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I nodi delle alleanze

In Germania i partiti tradizionali tengono e si preparano a negoziare

24 Set 2021 - Federico Niglia - Federico Niglia

Si avvicina il momento in cui alle incertezze dei sondaggi seguiranno le certezze del risultato elettorale. Lo spoglio delle schede segue, di norma, una procedura spedita che farà conoscere in breve il nuovo quadro della politica tedesca. Nell’attesa dei risultati si può però guardare in retrospettiva a questa campagna elettorale appena conclusa ragionando su alcuni dati rilevanti.

Il primo dato è quello relativo alla capacità dei partiti tedeschi di fornire una risposta alla domanda di politica proveniente dalla cittadinanza. Da alcuni anni ci si è infatti abituati a vedere una progressiva liquefazione dei partiti cosiddetti “tradizionali”, soppiantati da movimenti di nuovo tipo o da formule leaderistiche che pretendono di rispondere in modo più diretto e soddisfacente ai bisogni del popolo. Il caso tedesco mostra invece una tenuta proprio dei partiti tradizionali, sia di quelli maggiori (la Cdu/Csu e l’Spd) sia quelli minori (dalla Fdp alla Linke).

Gli stessi Verdi, pur presentandosi come una novità, si pongono all’interno di quel solco di riformismo nel contesto dello stato di diritto che di fatto li accomuna agli altri partiti con cui sono in competizione. Vi è certamente la presenza di AfD, che però appare, a meno di una smentita da parte delle urne, confinata all’interno di una percentuale rilevante ma pur sempre contenuta e comunque fuori da ogni logica di coalizione/collaborazione con le altre forze politiche. Quello che sorprende, soprattutto l’osservatore italiano, è l’importanza che hanno ancora i programmi per i partiti tedeschi. Questi hanno infatti definito piattaforme programmatiche che hanno permesso sia agli elettori di comprenderne gli obiettivi, sia ai contendenti di confrontarsi con argomentazioni concrete. Si spiega così il mancato cedimento al populismo, come si è visto in particolare durante i confronti diretti tra i tre Kanzlerkandidaten

L’impegno europeista
Un secondo dato degno di attenzione è che i tre partiti più accreditati – Cdu/Csu, Spd e Verdi – condividono una comune fede e un comune impegno europeista. Anche qui la Germania marca una forte differenza con altri paesi dell’Unione, dove il confronto tra forze politiche ha anche investito il nesso con l’Europa. Le tre forze politiche hanno declinato programmi e proposte la cui realizzazione non passa solo per la dimensione domestica ma, anche e soprattutto, per quella europea. La comune matrice europeista spiega anche perché, nella campagna elettorale, il tema Ue non è stato un tema di confronto.  

L’insieme di questi dati ci porta a immaginare uno scenario post-elettorale in cui la compagine governativa sarà definita attraverso l’attivazione di tavoli negoziali composti dalle delegazioni dei partiti. Questo potrebbe richiedere del tempo per due ragioni sostanziali: la prima riguarda l’individuazione di un programma comune su temi rispetto ai quali le posizioni non sono completamente osmotiche (si pensi ad esempi al discorso sui tempi della transizione verde); la seconda riguarda il numero dei partiti coinvolti: già dopo le elezioni del 2017 le trattative che portarono alla Grosse Koalition furono lunghe e complesse ed è ragionevole immaginare uno sviluppo analogo sia nel caso nei negoziati fossero coinvolti più di due partiti.

L’agenda internazionale
Tale tendenza all’allungamento dei tempi potrebbe essere però attenuata dalle pressioni esterne gravanti sull’Unione europea su una serie di scelte strategiche da compiere.  

All’interno di un quadro in via di definizione resta il nodo della politica estera. Non sono mancati i momenti di confronto su una serie di temi – a partire da quello dell’Afghanistan – ma non si può certo dire che questa sia stata una campagna elettorale giocata sui temi internazionali. Ci si può dunque attendere che la politica estera possa rappresentare un ambito di confronto particolarmente complesso, sia perché il quadro internazionale è in forte cambiamento sia perché è proprio qui che si registrano alcune differenze rilevanti tra i partiti. Se le distanze tra Cdu e Spd non sono eccessive (visto che i partiti governano assieme da molto tempo) così non è per i Verdi, che proprio sui temi internazionali hanno marcato una forte autonomia.

Foto di copertina EPA/FILIP SINGER