Gli Huthi nella guerra dello Yemen, di Eleonora Ardemagni
‘The Huthis: Adaptable Players in Yemen’s Multiple Geographies’, Eleonora Ardemagni, Crissma-Università Cattolica, EDUCatt, pag. 88, euro 4
Negli ultimi 15 anni lo Yemen ha attraversato diverse fasi turbolente che hanno messo in ginocchio la popolazione e che hanno reso il “sogno pasoliniano” un incubo di cui è difficile scorgere la fine. Eppure, la copertura mediatica del conflitto resta limitata, così come i lavori accademici faticano a offrire un quadro complessivo di quanto accade sul campo. In particolare, diversi contributi tendono a presentare il conflitto come una guerra confessionale fra i ribelli sciiti e il governo centrale sunnita oppure come una guerra per procura fra l’Iran e la coalizione dei Paesi sunniti.
‘The Huthis: Adaptable Players in Yemen’s Multiple Geographies’ di Eleonora Ardemagni cerca invece di superare queste spiegazioni dicotomiche e a tratti semplicistiche per offrire un quadro più complesso. L’immagine delle “geografie multiple” aiuta infatti a capire come gli attori non abbiano identità monolitiche. Il teatro yemenita vede così un intreccio di visioni, tradizioni, interessi, che produce una realtà stratificata e fluida.
Al centro del lavoro della prof.ssa Ardemagni vi sono gli huthi, presentati come attori politici e militari in modo da superare le narrazioni riduzioniste. Se la politicizzazione dello sciismo duodecimano e l’intervento militare della coalizione a guida saudita del 2015 hanno avvicinato gli huthi all’Iran, il movimento fondato da Husayn al-Houthi ha alcune peculiarità.
Lo studio della Ardemagni evidenzia come gli attriti fra huthi e governo centrale vadano ben al di là delle contrapposizioni confessionali o geopolitiche. Il conflitto viene innanzitutto letto come scontro fra un’élite urbana, il regime, e una forza periferica, gli huthi. La guerra ha poi una forte connotazione tribale. Infine, le frizioni hanno anche una dimensione sociale: se gli huthi hanno da sempre privilegiato l’élite religiosa discendente da Maometto, i sada, l’ex presidente Ali Abdallah Saleh si è appoggiato alla classe dei qadi, i giudici.
In una sezione interessante, la Ardemagni si concentra sull’elitismo populista degli huthi, un concetto solo apparentemente contraddittorio. Da un lato, la natura elitista degli huthi appare chiara in tre aspetti: i membri appartengono al gruppo dei sada; la leadership è ad appannaggio esclusivo della famiglia al-Houthi; infine le decisioni sono prese solo da un gruppo molto ristretto di affiliati. Dall’altro, le retoriche e le narrazioni del movimento si connotano come fortemente populiste. Lo slogan «Dio è grande! Morte all’America! Morte a Israele! Siano maledetti gli ebrei! Vittoria per l’Islam!» ha per esempio consentito agli huthi di raggiungere un pubblico molto più vasto, superando così le limitazioni geografiche e la natura esclusivista. La flessibilità e la capacità di adattamento hanno permesso al gruppo di lasciarsi alle spalle l’etichetta di “ribelli locali” e di diventare un attore chiave nelle dinamiche politiche, sociali e securitarie del Paese.
Il lavoro della Ardemagni affianca quindi un dettagliato ritratto della situazione sociopolitica e militare dello Yemen e degli huthi ad alcuni concetti chiave per leggere e analizzare la realtà del Paese. La comprensione delle geografie multiple, e quindi delle identità plurali e flessibili, assume oggi una particolare rilevanza nel processo di (ri)costruzione dello Stato e dei suoi centri di potere. Considerando anche il sistema di sicurezza ibrido, le ingerenze straniere, la costante minaccia terroristica, le molteplici strutture sociali e i divergenti interessi degli attori coinvolti, la Ardemagni arriva ad affermare lucidamente che «il federalismo – per quanto problematico – appare come l’unica soluzione per formare uno Stato unificato e istituzioni formali».
Francesco Teruggi