Germania: il confronto a tre certifica la volata della Spd
In Germania si avvicina il momento elettorale e, in vista di questa scadenza – domenica 26 settembre -, si è tenuto il confronto tra i leader dei tre partiti: Olaf Scholz per i socialdemocratici, Armin Laschet per la Cdu/Csu e Annalena Baerbock per i Verdi. Non sempre il duello televisivo, un format di confronto oramai consolidato da decenni nelle democrazie occidentali, permette di chiarire i punti di differenza tra i partiti. Ancor più raramente esso fornisce elementi di novità circa le posizioni dei partiti. In questo senso il face to face tedesco non fa eccezione: non sono mancati attacchi e accuse, da quella di utilizzare slogan populistici a quelle sulla mancanza di leadership. Ma forse è proprio questa la novità: nel fatto, cioè, che si è trattato di un dibattito normale.
Un primo segnale di questa “normalità” sta nel fatto la pandemia non ha monopolizzato, come accaduto in passato, il confronto politico. Non sono mancate differenze relativamente all’obbligatorietà dei vaccini per alcune categorie professionali, ma questo non ha esaurito il dibattito, che si è invece sviluppato su una serie di temi cruciali, ivi compresi quelli di politica internazionale. È stato ovviamente il tema dell’Afghanistan ad attrarre, quasi da subito, i contendenti, con un botta e risposta che ha investito anche la questione, molto controversa nel Paese, del budget federale per la Difesa.
Se su questo punto il confronto è stato soprattutto tra Scholz e Laschet, sulla lotta al cambiamento climatico, altro tema internazionale di grande risonanza interna, è stata soprattutto Baerbock a cercare di dettare il ritmo, accusando gli altri di avere una posizione sostanzialmente retorica e sostenendo la necessità di tempi più ristretti per la l’economia tedesca climate-neutral.
Distanze ridotte
Le incertezze e la tendenza all’accusa reciproca, peraltro connaturata al confronto televisivo, è in ogni caso indicativa di una situazione in cui le distanze tra le singole forze appaiono fortemente ridotte. Questo vale soprattutto per Spd e Cdu/Csu: la prima è progressivamente uscita da quella condizione di stallo in cui versava da molto tempo e lo ha fatto soprattutto grazie alla figura di Olaf Scholz, che ad avviso di molti potrebbe essere un valido successore di Angela Merkel.
I cristiano-democratici appaiono invece in crescente difficoltà, mentre gli stessi Verdi si trovano all’inseguimento, ridimensionati rispetto a poco tempo fa, quando venivano descritti come la forza che avrebbe travolto i partiti tradizionali: a questo hanno contribuito le accuse di plagio della tesi di dottorato gravanti su Baerbock (non proprio una minuzia, se si considera che su questa buccia di banana sono rovinosamente caduti altri leader in passato), unite alla difficoltà di affermarsi come un partito capace di uscire dal perimetro circoscritto dell’ambientalismo. L’accentuarsi della competizione spiega perché questo durante il faccia a faccia tutti abbiano declinato tutte le tematiche in chiave maggiormente nazionali, con l’obiettivo specifico di offrire concreti argomenti di consenso più che visioni politiche di ampio respiro.
Nodo alleanze
Va però detto che tutti i candidati si sono mostrati attenti a non toccare tasti preclusivi di future eventuali coalizioni, che dovranno affrontare un’agenda internazionale molto complessa, sia sul fronte interno dell’Unione europea sia su quello globale. La recente vicenda afghana è inoltre indicativa di una serie di sfide che non riguarderanno solo la dimensione della sicurezza, ma anche quella della tutela e promozione dei diritti umani.
Sebbene in questa sede il confronto si sia consumato soprattutto su temi interni (tasse, inclusione, sviluppo industriale), è ragionevole attendersi che sarà soprattutto sui temi internazionali che si testerà la capacità delle forze politiche di definire e sviluppare accordi programmatici.
EPA/MICHAEL KAPPELER / POOL