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Ottimismo senza illusioni

Da von der Leyen un discorso sullo stato dell’Ue tra visione e pragmatismo

16 Set 2021 - Ferdinando Nelli Feroci - Ferdinando Nelli Feroci

Con un intervento di poco più di cinquanta minuti alla plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha disegnato la sua visione del futuro dell’Unione. Una visione ispirata a soddisfazione per i risultati conseguiti, fiducia sulle cose da fare e ottimismo sulle capacità dell’Europa di affrontare le sfide di questa congiuntura. Non era e non voleva essere l’illustrazione di un programma di lavoro (che arriverà nei prossimi giorni). E quindi von der Leyen si è correttamente tenuta sulle generali. Ma non sono mancate anche indicazioni e anticipazioni su prossime iniziative della Commissione.

Sulla salute e il contrasto della pandemia, che è stato significativamente il primo dei temi evocati, la presidente ha ricordato con orgoglio il lavoro fatto dalle istituzioni europee: in primo luogo per evitare misure nazionali in ordine sparso per la limitazione dei contagi, ma soprattutto con l’acquisto e la distribuzione di vaccini. Ha voluto sottolineare la buona “performance” complessiva dell’Europa nel contrasto della pandemia. Ha anche aggiunto, evocando l’idea di una Unione della Salute, che però molto resta fare per migliorare le capacità europee in materia di prevenzione e di preparazione (programma per il quale la Commissione è pronta a proporre un finanziamento di 50 miliardi di euro). E che ugualmente molto resta da fare anche in materia di prevenzione e distribuzione dei vaccini nei Paesi più poveri.

In tema di economia, von der Leyen ha evocato il maxi-piano per la ripresa Next Generation EU (Ngeu) soprattutto per sottolineare che gli interventi finanziati dai fondi europei dovranno essere accompagnati dalle riforme che ogni Paese membro si è impegnato a adottare. Un messaggio chiaro a tutti i governi (senza distinzioni) che spesso tendono a dimenticare questa componente del Ngeu. Sulla governance economica e sulla riforma delle regole in materia di disciplina di bilancio (che sono temi notoriamente altamente divisivi), la presidente ha saggiamente scelto la strada della prudenza, limitandosi a ricordare che la Commissione farà proposte a tempo debito.

Ha difeso con convinzione le conquiste del mercato interno europeo, e chiesto di garantirne il corretto funzionamento come condizione irrinunciabile di crescita economica. Ha poi molto insistito sulla transizione digitale e sulla necessità che l’Europa si doti di una sua autonoma capacità in materia di microprocessori (tema sui la Commissione farà una sia specifica proposta). E ha evocato la necessità di garantire un sistema più equo di tassazione delle imprese che assicuri un adeguato “level playing field”, sottolineando la necessità di una maggiore cooperazione nel contrasto della evasione fiscale.

Molto esplicita è stata poi la presidente sul tema dei valori e principi europei, sulla difesa dello stato di diritto, della autonomia della giustizia e della libertà e indipendenza dei mezzi di informazione. Senza mai citare i due principali indiziati, Ursula von der Leyen ha comunque chiarito che la Commissione non intende fare sconti su tali questioni di principio, che sono sancite nei Trattati e che sono irrinunciabili in quanto alla base del nostro comune sistema di valori.

Sul cambiamento climatico ha ricordato che dalle dichiarazioni di principio e dagli impegni generici si deve passare ora a misure concrete e misurabili con disposizioni vincolanti che dovranno condurre a adempimenti concreti, come condizione per   raggiungere gli obiettivi molto ambiziosi che l’Europa si è data con il Green Deal. In questo senso va letto l’appello molto esplicito ai governi dei Paesi membri perché adottino senza troppe modifiche il pacchetto di proposte legislative della Commissione (noto come “Fit for 55”). Un appello molto chiaro e giustificato dalle varie ancorché parziali critiche e preoccupazioni suscitate dalle proposte della Commissione. Ma la presidente ha anche sottolineato che la Ue non potrà combattere da sola la battaglia del cambiamento climatico. E che gli altri grandi produttori di CO2 dovranno seguire l’esempio dell’Europa.

Sul tema della proiezione internazionale dell’Ue von der Leyen ha sottolineato che è arrivata l’ora per l’Unione di dotarsi di una politica e di una capacità di difesa (tema tornato di grande attualità alla luce degli eventi in Afghanistan). Ma ha evitato accuratamente di citare l’obiettivo della autonomia strategica (ormai troppo contestato), o di fare proposte specifiche, deludendo forse quanti si attendevano che rilanciasse la proposta di Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza comune, per una forza europea di intervento rapido. Con più realismo ha ricordato la necessità per gli europei di disporre di una migliore collaborazione fra servizi di intelligence, di accrescere l’interoperabilità dei rispettivi sistemi di difesa, e soprattutto di fare progressi nel campo della sicurezza cibernetica (tema sul quale la Commissione presenterà a breve una proposta legislativa).

Molti altri sono poi stati i temi ed iniziative sono stati evocati dalla presidente della Commissione. Fra questi vale la pena di segnalare (anche perché forse è stata una delle più originali) la proposta di un programma europeo (Alma) di scambi di esperienze professionali temporanee in altri Paesi per i giovani che non sono inseriti né in percorsi formativi né di lavoro, secondo uno schema che ricalcherebbe quello del programma Erasmus.

Ma non è questa la sede per un commento analitico e dettagliato del discorso. In sintesi, si può concludere che von der Leyen con il suo intervento a Strasburgo ha voluto dare una valutazione positiva di come la Ue ha complessivamente reagito alla pandemia, rispondere implicitamente (e senza toni polemici) a quanti evocano in ogni possibile occasione le carenze e le lacune dell’Unione, e trasmettere un messaggio di fiducia sui prossimi passaggi e sulle prossime scadenze. E lo ha fatto con un apprezzabile mix di visione e pragmatismo, nella consapevolezza che, per quante buone proposte possa presentare la Commissione, alla fine saranno i governi a fare la differenza. E che in questa congiuntura (con le elezioni politiche orami imminenti in Germania e le prossime presidenziali in Francia), il quadro politico in Europa è quanto mai incerto.