Trump provoca Pechino nel Mar cinese meridionale
Lo scorso 22 maggio due imbarcazioni statunitensi, il cacciatorpediniere Preble e il tanker Walter S. Diehl, hanno navigato attraverso lo stretto di Taiwan, aggiungendo benzina sul fuoco dei rapporti già tesi tra Washington e Pechino. Le autorità cinesi hanno infatti criticato duramente la manovra, che è soltanto l’ultima di una serie di azioni analoghe condotte dalla Settima flotta della Marina degli Stati Uniti nelle acque del mar Cinese meridionale, ed in particolare in alcune aree su cui Pechino tende ad esercitare un controllo sempre più stretto e sulle quali Washington esige che sia garantita la completa libertà di navigazione. Il 19 maggio il Preble era stato trovato in navigazione nei pressi dell’isola di Huangyan, nelle Scarborough Shoal e, una volta identificato, era stato allontanato dalla Marina cinese. Anche in questo caso, Washington aveva definito l’operazione un tentativo di preservare l’accesso alle rotte, come stabilito dal diritto internazionale.
Il Mar cinese meridionale, ricco di giacimenti minerari e punto di intersezione di importanti rotte commerciali, è un’area strategicamente delicata, poiché contesa tra la Cina e Taiwan nonché oggetto di rivendicazioni da parte del Brunei, delle Filippine, della Malesia e del Vietnam. A seguito della costruzione di installazioni militari cinesi gli Stati Uniti hanno intensificato le operazioni navali nella regione, inasprendo il clima di tensione generale tra Cina e USA, sul quale hanno avuto ripercussioni negative anche il recente fallimento del negoziato commerciale e lo scoppio del caso Huawei. Gli Stati Uniti hanno anche avviato per la prima volta manovre militari congiunte nel Pacifico con Giappone, Australia e Corea del Sud, sempre nell’ottica di contenere l’influenza cinese nell’area.
La situazione sempre più tesa, inoltre, ha contribuito a spingere Pechino verso Mosca, con la quale sono già in corso esercitazioni militari congiunte e da cui il presidente Xi Jinping ha recentemente ottenuto appoggio sia economico che tecnologico. Gli storici attriti tra Mosca e Pechino ed il sempre maggiore interesse cinese per l’area dell’Asia Orientale rendono questo sodalizio quantomeno instabile, ma ad oggi Vladimir Putin è ciò che di più vicino ad un la Cina possa avere nel confronto con Washington.
Federica De Paola, AMIStaDeS