Il sogno americano di Tim Scott

Per analizzare le primarie del Partito Repubblicano, che inizieranno l’anno prossimo e incoroneranno lo sfidante di Joe Biden, non possiamo fare a meno di cadere in un bipolarismo di fatto tra l’ex Presidente Donald Trump e il Governatore della Florida Ron DeSantis. Un’elezione primaria non è composta però solo dai favoriti – i cosiddetti frontrunner – ma anche da una serie di candidati secondari che hanno interesse a sfruttare la visibilità mediatica che riceveranno in questi mesi per ottenere posizionamenti migliori all’interno del Partito e, perché no, in caso di errori dei principali contendenti, rientrare in corsa per vincere.

Tra questi merita un approfondimento particolare la figura di Tim Scott. Senatore per lo Stato della South Carolina dal 2012 e deputato dal 2010, è il primo membro afroamericano del Senato del Sud da Blanche Bruce, che ricoprì la carica per sei anni, tra il 1875 e il 1881, in piena Ricostruzione. L’epopea di Scott è una storia che possiamo leggere con le lenti del Sogno Americano: nipote di un uomo analfabeta che raccoglieva cotone per cinquanta centesimi al giorno, figlio di una coppia povera che ha divorziato quando lui aveva solo sette anni, si ritrova alle scuole superiori a non riuscire a comprendere quale possa essere il suo futuro. Queste sono anche le pagine più interessanti di un memoir che lo stesso Senatore ha pubblicato l’anno scorsoAmerica, a redemption story; fino a questo momento sembra una storia sentita molto spesso, quella di un afroamericano della working class del Sud che non riesce a emergere in un sistema disegnato apposta perché non lo faccia.

Le origini dell’epopea

Come in ogni grande romanzo la figura che cambia le sorti di questa vita segnata è insospettabile: John Moniz, il proprietario di un negozio afferente alla catena in franchising Chick-Fil-A, famosa per essere la più vicina al Partito Repubblicano tra i fast-food americani. Moniz, che Scott ringrazia spesso nei suoi discorsi per avergli letteralmente salvato la vita, prende sotto la sua ala un giovane sbandato e lo educa secondo i valori del conservatorismo, cercando di elevarlo rispetto alla precedente condizione sociale. Oltre a essere una storia particolare, è anche molto spendibile tra il pubblico del Sud, società che si fa vanto di essere molto più comunitaria rispetto a un Nord individualista.

Partendo da quell’incontro Scott ha scalato la piramide della società della South Carolina fino a diventarne Senatore a Washington nel 2012 in quella che autodefinisce una storia che parte, come quella di tanti afroamericani, dalla raccolta di cotone del nonno, per chiudersi da esponente del potere legislativo del Paese, from cotton to Congress. Proprio per questo uno dei suoi argomenti cardine è quello di difendere l’America come terra delle opportunità, criticando il disfattismo della maggioranza degli afroamericani, soprattutto quelli che votano il Partito Democratico: secondo la sua personale storia non è possibile parlare di razzismo sistemico, proprio perché questa non sarebbe altro che un esempio lampante della bontà d’animo degli statunitensi.

Un anti-trumpiano tormentato

Nonostante questo, nel suo periodo al Senato non ha agito dimenticandosi la sua provenienza: è entrato nella quotidianità del news cycle di Washington quando è personalmente andato nello Studio Ovale per fare una “lezione” a Trump su cosa fosse il suprematismo bianco, un movimento che per secoli ha cercato di mantenere lontano dal potere le comunità di minoranza. Questo fatto è stato ancora più importante perché avvenuto subito dopo gli scontri di Charlottesville, in cui il Presidente aveva paragonato impropriamente i razzisti e i loro contestatori. È stato parte importante del processo che ha condotto all’Emmett Till AntiLynching Bill, che ha dichiarato il linciaggio reato federale, e ha parlato apertamente di aver subito controlli impropri da parte della polizia, anche dopo la sua nomina a Senatore.

L’obiettivo di Scott è costruire un messaggio positivo, soprattutto in una campagna che, dai dibattiti in avanti, si polarizzerà sempre di più con attacchi al vetriolo tra Trump e i suoi avversari. Non è nascosto che uno dei segmenti elettorali a cui il Senatore punta è quello della comunità evangelica, e per questo più volte è stato testato sulle sue personali politiche riguardanti il diritto all’aborto: negli ultimi mesi si è dichiarato fermamente pro-life, è stato co-sponsor di un disegno di legge che limitava a livello federale l’aborto a non oltre la ventesima settimana, ma ha sempre cercato, soprattutto se incitato sulle tv nazionali, di non rispondere con fermezza a domande su politiche attive sul tema che perseguirebbe da presidente. Questo perché si scontrano in questo dissidio lo Scott evangelico, che deve essere radicale nel suo sostegno alle campagne pro-life per ottenere voti, nella speranza che gli scandali di natura morale occorsi all’ex-Presidente ne alienino il loro sostegno, e lo Scott positivo, che vorrebbe riunire i delusi dal trumpismo, i repubblicani moderati per cui però l’aborto è un diritto acquisito.

Ne consegue che la figura di Scott è debole proprio perché in mezzo a un guado in quello che è un ciclo elettorale che si preannuncia radicale nelle proposte, sia da parte Democratica che Repubblicana; e anche se il Senatore della South Carolina non è definibile moderato, il suo modo di porsi, calmo e conciliante, lo rende di per sé alternativa agli attacchi dei frontrunner. Forse una strada gli rimane: non ha attaccato frontalmente nessuno, non è particolarmente odiato dagli avversari e afferisce a un bacino di voti, quello afroamericano, in cui i Repubblicani devono necessariamente migliorare se vogliono avere chance di vittoria. Che questo lo renda un papabile candidato Vicepresidente di chi uscirà vittorioso alle Primarie? Potrebbe essere il coronamento finale di un percorso iniziato nella povertà assoluta.

Questo articolo è stato realizzato da in collaborazione con la redazione di Jefferson – Lettere sull’America, una newsletter a cura di Matteo Muzio

Foto di copertina EPA/CJ GUNTHER

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