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Premio IAI 2021

Covid-19, economia mondiale e multilateralismo: la prospettiva cinese

18 Ott 2021 - Nicolò Miotto - Nicolò Miotto

La pandemia di Covid-19 ha duramente colpito le economie dei Paesi del mondo. La globalizzazione dei mercati e il continuo scambio di materie prime e prodotti hanno subito una battuta d’arresto. Restrizioni agli spostamenti e lockdown hanno messo in crisi diversi settori produttivi come il mercato del petrolio, la filiera alimentare e l’industria del turismo. Esperti e leader politici hanno visto nella cooperazione internazionale multilaterale la risposta più efficace alla crisi pandemica.

Tuttavia, le economie hanno sofferto in modo diverso e il multilateralismo è stato spesso trasformato in strumento geopolitico. Come dimostrato dalla salda relazione economica Pechino-Berlino, la Cina, economia basata sull’export, ha relativamente sofferto la crisi economica, rimanendo potenza geo-economica globale. Inoltre, il nuovo multilateralismo a guida statunitense, inaugurato anche per fronteggiare la pandemia mondiale, è visto da Pechino come una minaccia geopolitica alle proprie aspirazioni globali.

Filiere globali e ordine multipolare
Nella sfera economica, la globalizzazione ha fortemente modellato le economie nazionali. L’integrazione dei mercati ha portato a una frammentazione dei processi produttivi. Dopo essersi internazionalizzate, le attività economiche sono diventate trans-nazionalizzate, causando la frammentazione delle catene di approvvigionamento e la loro integrazione funzionale.

Da sistema unipolare a guida statunitense, l’economia mondiale è divenuta sistema multipolare, con potenze regionali quali Cina e India che ricoprono ruoli fondamentali. Le economie dei cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresentano questo mutamento del sistema economico globale. Tra i Brics, la Cina è diventata una potenza economica di primo piano nell’arena internazionale, con le industrie cinesi che hanno sperimentato una crescente globalizzazione delle loro attività, esercitando influenza geo-economica anche sui paesi europei.

Pechino-Berlino, un’amicizia oltre la pandemia
A causa della chiusura delle frontiere e dei blocchi interni, importatori ed esportatori hanno subito gravi perdite economiche. Cina e Germania, due economie interconnesse orientate all’esportazione, hanno dovuto affrontato gli effetti del Covid-19 sull’economia globale. Tuttavia, i dati dimostrano che Pechino ha subito perdite relative durante la pandemia, facendo in realtà esperienza di una rapida ripresa economica. L’andamento pandemico della Cina ha determinato l’andamento economico della Germania.

Il successo della Cina nel controllo dell’epidemia nel Paese e nell’attivazione di misure per rilanciare l’economia ha portato a un aumento delle importazioni ed esportazioni tedesche. Il mese di febbraio ha coinciso con il più alto numero di nuovi casi Covid-19 in Cina nel 2020, comportando un drastico calo delle importazioni e delle esportazioni dalla Germania. Maggio 2020, invece, ha registrato solo 197 nuovi casi e, consequenzialmente, un ritorno ai livelli “normali” di import ed export in Germania.

Secondo i dati economici forniti dallo Statistisches Bundesamt (2021), nel periodo gennaio-novembre 2020 (figura 1) lo scoppio della pandemia in Germania nel febbraio 2020 ha determinato i livelli più bassi di importazione ed esportazioni da e verso la Cina. Sebbene ciò abbia comportato gravi perdite economiche, nel maggio 2020 le importazioni e le esportazioni sono tornate ai livelli originali. Inoltre, un confronto tra lo shock economico del 2020 e i dati del 2019 (figura 2) evidenzia che il Covid-19 non ha prodotto una drastica diminuzione delle importazioni e delle esportazioni nel lungo termine.

I nuovi Usa: multilateralismo per contrastare la Cina
Sotto la presidenza Trump, gli Stati Uniti hanno adottato un approccio unilaterale alle relazioni internazionali. L’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca ha portato a un cambio di passo nella politica estera statunitense con un ritorno al multilateralismo, visto anche come strumento per contrastare la proiezione globale della Cina.

La pandemia ha provocato gravi conflitti diplomatici ed economici con la Cina. Gli Stati Uniti e paesi chiave nello scacchiere asiatico come l’Australia hanno aspramente criticato Pechino e sollevato dubbi sull’indipendenza e l’efficacia dell’indagine internazionale sulle origini del Covid-19. Anche la questione della filiera del vaccino è diventata un importante punto di attrito, con Joe Biden impegnato in colloqui con India, Australia e Giappone, membri del Quad (Quadrilateral Security Dialogue), per elaborare una strategia di vaccinazione per l’Asia-Pacifico che limiti l’influenza cinese.

Il quadro è complicato ulteriormente dalle dispute geopolitiche nel Mar cinese meridionale, dalla questione di Hong Kong nonché dalla guerra commerciale che Biden ha ereditato dalla precedente amministrazione e questioni legate ai cambiamenti climatici e al libero accesso al mercato cinese. La presidenza Biden sta elaborando una nuova strategia, votata al multilateralismo, per contrastare l’ascesa sempre più decisa della Cina, ora accusata dalla Casa Bianca di genocidio contro gli uiguri nella regione dello Xinjiang.

La pandemia da Covid-19 sta catalizzando queste tensioni, inasprendo una crisi bilaterale che, presumibilmente, porterà a nuove tensioni e a un rafforzamento del multilateralismo anti-Cinese.

Foto di copertina EPA/REMKO DE WAAL

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Il PremioIAI è stato realizzato con il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ai sensi dell’art. 23- bis del DPR 18/1967

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