IAI
Esercitazione della Sco

Russia e Cina intensificano la cooperazione militare

6 Set 2021 - Francesco Valacchi - Francesco Valacchi

L’esercitazione congiunta dei Paesi della Shanghai Cooperation Organization (Sco), che è in procinto di avvenire su territorio russo tra l’11 e il 25 settembre (nelle vicinanze di Orenburg, sede di uno scalo cruciale per il traffico aereo russo e in prossimità di importanti basi militari), si colloca nell’alveo di un approfondimento decisivo della cooperazione militare fra Russia e Cina. L’intensificazione della cooperazione militare riguarderà verosimilmente il campo della condivisione delle procedure di Comando e Controllo (C2) e delle informazioni politiche e politico-militari. Aspetti questi che sono delicatissimi e decisivi per la pianificazione e la conduzione dei conflitti di “quinta generazione” o guerre ibride

Da pochi giorni sono partiti da Pechino per la Russia, ed in particolare dal Comando militare del teatro settentrionale, oltre 500 militari e numerosi mezzi (in special modo blindati e automezzi dotati di sofisticati sistemi di trasmissioni) e materiali che saranno impegnati nell’esercitazione antiterrorismo denominata “Peace Mission 2021”. Il Comando citato è figlio della recente riorganizzazione delle forze armate realizzata dal vicepresidente della Commissione militare centrale, il Generale Xu Qiliang, e ha il compito di monitorare la situazione strategica della regione geografica coreana e dell’arco Nord del territorio cinese e quindi anche i rapporti con la Russia.

Oltre alle truppe e agli osservatori di Mosca e Pechino parteciperanno all’esercitazione anche forze di India, Pakistan, Kazakhstan, Kirghizistan, Tajikistan e Uzbekistan. Parteciperanno in pratica, quindi, tutti gli Stati membri dell’organizzazione nata nel 1996 per fini strategico-militari (con le loro forze armate) ed in particolare vi sarà anche l’affiancamento operativo di truppe indiane e pakistane.

L’esercitazione, entusiasticamente promossa anche da canali di informazione ufficiali russi, come il sito web ufficiale del Ministero della Difesa, da un certo punto di vista, si colloca nella traccia della cooperazione militare fra Mosca e Pechino, approfondita recentemente (agli inizi di agosto) da un’altra esercitazione, in questo caso portata avanti su territorio cinese; purtuttavia il respiro dell’evento è molto più ampio della semplice cooperazione strategico militare. “Peace Mission 2021”, infatti, oltre al consolidamento della cooperazione russo-cinese, vede una forma quasi inedita di addestramento militare congiunto fra India e Pakistan, avvenuta in precedenza solamente nel medesimo contesto della Sco e l’impegno degli stati centro-asiatici, oggetto dell’interesse pakistano, russo e cinese per una cooperazione di tipo militare.

Precedenti esercitazioni
L’immediato precedente della cooperazione russo-cinese è stata l’esercitazione tenuta all’inizio del mese di agosto e la partecipazione, in qualità di osservatore, della Cina all’esercitazione “Zapad” (al via in questi giorni), ma la tradizione della cooperazione militare in materia di addestramento nell’attualità risale all’esercitazione “Peace Mission 2005 che, ebbe risalto anche per l’impiego di mezzi strategici, come i bombardieri russi Tupolev Tu-95 e Tupolev Tu-22M. Il primo è un bombardiere/lanciamissili strategico espressamente concepito come piattaforma per ordigni nucleari e per ricognizione strategica (in una apposita versione), e, nonostante la lunga storia, ancora in servizio nelle più moderne versioni; il secondo velivolo, di generazione successiva, è anch’esso una piattaforma per il lancio a lungo raggio di missili aria-terra e anti nave.

A partire da quella prima occasione l’addestramento è andato sviluppandosi in particolare nell’integrazione di mezzi strategici e C2, dando quindi la chance di poter fondere, con innegabile interoperabilità, i sistemi d’arma (con potenziale nucleare strategico), il C2 e il fattore dell’influenza politica (hard power) dei due Paesi in un’unica forza, qualora le condizioni politiche ne avessero l’opportunità.

La cooperazione militare fra le due potenze non deve quindi essere letta esclusivamente come fattore strategico e commerciale ma anche come un moltiplicatore del citato ruolo di influence politica (poiché rappresenta la cifra di un’interoperabilità probabilmente non scontata neanche fra le forze Nato) e diplomatica (anche considerando il sempre più attivo coinvolgimento delle repubbliche centrasiatiche e di India e Pakistan). Le guerre ibride, come lo sono i conflitti “quinta generazione”, ”, particolarmente studiate da autori cinesi, hanno proprio la caratteristica della preponderanza degli aspetti legati all’influenza politica, e pertanto l’articolazione del rapporto strategico militare russo-cinese, attraverso iniziative bilaterali o multilaterali (come le esercitazioni della Sco) deve essere letta anche come una preparazione a tali tipologie di conflitti che saranno verosimilmente ricorrenti nel futuro.

Uno sguardo d’insieme
Questo tipo di eventi pertanto, al di là del pur importante orizzonte strategico (specialmente nella congiuntura del riposizionamento statunitense in Asia centrale ad esito del ritiro dall’Afghanistan) va letto attraverso un caleidoscopio di interpretazioni.

Gli elementi salienti sono l’interesse ad influenzare le repubbliche centro-asiatiche da parte dei due Paesi, una rinnovata cooperazione fra India e Pakistan (che potrebbe promuovere un alleggerimento dei rapporti, ma anche consistere in una strategia diversiva della rivalità) e il già delineato tipo di costruzione di articolato hard power, ma accanto ad essi coesistono numerose sfaccettature degne di nota e soprattutto necessitanti di studio ed approfondimento.

Foto di copertina EPA/IGOR KOVALENKO