Groenlandia, guerra del ghiaccio

5 Dic 2019 - Le Acque Sottovalutate di Redattore

55 mila. In Italia 55 mila potrebbe essere uno stipendio annuo, il prezzo di una bellissima automobile o il numero di abitanti di una cittadina. In questo caso è il numero degli abitanti della Groenlandia, una gigantesca lastra di ghiaccio tra gli Usa e l’Europa. È il caso di ripetere questo numero molte volte per non renderlo troppo piccolo, per non svilirlo, per non pensare, alla fine, che sia davvero poca cosa.

L’etnia prevalente è quella Inuit, popolazione antica e immune alla guerra. Sono fantasmi di ghiaccio, nessuno si cura di loro, tanto che sembra esistano solo sui libri per bambini, con le facce sorridenti dentro igloo di neve. Sono così invisibili che il presidente americano Donald Trump, come Truman prima di lui, lo scorso agosto ha pensato di comprare la loro terra chiedendola alla Danimarca. Pur non essendo, fortunatamente, in vendita è un Paese che dagli Stati Uniti è stato trattato come un gioiello in una vetrina illuminata. Tale paragone calza perfettamente, perché è questo la Groenlandia: una signora che con la sua coltre di neve e ghiaccio ha nascosto per secoli ricchezze inimmaginabili. Parliamo del 13% delle risorse mondiali di petrolio, del 30% di quelle di gas, di uranio e terre rare, e di rotte navali per creare una nuova via della seta polare.

Ed eccola la nuova guerra del ghiaccio, l’assedio sulla neve di innumerevoli compagnie cinesi, russe e americane che corrono per costruire nuovi aeroporti, per creare nuove rotte di spedizione per far arrivare più velocemente le merci e per aprire nuove miniere. La Greenland Minerals LTD, compagnia australiana che si occupa di scavi ed energia, si è appropriata di un enorme pezzo di terra inaugurando il “Ilimaussaq Complex” che sorge sull’altopiano Kvanefjeld, nella parte sud del Paese, che sembra essere uno dei più grandi giacimenti al mondo di uranio. Quell’area è una delle più popolose della Groenlandia, considerando che i luoghi dove il clima è meno rigido sorgono proprio nella parte sud dell’isola.

Gli Inuit non collaborano quasi mai quando queste imprese straniere arrivano con la richiesta di rilevare la loro terra. Gelosi dei loro paesaggi e del loro silenzio, gli abitanti di Narsaq, che sorge accanto alla nuova miniera australiana, dovranno abituarsi al rumore delle trivelle e a nuovi colori, come quello della loro acqua che scorre libera tra gli altipiani, prima cristallina e gelida, ora probabilmente beige e opaca, macchiata dagli scavi e dalla terra raccolta sventrando il permafrost. E così sembra che tutte le grandi potenze desiderino ardentemente un po’ di ghiaccio nei loro cocktail.

Rebecca Reina – Director Event Management di AMIStaDeS Fai amicizia con il sapere