Il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio ricorda Antonio Russo

In occasione del decimo premio nazionale sul reportage di guerra è stato ricordato Antonio Russo, giornalista partito dall’Abruzzo per il mondo, che ha raccontato realtà lontane non solo geograficamente, ma anche (e soprattutto) dall’attenzione mediatica.

A ricordare Russo, il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio: Russo si definiva un “radicale giornalista”, parte di una comunità – quella del Partito Radicale – guidata da Marco Panella. “Russo è stato ucciso per impedirgli di raccontare cosa avevano fatto i russi in Cecenia”, un ricordo che, con l’infuriare della guerra in Ucraina, diventa più attuale che mai.

L’associazione Ossigeno, che si occupa di giornalisti minacciati in virtù del proprio lavoro, ha chiesto al direttore Falconio di immaginare dove sarebbe Antonio Russo oggi: impossibile dirlo, per la natura stessa del giornalista. Più facile può essere, ricordare cosa ha fatto e dove è stato Russo. Tra il Kosovo, da dove Russo chiedeva l’intervento delle truppe di terra della Nato (che gli valse addirittura, nel 1999, una aggressione fisica da parte di “militanti pacifisti” di ritorno da una manifestazione), e il Caspio, per raccontare interessi energetici.

In quelle settimane nell’area del Caspio, la Russia di Putin – che ha attaccato l’Ucraina, ma già nel 2014 invadeva illegittimamente la Crimea e ancora prima la Georgia, in soli 5 giorni – manifestò tutta la sua natura belligerante, raccontata dallo stesso Russo. La morte non solo di Antonio Russo, ma anche della giornalista Anna Politkovskaya, secondo il direttore Falconio sono la dimostrazione plastica di cosa rappresenta la Russia guidata da Vladimir Putin dal 31 dicembre 1999.

Non è solo la Russia, ad avere responsabilità gravose nel campo del rispetto dei diritti umani, ma anche l’Occidente, che per lungo tempo non ha offerto adeguato riscontro giudiziario all’uccisione di un giornalista italiano, come raccontato dal giornalista Jacopo Ottenga.

Quella del radicale giornalista è una storia di denunce, le stesse che il Partito Radicale – che in molto a lui guardava nell’azione politica. La Russia chiese l’espulsione del partito dal novero delle Ong accreditate presso la commissione economica dell’Onu (Ecosoc), perché il partito aveva concesso il proprio spazio di parola alla dissidenza cecena. La permanenza nell’Ecosoc venne poi garantita grazie all’azione della diplomazia italiana e del partito.

Bisogna ricordare Antonio Russo per quello che ha fatto”, conclude Falconio in un breve intervento che traccia un ritratto del giornalista, “perché aveva già fatto vedere dove sarebbe arrivata la Russia di Putin”. 

Pubblichiamo l’intervento integrale del direttore Alessio Falconio al decimo premio nazionale sul reportage di guerra:

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