processi di ricostruzione. Sono sul campo a fianco delle comunità, forniscono assistenza umanitaria, difendono i diritti umani e promuovono le istanze e le rivendicazioni che provengono dal basso.
Un contributo alla pace importante che resta in gran parte ignorato e non documentato. Senza contare la mancanza cronica di fondi di cui soffrono le organizzazioni che si battono per i diritti delle donne, incluse quelle ucraine. UN Women ha registrato una diminuzione significativa a partire dal 2022. Solo il 19% degli aiuti pubblici allo sviluppo stanziati nel 2023 per Kyiv prevedono obiettivi legati all’uguaglianza di genere, molto al di sotto della media globale del 46%, e meno dell’1% risulta destinato primariamente allo scopo.
Che le donne siano protagoniste nella risposta alla crisi lo dimostrano le ucraine che da oltre tre anni affrontano le conseguenze della guerra. Emblematiche in questo senso le storie di resistenza e resilienza raccolte da UN Women sul campo. Le donne stanno guidando la ripresa assumendo la leadership in ambiti finora considerati appannaggio degli uomini, dai trasporti alla sicurezza, tenendo di fatto in vita il tessuto economico e sociale del Paese. Basti pensare che nel 2024 hanno avviato quasi il 60% delle nuove imprese individuali (erano il 51% nel 2021), mentre la percentuale delle imprenditrici è passata dal 40% al 61% in tre anni. E UN Women è in prima linea a fianco delle organizzazioni femminili per fornire assistenza umanitaria, sostegno psicologico e legale alle vittime di violenza di genere, formazione professionale e programmi mirati all’indipendenza economica.
È importante che dalla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina sia emersa la posizione compatta dell’Europa nei confronti di Kyiv. Sostegno netto, senza sfumature. Oltre che di aiuti militari e investimenti, il popolo ucraino infatti ha bisogno di certezze. Per l’Ucraina si invoca spesso, a ragione, una pace giusta e duratura. Potrà esserlo solo se assicureremo alle donne un ruolo da protagoniste nel processo di ricostruzione.
