Kishida: per il Giappone un nuovo leader votato alla continuità
Le elezioni presidenziali in seno al Partito Liberal Democratico (Pld), vinte dal 64enne Kishida Fumio, sono state testimoni del ritrovato potere delle fazioni conservatrici del Pld, sorprendendo molti analisti (incluso chi scrive). Del resto, la base del principale partito di governo giapponese avrebbe preferito Kōno Tarō a Kishida, sulla base di un tornaconto sia elettorale che personale.
Un presidente carismatico avrebbe favorito non solo maggiori chance di vittoria al Pld alle imminenti elezioni generali per la Dieta giapponese, ma anche una maggiore discontinuità rispetto ai tradizionali equilibri di potere interni al partito.
Sulle orme del sensei
Il sostegno dell’ex primo ministro Abe Shinzō a favore della sua sodale Takaichi Sanae ha messo in evidenza il peso delle ali più conservatrici del Pld. Del resto, al primo turno delle presidenziali Takaichi aveva ottenuto più consensi del previsto, per quindi stringere un’alleanza con Kishida al ballottaggio con Kōno; tali voti hanno permesso a Takaichi ed Abe di “contare” in un futuro partito e governo a guida Kishida. Non a caso, il neo-presidente dovrebbe nominare Amari Akira –un falco vicino ad Abe− come segretario generale del Pld e Takaichi Sanae in qualità di capo del Consiglio sulle Politiche dello stesso partito. Gli stessi potrebbero essere nominati in ruoli chiave del nuovo governo che Kishida dovrebbe formare nei prossimi giorni.
Nel senso della continuità con l’eredità politica di Abe vanno anche le principali politiche che definiranno il premierato Kishida. In politica estera e di sicurezza, Kishida ha già promesso che contribuirà a sviluppare la cosiddetta visione a favore di un Indo-Pacifico Libero e Aperto (Free and Open Indo-Pacific, Foip). Lo stesso Kishida era a capo del dicastero degli Esteri – il più politicamente longevo capo della diplomazia giapponese del dopoguerra – quando fu svelata nel 2016 l’allora strategia Foip, ma l’architettura del Foip va fatta risalire all’entourage di Abe. Sul solco di tale coerenza, il ministro degli Esteri Motegi Toshimitsu verrà verosimilmente riconfermato in tale ruolo, il terzo incarico consecutivo sotto tre primi ministri: Abe, Suga e Kishida.
Giochi diplomatici tra dragone e samurai
Kishida è stato tradizionalmente associato ad una linea più moderata in politica estera e di sicurezza, ad esempio, distinguendosi da Abe per un approccio più improntato sulla diplomazia che alla deterrenza nei confronti dei vicini asiatici. Di contro, la necessità di echeggiare l’operato del primo ministro più influente del dopo-guerra fredda (Abe) lo ha avvicinato a posizioni più dichiaratamente favorevoli nei confronti di Taiwan, di un riarmo del Giappone nonché della difesa dei diritti umani.
Se si ravvedono nella personalità e l’approccio di Kishida le basi per una potenziale stabilizzazione delle relazioni del Giappone con la Corea del Sud o addirittura con la Cina (pur se a livello superficiale), il Giappone continuerà a controbilanciare l’influenza cinese con i suoi principali partner regionali, in primis i paesi del Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale (Quad): Stati Uniti, Australia e India. Il recente summit Quad a Washington, il primo di presenza, ha testimoniato la vitalità del consesso “minilaterale” creato e voluto dal Giappone di Abe; consesso che potrebbe addirittura espandersi per includere il Regno Unito di Boris Johnson.
Il Giappone di Kishida accoglierà con favore un rinnovato interesse al bilanciamento regionale della proiezione navale cinese di Stati Uniti, Australia e Regno Unito attraverso l’Aukus. Ciò detto, l’ambito principalmente ristretto alla condivisione di tecnologia sui sommergibili nucleari e la nebulosità dell’Aukus stesso non fanno presagisce un allargamento al Giappone del consesso. D’altronde Tokyo potrebbe anche nutrire dubbi circa il rischio di proliferazione nucleare.
Che prezzo avrà il consenso?
Infine, sulla falsariga dell’agenda di Abenomics, Kishida darà precedenza immediata a generose politiche fiscali e monetarie espansive per contrastare le ripercussioni della pandemia sull’economia giapponese, ma anche in funzione elettorale.
Con lo scadere della legislatura, elezioni generali devono essere tenute entro il 28 novembre per il rinnovo della Camera Bassa della Dieta giapponese, costituendo un importante banco di prova per il nuovo premier. La maggioranza Pld-Komeito non dovrebbe correre rischi, ma la perdita di una trentina di seggi metterebbe in discussione l’appeal e le qualità di leader di Kishida, spianando verosimilmente la strada ad un leader più improntato alla discontinuità nell’azione di governo.
Foto di copertina EPA/Du Xiaoyi / POOL