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Prospettive dopo il voto

Il cielo sopra Berlino tra accordi ed equilibrismi

28 Set 2021 - Federico Niglia - Federico Niglia

Partiamo da esclusi e sconfitti, che in Germania sono le ali estreme dopo le elezioni federali del 26 settembre. Sul versante sinistro, Die Linke paga le molte incertezze che hanno caratterizzato la sua linea ondivaga che l’ha portata, in dirittura d’arrivo, a adattare la sua linea a quella dei socialdemocratici. All’opposto vi è AfD, il cui risultato certamente non trascurabile viene però reso inoperativo dall’indisponibilità di tutte le forze a considerare possibilità di coalizione.

La questione AfD è tutt’altro che archiviata, anche perché il partito ha ottenuto una vittoria schiacciante in Sassonia e Turingia, il che proietta sul futuro di questi Länder un interrogativo circa le future dinamiche politiche locali. Si tratta però di un’ipoteca che non incide, immediatamente, sulle dinamiche e gli assetti della potenziale coalizione.

Due giganti alla pari
Se la momentanea uscita di scena delle forze più radicali semplifica il quadro, è anche vero che i risultati finali tendono a complicarlo. A renderlo più problematico è infatti il piazzamento dei due partiti maggiori: una fotografia dinamica immortala la forte ripresa dell’Spd come anche il cattivo risultato della Cdu targata Armin Laschet. Ma questa sequenza di fotogrammi non deve far dimenticare il dato di arrivo, che vede Spd e Cdu staccate di poco e le rende dunque entrambe potenzialmente idonee a guidare una coalizione. Dopo il primo momento, in cui lo scarto tra i due partiti era sembrato maggiore e Scholz aveva rivendicato il diritto a guidare la coalizione, anche Laschet ha manifestato quest’intenzione.

La polarizzazione della campagna elettorale e la stanchezza per la formula della grande coalizione rosso-nera fa sì che la GroKo, pur rappresentando sulla carta la soluzione più immediata, sia quella meno gradita ai due partiti maggiori. Si tratterebbe, infatti, di una soluzione che riproporrebbe formule oramai consunte e non darebbe voce all’elettorato più giovane, che invece si è indirizzato maggiormente verso Verdi e Liberali. Sono questi ora l’ago della bilancia e sia Laschet che Scholz guardano alle due formazioni con l’obiettivo di riunirle all’interno di una coalizione a guida rispettivamente Cdu ed Spd.

Sfumature politiche
Le trattative per la formazione della coalizione saranno complesse anche se non necessariamente lunghe, viste le molte sfide e i molti impegni soprattutto in Europa. Bisogna però tenere presente che ci sono due fattori di complicazione rilevanti: il primo riguarda le dimensioni del Parlamento, che, seguendo le complesse regole che definiscono la rappresentanza, avrà 730 deputati; il secondo riguarda invece i partiti facenti parte della coalizione. Stando infatti alle prime dichiarazioni, l’intento è quello di creare una coalizione a tre, a guida Spd o Cdu con Verdi e Liberali.

Le sfumature che possono prendere le singole coalizioni sono molto diverse. I cristiano-democratici presentano infatti una serie di assonanze più esplicite con i Liberali e potrebbe svolgere un ruolo di bilanciamento delle istanze ambientaliste dei Verdi. Non è però da escludere che lo stesso risultato possa essere raggiunto all’interno di una coalizione guidata dai socialdemocratici, dove peraltro i liberali dell’Fdp manterrebbero un’identità più autonoma e distinta, magari con qualche ministero di peso.

L’agenda internazionale
Un tema che durante la campagna elettorale è stato decisamente assente è stato quello della politica estera, che però, già in fase di negoziato potrebbe riguadagnare tutto lo spazio che merita. Si tratta di un dossier particolarmente complesso anche perché su questo si possono individuare delle differenze rilevanti (già visibili nei programmi elettorali).

Ad esempio, i Verdi hanno manifestato la volontà di mettere una serie di paletti non solo ambientali ma anche relativi ai diritti umani agli altri player globali, Cina in primis, o di avere un atteggiamento più incisivo nei confronti della Russia. Questo può rappresentare certamente un ostacolo nella definizione di una piattaforma comune con i partiti maggiori, che fino ad ora hanno gestito questi dossier con un certo pragmatismo.

Dalla futura coalizione dipenderà anche la posizione del prossimo governo tedesco in Europa. Tutti i partiti che potranno formare un’alleanza si presentano come fortemente europeisti, ma vi sono differenze rilevanti soprattutto per quello che riguarda la loro posizione rispetto al debito e alle regole di finanza pubblica. Questo tema potrebbe emergere già in fase di negoziazione per la coalizione o vincolare la prima attività di governo.

Foto di copertina EPA/CLEMENS BILAN / POOL