9 Maggio: nella Festa dell’Europa, proposte per rafforzare l’integrazione

Regole elettorali uniformi per le elezioni europee nei 27 Paesi Ue e diritto di voto ovunque a partire dai 16 anni: lo propone il Centers for European Policy Network (Cep), in coincidenza con la Festa dell’Europa il 9 Maggio, a poco più di un anno dalle europee 2024. Invece, il Movimento europeo Italia propugna un’iniziativa tedesca per abolire di fatto il diritto di veto in materia di politica estera e di sicurezza.

C’è un fermento di iniziative pro-integrazione nell’anniversario della dichiarazione del 1950 con cui il ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica ed economica fra le nazioni europee, che avrebbe reso impensabile una guerra fra di loro. La proposta di Schuman è l’atto di nascita del processo di integrazione europea. In tempi brevi, condusse alla nascita nel 1954 della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca.

Schuman lanciò la sua iniziativa il 9 Maggio, perché l’8 Maggio segna, nell’Europa centrale, la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la sconfitta della Germania nazista – per una questione di fusi in Russia la ricorrenza si celebra il 9 Maggio.

Il 9 maggio in Italia

Una data in Italia poco sentita, causa una tragica coincidenza e un’inopportuna decisione.
Al Vertice di Milano del 1985 – presidenza di turno italiana, presidente del Consiglio Bettino Craxi, ministro degli Esteri Giulio Andreotti –, i capi di Stato e di governo di quelli che erano appena divenuti i Dodici decisero di celebrare il 9 Maggio la Giornata dell’Europa. In Italia, la ricorrenza è meno sentita che altrove anche perché, 22 anni dopo, quando la Giornata dell’Europa s’era ormai radicata, una legge italiana, la 56 del 2007, scelse la stessa data come Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale.

Questo in quanto il 9 maggio 1978 le Brigate Rosse fecero trovare a Roma il cadavere di Aldo Moro adagiato nel vano portabagagli di una Renault rossa parcheggiata in via Caetani, una strada che incrocia via delle Botteghe Oscure, dove c’era la sede del Pci, e non lontana da piazza del Gesù, dove c’era la sede della Dc: un ghigno di sberleffo, ad accompagnare un gesto di terrore, l’apice dell’attacco allo Stato dell’organizzazione terroristica. Fare del 9 Maggio la giornata della Memoria delle vittime del terrorismo appare una scelta politica autoreferenziale, perché sarebbe stato – a mio avviso – più corretto scegliere la data del 16 marzo, quando le Brigate rosse rapirono il leader Dc, uccidendo i cinque uomini della sua scorta.

Qualche anno fa, poi, il Parlamento di Strasburgo ha dichiarato l’11 marzo la ‘Giornata europea delle vittime del terrorismo’, riconoscendo che ricordarne il sacrificio “è un impegno di civiltà ed è anche una salvaguardia per il futuro”. L’11 marzo è l’anniversario degli attentati sui treni a Madrid che nel 2004 causarono 192 morti e oltre 1500 feriti.

Nel rispetto dell’europeismo di Moro, e nel commosso ricordo di tutte le vittime del terrorismo, quale ne sia la matrice, l’Italia potrebbe uscire dall’ambiguità del suo 9 Maggio adottando come Giornata delle vittime del terrorismo l’11 Marzo e lasciando il 9 Maggio come Festa dell’Europa.

Una soluzione di compromesso che, forse, sarebbe piaciuta anche a Moro, maestro nel tessere accordi e presidente del Consiglio nel 1975, quando i leader degli allora Nove, riuniti a Rambouillet in Francia, decisero l’elezione a suffragio universale del Parlamento europeo, che era un’assemblea di secondo livello – ogni Parlamento nazionale vi designava, cioè, una propria delegazione -, senza grande potere.

La decisione dei leader dei Nove di dare alla Cee un Parlamento eletto rafforzava il processo d’integrazione europea: Moro era consapevole che un Parlamento democraticamente eletto avrebbe progressivamente rafforzato i propri poteri, come sta avvenendo nella realtà, anche se i tempi sono probabilmente più lenti di quanto il pur prudente statista pugliese potesse prevedere.

Elezioni europee: regole uniformi e voto dai 16 anni

Le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo avvennero a inizio giugno 1979. Le decime si svolgeranno fra un anno – la data deve ancora essere fissata. In vista di esse, il Cep invita a riflettere su come modalità di voto, temi e campagne uniformi nei 27 e l’abbassamento dell’età di voto a 16 anni in tutta l’Ue – la Germania lo ha già deciso – possano aumentare l’affluenza alle urne, mai sostenuta in tempi recenti, e rafforzare il ruolo del Parlamento.

Gli autori del rapporto del Cep sono invece scettici sulla promozione del voto europeo online, perché mancano gli standard tecnici e giuridici comuni per garantire elezioni libere, uguali e segrete in tutta l’Ue: “Occorre valutare se il rischio di frodi non sia superiore ai benefici desiderati”.

Per gli esperti del Cep, tematiche europee e partiti sovranazionali dovrebbero avere la precedenza su interessi e temi puramente nazionali: sarebbero quindi importanti liste transnazionali, in un mix di liste partitiche transnazionali e circoscrizione elettorale unica. Il 9 Maggio dovrebbe diventare data fissa delle elezioni europee ogni cinque anni ed essere giorno festivo in tutti i 27 Stati Ue.

È però difficile che qualcosa del genere possa maturare nel giro di un anno, entro il voto 2024, nonostante la grande volontà di nuove regole comuni emersa dalla maggioranza del Parlamento e dai cittadini dell’Ue nel quadro della Conferenza sul Futuro dell’Europa: il cantiere delle grandi riforme istituzionali europee è sostanzialmente in stallo, tra ansie di guerra e urgenza di rilancio dell’economia dopo la pandemia.

Verso l’Europa federale, con l’abolizione del diritto di veto

In questo quadro, molto rilievo ha l’iniziativa tedesca di creare un gruppo informale di Paesi “amici del voto a maggioranza qualificata in politica estera e della sicurezza”, allo scopo di facilitare l’applicazione della cosiddetta “clausola della passerella” che consente al Consiglio europeo – all’unanimità – di autorizzare il Consiglio ad adottare delle decisioni a maggioranza qualificata dove il Trattato prevede che le decisioni siano invece adottate all’unanimità.

Uno dei settori in cui i governi hanno deciso, alla firma del Trattato di Lisbona nel 2007, di fare prevalere il metodo confederale e i poteri delle diplomazie nazionali è proprio quello della politica estera e della sicurezza ivi compresa la difesa comune.

Il Comitato europea Italia osserva che c’è chi ritiene che la mancata evoluzione del ruolo dell’Ue nel mondo e le difficoltà di essere un attore influente nella guerra innescata dalla Russia contro l’Ucraina sia proprio la permanenza del voto all’unanimità e dunque del potere di veto. Lo si è anche visto nelle procedure tortuose per applicare le sanzioni decise contro l’autocrazia putiniana.

Anche in questo caso, tuttavia, non è affatto detto che l’iniziativa tedesca proceda in tempi rapidi. C’è il rischio che le prossime elezioni europee e il prossimo 9 Maggio trovino ancora l’Ue imprigionata nelle attuali pastoie.

Foto di copertina EPA/Quique Garcia

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