Nuova Caledonia: un referendum per dire addio alla Francia

2 Nov 2018 - Peanuts di Gabriele Rosana

Aiuto, mi s’è ristretta la Francia! A oltre 16 mila chilometri e nove ore di fuso orario da Parigi, va di scena l’ultima grana elettorale di Emmanuel Macron, in mesi non proprio semplicissimi per l’inquilino dell’Eliseo. Arcipelago composto da una decina di isole nell’Oceano Pacifico, la Nuova Caledonia con i suoi 268 mila abitanti (la metà dei quali ha meno di 30 anni) è dal 1853 un Territorio d’Oltremare francese, retaggio del passato coloniale del Paese anche all’estrema periferia del mondo (siamo a 3 mila chilometri a est dell’Australia). Il 4 novembre la Nuova Caledonia va alle urne per decidere se dichiararsi indipendente e diventare la più giovane nazionale al mondo. La Francia rischia così di chiudere il 2018 perdendo un pezzo di territorio (l’ultimo fu Gibuti, nel Corno d’Africa, indipendente dal 1977).

© Le Figaro

Macron non è un temerario dei referendum dagli effetti imprevedibili (come fu invece il caso del britannico Cameron, che prima rischiò di spezzare il Regno Unito con l’indipendenza della Scozia e poi riuscì ad azzoppare l’Ue con la Brexit). Tutt’altro che una sua idea, la consultazione è attesa dal 1998: negli anni Ottanta, il clima in Nuova Caledonia era quasi da guerra civile, con numerosi episodi di violenza indipendentista culminati nel 1988 in un’intesa politica con le autorità parigine, e seguita dieci anni dopo dal Trattato di Numea, che fissò un periodo di transizione ventennale per il graduale trasferimento di competenze dal governo centrale a quello locale, seguito da una consultazione per porre la popolazione di fronte alla scelta se rimanere collettività francese o reclamare l’indipendenza. In un recente viaggio nell’arcipelago, Macron ha vestito – oltre che i costumi tradizionali – anche i panni del capo dello Stato e non si è sbilanciato sulla questione, lasciando intendere che “la Francia non sarà la stessa senza la Nuova Caledonia”, ma anche sottolineando che “la scelta appartiene ai neocaledoni”.

Da decenni, i canachi (così si chiamano i nativi della Nuova Caledonia) danno battaglia per l’autonomia. Nel censimento del 2014, però, rappresentavano poco meno del 40% della popolazione. Secondo i sondaggi, la fedeltà a Parigi conterebbe almeno sul 60% dei votanti; ma il pericolo per l’integrità territoriale della Francia all’altro capo dell’emisfero australe non sarebbe del tutto scampato: il complesso sistema prodotto dagli accordi di pace, infatti, prevede – in caso di esito negativo per gli indipendentisti – la possibilità di tornare alle urne già nel 2020 e quindi nel 2022. Nel frattempo, per evitare sviste ai seggi, le bevande alcoliche sono state temporaneamente bandite.