Artico: la via della seta passa per Mosca
Seguendo una via della seta che passa tra i ghiacci dell’Artico, Mosca e Pechino hanno recentemente costituito una partnership che promette di incidere sugli equilibri energetici. La via della seta polare passa infatti per il porto di Sabetta, nell’estremo nord russo, dove si trova il quartier generale della Yamal Lng. La società è controllata dalla russa Novateck, che ne detiene il 50,1% e partecipata dalla francese Total, dalla Chinese National Energy Company, entrambe al 20%, e dal Silk Road Fund al 9,9%. Un progetto costato 27 miliardi di dollari che mira a produrre 16.5 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL) entro il 2019, di cui oltre un quarto prenderà la strada per Pechino.
Yamal è il secondo terminale di liquefazione russo dopo quello di Sakhalin e offre il duplice vantaggio di una produttività maggiore e di un accesso più semplice al mercato europeo, variabile di non poco conto se si considera l’investimento francese nel progetto. L’impianto è stato inaugurato nel dicembre 2017, con il varo della prima nave cisterna per il trasporto di GNL; un secondo terminale è entrato in funzione a fine luglio, con un semestre di anticipo rispetto a quanto previsto, e ha già raggiunto la piena capacità, portando la produzione totale di GNL della Novateck a 11 milioni di metri cubi l’anno, circa il 3,5% della produzione mondiale. Un terzo impianto dovrebbe essere inaugurato nei primi mesi del 2019, mentre un quarto entrerà in funzione entro la fine dello stesso anno. In prospettiva la Novateck guarda poi a un altro ambizioso progetto, l’Arctic Lng 2, che dovrebbe essere inaugurato entro il 2023 e ultimato per il 2025.
Forse le sanzioni statunitensi ed europee hanno facilitato la conclusione dell’accordo tra Mosca e Pechino; la partnership, tuttavia, è basata su necessità circostanziali più che su una condivisione di intenti di lungo periodo. Infatti, entrambi i Paesi non disdegnano di guardare altrove. La Cina non si limita al gas russo ma mira a importare gran parte del GNL artico: ha infatti firmato un’intesa da oltre 40 miliardi di dollari per lo sfruttamento e l’esportazione del GNL dei giacimenti petroliferi Usa nella regione. La Russia, dal canto suo, ha già in cantiere l’impianto di liquefazione Baltic Lng, localizzato nella regione di Leningrado. Un progetto da oltre 10 miliardi di dollari e con una produzione stimata di dieci milioni di tonnellate l’anno, destinata all’Atlantico, al Medio Oriente e all’Asia meridionale.
Mosca sta quindi recuperando velocemente il ritardo accumulato negli ultimi anni nella produzione di GNL e mostra di saper restare un attore imprescindibile quando si tratta di questioni energetiche. Inoltre, non è certo disposta a diventare una potenza di secondo piano in una regione, quella artica, che per contiguità geografica e interessi sia economici che strategici considera un’area di influenza naturale.
Federica De Paola, AMIStaDeS