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Turchia, il sultanato di Erdoğan, di Francesco Fravolini

‘Il sultanato di Erdoğan. Cosa resta della Turchia dopo il golpe e la svolta presidenzialista’, di Francesco Fravolini, Villaggio Maori edizioni, 2018, pag. 96, euro 13,50.

Nell’Ottocento la Turchia era il grande “malato d’Europa”, un impero vecchio e immenso, esteso dai Balcani alle coste occidentali del Mediterraneo, che perdeva pezzi sotto le spinte di movimenti indipendentisti e modernizzatori. Dopo quasi un secolo di vita repubblicana, la Turchia torna ad essere, per dirla come Francesco Fravolini, il “tallone d’Achille” del Vecchio Mondo.

Il sultanato di Erdogan - TurchiaFrancesco Fravolini è giornalista professionista e collaboratore, tra gli altri, di Paese Sera, Italia Oggi, Avvenire e Tuttolibri della Stampa: nel febbraio del 2018 ha pubblicato ‘Il sultanato di Erdoğan. Cosa resta della Turchia dopo il golpe e la svolta presidenzialista’.

Il libro prende il via dal fallito colpo di Stato della notte tra il 15 e il 16 luglio 2016.

Come ricorda l’autore “la Turchia è un Paese nel quale i conflitti si sono succeduti nel tempo, quasi fossero degli episodi normali del vivere quotidiano”. Dal 1960 al 2016 ci sono stati cinque colpi di Stato che hanno avuto come spinta motrice quella di riportare la stabilità e la laicità dello Stato da parte dei militari. “A queste vicende sono seguite frequenti negazioni dei diritti civili nei confronti della popolazione”, scrive Fravolini.

L’autore si interroga sulle vicende di quella notte, sui risvolti non ancora chiariti che hanno portato il presidente ad accentrare il potere nelle sue mani attraverso “uno tra i referendum più opachi della storia contemporanea”. Si è trattato quindi di un “golpe”, si interroga Fravolini? O piuttosto di una “guerra civile”? O del “pretesto per misure autoritarie”?

Le risposte a queste domande si trovano nelle pagine del libro. Ma gli strascichi di quanto avvenne nel luglio 2016 si fanno sentire ancora tutt’oggi: la persecuzione di giornalisti e intellettuali è notizia all’ordine del giorno; la repressione, le purghe e la censura seguite al golpe hanno fatto sollevare qualche sopracciglio anche in Europa, mentre la richiesta della Turchia di entrare nell’Unione europea è ancora formalmente pendente.

Ed è dedicato proprio a questo argomento il contributo scritto da alcuni avvocati esperti in politica europea. Per l’autore sulla violazione dei diritti in Turchia “vige un silenzio assenso, paradossale e raccapricciante”. Nella sua opinione, “l’Unione europea sembra non assumere una posizione chiara nei confronti della dittatura di Erdoğan”.

E forse ciò è dovuto anche alla particolare geografia del Paese anatolico, tra l’Asia e l’Europa, che ne fa uno dei cancelli d’ingresso al nostro continente per i migranti che arrivano dalle zone di conflitto in Medio Oriente.

Fravolini, però, più che concentrarsi sui risvolti politici, vuole evidenziare le difficoltà vissute dalla popolazione, “raccontarne gli episodi al fine di denunciare le ingiustizie subite dagli abitanti. I diritti civili negati caratterizzano il Paese nell’immaginario collettivo del resto del mondo”.

La Turchia oggi sconta gravi ritardi: istruzione, informazione, cultura sono settori che si fa fatica a definire liberi. “L’instaurazione e il mantenimento di un governo autoritario – scrive Fravolini –  necessita di una popolazione da controllare con maggiore facilità, e limitarne la conoscenza è il primo passo. In Turchia la civiltà incassa duri colpi e il paese arretra velocemente al confronto con quell’Unione europea alla quale chiede di aderire”.

Segnalazione a cura di Francesca Capitelli