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SICUREZZA CONTINENTALE

I nuovi progetti su droni e spazio rilanciano la cooperazione Pesco

3 Dic 2021 - Danilo Mattera - Danilo Mattera

Bozze e nuovi progetti. In questo modo si potrebbero sintetizzare le conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea – tenutosi lo scorso 16 novembre – che ha visto la partecipazione congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa dei 27 Stati membri. Una riunione “Jumbo” utile non solo alla definizione del prossimo documento strategico europeo ma anche all’approvazione di 14 progetti nell’ambito della Cooperazione strutturata permanente (Permanent Structured Cooperation, Pesco) dell’Ue.

Aumentano i progetti in ambito spaziale

“Il lancio della quarta ondata dei progetti Pesco rappresenta una tappa fondamentale per la cooperazione europea in ambito difesa”. In questo modo Jiří Šedivý, Direttore esecutivo dell’European Defence Agency (EDA), ha salutato l’approvazione del nuovo round di programmi europei volti al rafforzamento delle capacità militari degli Stati membri.

Una tappa che potrebbe essere considerata ancor più significativa alla luce del peso dei nuovi progetti all’interno dell’economia complessiva della Pesco. In questo senso è da sottolineare come con i nuovi progetti raddoppi il totale dei programmi afferenti al dominio spaziale (da due a quattro), e passino da 4 a 10 quelli in ambito aeronautico. Equamente distribuiti tra dominio terrestre, navale, cibernetico e dimensione C4ISR i restanti sei progetti lanciati lo scorso novembre.

I nuovi progetti tra droni, spazio e simulatori

Diversi i programmi relativi allo sviluppo di sistemi a pilotaggio remoto o alla costruzione di infrastrutture per il loro impiego. Se il progetto di un veicolo semiautonomo di superficie di medie di dimensioni (M-SASV) prevede la creazione di una piattaforma navale multi-ruolo in grado di assicurare una maggiore flessibilità operativa e una maggiore protezione dell’equipaggio, il programma Next Generation Small Remotely Piloted Aircraft Systems (NGSR) mira allo sviluppo della nuova generazione di droni tattici multi-ruolo, impiegabili sia dalle forze armate sia dalla forze di polizia.

In questo ambito, l’Italia guiderà due programmi, ovvero il progetto Rotorcraft Docking Station for Drones e il progetto Small Scalable Weapons (SSW): il primo ha l’obiettivo di abilitare gli aeromobili ad ala rotante all’utilizzo di mini e micro droni; il secondo, invece, ha lo scopo di sviluppare nuove munizioni di precisione in grado di sorvolare una determinata area prima di colpire l’obiettivo (loitering munition).

Oltre alla guida dei programmi già citati, l’Italia è parte anche di altri progetti di recente approvazione, primo fra tutti quello riguardante la Difesa degli assetti spaziali (Defence of Space Assets, Dosa). Secondo quanto riportato in una nota pubblicata a seguito dell’approvazione, il programma aumenterà l’efficienza operativa dell’Ue nel dominio extra-atmosferico “attraverso funzioni spaziali trasversali di accesso, difesa passiva ed efficienza operativa mediante la formazione”.

Rilevante, inoltre, la costituzione di un centro di simulazione e addestramento funzionale allo sviluppo dei carri armati di prossima generazione (Main Battle Tank Simulation and Testing Center, Mbt-Simtec). Una componente, quella cingolata, considerata di primaria importanza all’interno dell’ultima Revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD) ma altresì caratterizzata da una livello di prontezza potenzialmente inferiore a quella richiesta dai moderni teatri operativi.

Quota sessanta

Istituita ufficialmente nel dicembre 2017 ma già prevista dall’art. 46 del Trattato sull’Unione Europea del 2009 come cornice per lo sviluppo delle capacità di difesa Ue, Pesco vede la partecipazione di venticinque Stati membri, l’intera Unione ad eccezione di Danimarca e Malta. Sessanta i progetti ormai parte dell’iniziativa: nove relativi a strutture di formazioni; otto a sistemi di formazione terrestre; undici a servizi multipli congiunti; dieci alla difesa cibernetica; otto al dominio navale; quattro allo spazio e dieci al dominio aereo.

Oltre a rimarcare l’importanza di compiere ulteriori progressi per assicurare alle forze degli Stati membri capacità a tutto spettro, l’ultima revisione strategica della Pesco – adottata dal Consiglio dell’Ue il 20 novembre 2020 – ha valutato lo stato di sviluppo dei programmi in corso. Ventisei i progetti che secondo questa stima raggiungeranno risultati concreti entro il 2025, perlopiù afferenti all’area della formazione e dei servizi multipli congiunti.

La revisione ha altresì sottolineato l’esigenza – così come riportato dall’edizione 2021 dell’Yearbook of European Security dell’European Union Istitute for Security Studies (Euiss) – di introdurre una serie di indicatori oggettivi per la valutazione dello stato dei progetti e invitato gli Stati membri ad analizzare con attenzione gli sviluppi e le reali prospettive dei programmi posti in essere, al fine di rivedere i prospetti ed evitare potenziali sprechi.

Il ruolo dell’Italia

Secondo quanto riportato nel Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2021-2023, l’Italia considera la Pesco come uno strumento fondamentale per il rafforzamento dell’integrazione europea.

Seconda solo alla Francia per numero complessivo di progetti partecipati – Parigi è a quota 44, di cui 14 come coordinatore – Roma è presente in tutti i settori di sviluppo e partecipa a 29 progetti di cooperazione, di cui 11 in qualità di coordinatore. Tra i più rilevanti a guida italiana: il programma per lo sviluppo del nuovo veicolo blindato per la fanteria; il progetto per la nuova corvetta di pattugliamento europea (European Patrol Corvette EPC) e quello per la protezione e la sorveglianza delle infrastrutture portuali e delle zone marittime; il programma volto a rafforzare la difesa nei confronti di sistemi aerei a pilotaggio remoto. Tra i programmi che vedono l’Italia come partecipante, vanno sicuramente ricordati l’Euromale, per lo sviluppo del drone europeo medium altitude long endurance, e il progetto Twister per una rete di sensori spaziali a supporto della difesa missilistica dell’Europa.

Nel complesso dunque un ruolo importante per l’Italia, portato avanti dai diversi governi succedutisi dal 2016 in poi, cui dovrà corrispondere un adeguato investimento di risorse umane e finanziarie per il successo dei progetti stessi partecipati o – a maggior ragione – guidati da Roma.

Foto di copertina EPA/OLIVIER HOSLET