IAI
Premio IAI 2021

Le sfide del multilateralismo: Europa, Usa e Cina nell’arena

15 Ott 2021 - Irene Alacqua - Irene Alacqua

La pandemia di Covid-19, iniziata nel 2020 e tuttora in corso, nel bene e nel male ha cambiato definitivamente il mondo in cui viviamo. Sono stati, infatti, messi in crisi concetti fondamentali come quelli di globalizzazione e multilateralismo ed è accelerata la competizione tra Stati Uniti e Repubblica popolare cinese.

In questo scenario di grande mutamento all’interno dell’arena internazionale, l’Unione europea deve cercare di trovare una posizione più forte all’interno di questo scontro. Rappresentare la terza potenza globale accanto alla Cina e agli Usa per l’Ue significherebbe avere voce in capitolo nella ridefinizione e nel rafforzamento dei concetti di multilateralismo, globalizzazione e cooperazione internazionale.

Verso la de-globalizzazione?
La pandemia ha scoperchiato una delle principali vulnerabilità della globalizzazione, ovvero la sua forte dipendenza (soprattutto economica) da alcuni paesi, tra cui compare la Cina come principale fornitore in numerosi settori. Per far fronte a ciò, studiosi come Derviş guardano ad un progressivo processo futuro di deglobalizzazione da parte dei Paesi per concentrarsi principalmente su una maggiore produzione locale. Tuttavia, ciò comporterebbe alti costi di produzione, possibili conflitti geopolitici e dovrebbe essere controbilanciato da maggiori forme di multilateralismo e di cooperazione a livello mondiale. Un ritorno all’isolazionismo internazionale, infatti, non sarebbe vantaggioso per nessun Paese.

Non ci si può più aspettare un multilateralismo identico a quello nato nel secondo dopoguerra basato sulla ricerca di interessi comuni e sulla fiducia nelle controparti, poiché spesso è risultato in un nulla di fatto. In generale, la maggior parte degli attori del sistema internazionale ha fatto del multilateralismo parte integrante della propria politica estera, sebbene spesso non basandosi su idee e valori coincidenti.

Da un lato si trovano attori come l’Unione europea e gli Stati Uniti che all’interno del proprio multilateralismo sottolineano sempre l’importanza del rispetto dei diritti umani o dell’ambiente, mentre dall’altro si vedono potenze come la Cina e altri paesi asiatici che prioritizzano prima di tutti la crescita economica e lo sviluppo. Questa divergenza ha portato, ad esempio, all’esclusione dell’Unione europea da alcune strutture multilaterali, tra cui l’Asia-Pacific Economic Cooperation (Asean).

La strada della risoluzione di queste divergenze è ovviamente ancora lunga, ma la pandemia di Covid-19 ha reso evidente che il multilateralismo è essenziale per affrontare crisi simili e che è necessario trovare un nuovo compromesso che porti benefici a tutte le parti. Secondo Ghosh, un’alternativa potrebbe essere rappresentata da una cooperazione tra stati, soprattutto in aree come la sanità pubblica e la scienza, che abbia come obiettivo principale evitare le minacce e le relative conseguenze (prospettiva che non rientrerebbe nell’interesse di nessun attore).

Inoltre, bisogna considerare anche un altro aspetto di un possibile futuro multilateralismo, ovvero la coesistenza di diversi livelli, a partire da quello bilaterale fino ad arrivare a quello regionale e globale. Esempi di questo sono l’Asean e il Comprehensive Agreement on Investment (Cai) tra Unione europea e Cina.

Scarsa volontà a cooperare
Nel 2020 si è assistito non solo ad un mutamento dei concetti di globalizzazione e multilateralismo, ma anche ad una messa da parte degli stessi da parte della maggior parte degli attori del sistema internazionale. Questi ultimi hanno infatti preferito concentrarsi sui propri interessi interni piuttosto che ricorrere a maggiori forme di cooperazione.

Tuttavia, come ha sottolineato Slaughter, ciò che è venuto a mancare non sono i forum multilaterali, ma la stessa volontà politica delle potenze mondiali a cooperare. Questo è ben evidente nella decisione dell’amministrazione Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evento che ha messo in discussione lo stesso ordine globale multilaterale. Tuttavia, questa tendenza sembra essere stata invertita dal presidente Joe Biden, il quale ha affermato di voler rilanciare il multilateralismo e di rientrare nella governance globale e nelle sue questioni.

I protagonisti della futura arena internazionale
Attualmente l’arena internazionale è caratterizzata dalla crescente competizione tra Stati Uniti e Cina, potenze globali con cui l’Ue si ritroverà a dover collaborare per guidare il sistema internazionale verso il cambiamento e il rafforzamento del multilateralismo e della cooperazione globale.

Tuttavia, l’Ue deve prima ritrovare l’unità e la forza che sono venute meno agli inizi della pandemia. In questo senso, un buon punto di partenza è rappresentato dal piano di ripresa Next Generation EU, l’approvazione del bilancio 2021-2027, la cooperazione per la distribuzione di materiale sanitario e l’iniziativa di ripartizione equa dei vaccini tra gli Stati membri. In futuro, l’Ue potrebbe mirare ad una successiva proiezione di forza all’interno dell’arena internazionale e, di conseguenza, ad una riforma della propria politica di sicurezza e difesa e ad una parziale autonomia dagli Stati Uniti nel campo della sicurezza. Purtroppo, ancora oggi tutto questo è ben lontano dal realizzarsi, a causa delle differenti posizioni assunte dagli Stati membri in numerose questioni, in primis i rapporti stessi tra Unione Europea, Pechino e Washington.

___
Il PremioIAI è stato realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ai sensi dell’art. 23- bis del DPR 18/1967

Le posizioni contenute nel presente report sono espressione esclusivamente degli autori e non rappresentano necessariamente le posizioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale